Fotografo di avanguardia sin dagli anni Sessanta, attento alle sperimentazioni e alle possibilità espressive del linguaggio fotografico, è stato protagonista instancabile nel dibattito culturale che ha portato alla crescita ed all’affermazione della fotografia italiana anche in campo internazionale.

Amico di Giuseppe Alario, storico collaboratore di mio papà, è stato più volte pubblicato sulle pagine di Progresso Fotografico. Nato a Napoli nel rione popolare Sanità e rimasto orfano di padre Mimmo Jodice inizia a lavorare dopo la scuola elementare; si appassiona all’arte, al teatro e alla musica e inizia la carriera come autodidatta dedicandosi inizialmente al disegno e alla pittura, per poi dedicarsi alla fotografia alla fine degli anni Cinquanta. Nel 1967 espone per la prima volta a Napoli.
Frequenta l’ambiente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove insegnerà fotografia; è vicino alle esperienze delle avanguardie e collabora con galleristi importanti come Lucio Amelio.
Nella sua lunga carriera ha attraversato diversi stili, partendo da un’attitudine più documentaria e sociale sulla realtà napoletana (“Chi è devoto: feste popolari in Campania”, 1974) per poi focalizzarsi su una ricerca di ispirazione metafisica con immagini dedicate alla memoria, al mito antico delle civiltà mediterranee e agli spazi urbani.
Dopo la fase di impegno sociale, si è concentrato su temi di storia e memoria del paesaggio, in particolare del Mediterraneo come Isolario mediterraneo (2000), e sulle città come La città invisibile (1990).

Lo stile di Mimmo Jodice
È sempre stato fedele al bianconero analogico, una scelta espressiva con immagini caratterizzate da grande contrasto.
Il suo formato d’elezione era il medio formato e dedicava molta cura al lavoro di camera oscura per ottenere neri profondi e bianchi luminosi.
La sua ricerca si è concentrata sulla sperimentazione e sugli aspetti linguistico-tecnici della fotografia, intesa non come mezzo descrittivo, ma come strumento espressivo e forma d’arte.
Le sue fotografie sono spesso caratterizzate da una visione metafisica, onirica, che cerca di “fermare il tempo”.
Pubblichiamo qui alcune delle sue foto di Napoli metafisica
E qui a un articolo che abbiamo pubblicato
Paolo Namias

Le opere principali
Chi è devoto: feste popolari in Campania (1974)
Vedute di Napoli (1980)
La città invisibile: nuove vedute di Napoli (1990)
Tempo interiore (1993)
Isolario mediterraneo (2000)
Gli iconemi: storia e memoria del paesaggio (2001)