Come Totò Schillaci e famiglia rischiarono una vacanza senza cibo nè acqua e furono salvati dal Principe Vittorio Emanuele di Savoia. Le fotografie sono di Guido Alberto Rossi
Come in tutte le fiabe, il protagonista è un principe e ovviamente ci sono due belle donne e una bambina. In questa storia d’estate il Principe è Vittorio Emanuele di Savoia, all’anagrafe: Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria, nato a Napoli il 12 febbraio 1937.
L’eroe nazionale è invece Totò Schillaci, nato a Palermo il 1 dicembre 1964 e battezzato Salvatore, di professione attaccante della nostra Nazionale di calcio ed eroe dei Mondiali del 1990 dove ha segnato ben cinque gol!
Le belle donne sono Marina Doria, moglie del Principe e Rita moglie di Totò, mentre la bambina si chiama Jessica.
La storia è ambientata sull’Isola di Cavallo in Corsica e inizia a luglio, quando l’eroe, stanco di correre e tirare calci al pallone, cerca di andare in vacanza con la famiglia in un posto tranquillo e lontano dalle folle e dai fans. Si rivolge a una agenzia viaggi e questa gli propone una villa sull’Isola di Cavallo, dove tutto è fantastico: il mare, la natura, la villa; gli abitanti sono solo i “quattro gatti” che hanno una propria villa e praticamente non si incontrano mai, turisti non ce ne sono e l’isola è raggiungibile solo in barca
Un mondo ideale quindi, eppure qualcosa va storto: sull’isola mancano acqua e cibo! L’agenzia viaggi si era dimenticata di dire a Totò che sull’isola non ci sono supermercati e neanche un bar dove acquistare un panino e una birra!
Così la sognata vacanza diventa un inferno. La cosa però non passa inosservata e arriva alle orecchie del Principe che, per la sua tradizione, è sempre disposto a dare una mano a un connazionale, a maggior ragione se poi è un campione amato.
E’ così che tutta la famiglia Schillaci viene invitata a stare nella villa del Principe, villa che ovviamente si chiama Villa Savoia e ha tanto di spiaggia privata.
Quindi, come nelle fiabe, tutto finisce bene.
Come è nato il mio servizio fotografico
Tutto ha inizio il 20 di luglio, quando mi telefona il mio vecchio amico Alberto spiegandomi che un suo vecchio compagno del collegio svizzero, Vittorio (Vittorio Emanuele di Savoia) sta ospitando nella sua villa Totò Schillaci e che gli piacerebbe poter contare su un fotografo fidato per realizzare un servizio fotografico su una rivista importante. Ovviamente dico di sì, anche se non è proprio il mio genere di fotografie.
Non essendo pratico di questi servizi fotografici telefono a un collega (concorrente) e gli chiedo delle informazioni, dopodiché chiamo il direttore del settimanale Oggi, Paolo Occhipinti, direttore vecchio stile, uno di quelli con cui la parola data è sacra. A questo punto telefono al Principe e concordiamo, giorno e ora.
Non manca che telefonare al mio pilota Enzo, raccontargli la storia e far sì che mi prepari il volo per la Corsica scendendo a Figari. Gli spiego che, una volta arrivati al porto di Bonifacio, ci verrà a prendere personalmente il Principe con il suo motoscafo. Decolliamo il 25 luglio, atterriamo e navighiamo con il Principe verso Villa Savoia. Incontro Totò (non credo ne fosse stato informato) e pianifichiamo le fotografie in modo che siano tutti d’accordo.
Mentre io lavoro, Enzo nota che c’è una moto d’acqua (jetski) abbandonata sulla spiaggia, con pezzi smontati intorno; essendo un guasto al motore, si propone di ripararlo e inizia a trafficare sul motore “morto”. Io intanto continuo a scattare. Enzo ha successo e il jetski si mette in moto: io propongo di fare un’altra foto con tutti sorridenti a bordo.
Metto via macchine e rullini e il giorno dopo consegno il reportage a Oggi firmandolo Tony Cavallo perché non voglio avere altre richieste di questo tipo.
Due settimane dopo io e Enzo siamo di nuovo in volo sulle isole delle Bocche di Bonifacio e, stanchi e con la voglia di berci un caffè, atterriamo a Figari. Mentre siamo al bar arriva il Principe, trafelato e arrabbiato, spiegandoci che ha appena perso il volo per Nizza dove aveva la coincidenza del volo per l’Africa. Io gli offro un passaggio sul mio piccolo aereo e lui felice accetta. Ma questa è un’altra storia.
Guido Alberto Rossi