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Fotografia.it
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Parte dell'attrezzatura utilizzata: Fujifilm X-T4 e Fujinon XF 200mm F2 R LM OIS WR

Il sistema Fujifilm: appunti di fotografia naturalistica per chi inizia

Prova sul campo del nuovo Fujinon Hyper-Clarity HC 8×42 e di Fujifilm X-T4 con XF100-400 F4.5-5.6 ed XF200 F2.

Luca Mich | 25 Luglio 2021

Dormo un sonno profondo, forse sogno…un bel sogno. Un suono molesto, metallico, una sciabolata nel buio, mi riporta alla realtà. Sono le quattro e tutti dormono. Non ho voglia di alzarmi, mi mancano le forze…quasi quasi rinuncio. È sempre cosi, ogni volta, poi mezz’ora più tardi sono in macchina e non vedo l’ora di immergermi nella natura, nelle sue atmosfere, nei suoi riti e di assistere alla nascita di un nuovo giorno. Oggi poi sarà una giornata interessante perché ho in prova una Fujifilm X-T4 con XF100-400mm F4.5-5.6 R LM OIS WR e moltiplicatore 2x e il superluminoso XF 200mm F2 R LM OIS WR con moltiplicatore 1,4x. Inoltre sono attrezzato con il nuovo binocolo della serie Hyper-Clarity HC 8×42: nella fotografa naturalistica il binocolo costituisce un accessorio fondamentale, senza il quale le chance di portare a casa buone foto si riducono. Infatti cervi, falchi, volpi e galli cedroni non sono certo lì ad aspettare noi, piuttosto fanno di tutto per evitarci! Con alcune specie poi le occasioni di incontro sono molto rare.

La fotografa naturalistica è pazienza, tenacia e, occorre riconoscerlo, anche fortuna, ma il fotografo sa che nessuna uscita è inutile perché aumenta la co-noscenza del territorio. Spesso gli animali sono ripetitivi nei loro comportamenti e conoscerne le abitudini permette di porsi in favore di vento e, opportunamente mimetizzati, di arrivare abbastanza vicini per lo scatto che tanto abbiamo desiderato. In questa fase di ricerca il binocolo è uno strumento essenziale per scoprire tane e nidi, punti di passaggio o di abbeveramento e che porteremo appresso anche quando faremo una semplice passeggiata con la famiglia.

Prima di tutto il binocolo: Hyper-Clarity HC8x42

Come strumento di esplorazione visiva nella fotografa naturalistica il binocolo ideale non deve essere potente come un cannocchiale ma permettere di perlustrare ampie zone senza affaticare troppo l’occhio. I principali parametri tecnici del binocolo sono gli ingrandimenti e il diametro delle lenti, parametri che sono espressi dalla sigla del modello (ad esempio 8×42): il primo numero si riferisce agli ingrandimenti, mentre il secondo al diametro delle lenti frontali (espresso in millimetri). Per la fotografa naturalistica io consiglio binocoli da 8x a 12x, ma considerate che al crescere degli ingrandimenti la visione soffrirà sempre più delle vibrazioni: l’osservazione dei soggetti sarà diffcile. Oltre questi ingrandimenti il binocolo deve essere usato su treppiede, a meno di non disporre di un modello stabilizzato. Il binocolo che ho con me oggi è un Hyper-Clarity HC8x42, (ma esiste anche la versione a 10 ingrandimenti) e ha una lente frontale particolarmente ampia, 42 millimetri, per cui la sua luminosità è elevata; sono caratteristiche preziose all’alba e al tramonto, quando sono più alte le probabilità di incontrare gli animali (che nelle ore centrali della giornata se ne stanno rintanati). In mano, questo binocolo è ben bilanciato e con un buon grip: è compatto ma massiccio, per cui dà una sensazione di robustezza. L’ampia ghiera di messa a fuoco, in metallo come quella di correzione diottrica, cade perfettamente sotto l’indice ed è fuida, veloce e precisa. Il binocolo è anche impermeabilizzato e capace di resistere all’immersione fno ad un metro di profondità per cinque minuti; può quindi essere usato senza problemi sotto la pioggia e in ambienti molto umidi. Ho apprezzato la filettatura anteriore per il montaggio di filtri a protezione delle lenti anteriori in ambienti marini o sabbiosi. Lenti che sono anche dotate di trattamento antirifesso.

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Il binocolo Fujifilm Hyper-Clarity HC 8×42

Da notare che il sistema ottico è sigillato e riempito di azoto per prevenire fenomeni di condensa tra le lenti interne e che lo schema ottico è a prismi a tetto Schmidt-Pechan. Il pregio di questo progetto ottico è nell’uso di lenti ED nel doppietto acromatico anteriore e di vetro al lantanio nella realizzazione della lente di campo dell’oculare. Queste scelte permettono un elevato contenimento dell’aberrazione cromatica, ma soprattutto garantiscono una nitidezza e un contrasto che personalmente ho riscontrato solo su binocoli di fascia di prezzo molto elevata. Nel confronto con binocoli della stessa categoria il dettaglio restituito dal Hyper-Clarity HC 8×42 è certamente superiore e anche nelle giornate nebbiose il contrasto è sempre molto elevato. Molto buono anche il contenimento dei rifessi nell’osservazione in controluce.

Alla ricerca del falco delle paludi con Fujifilm X-T4

Per questa prova mi ero ripromesso di rispolverare un vecchio progetto: l’airone cenerino, da alcuni anni stanziale nel torrente Avisio in val di Fiemme in Trentino. Arrivato prestissimo sul greto del fume per montare il capanno mimetico, mi sono subito reso conto, purtroppo, che non sarei riuscito a fotografare il tanto desiderato airone. Lungo il tratto di torrente dove più volte avevo osservato l’airone sostare sui sassi nel centro del corso d’acqua, l’amministrazione locale stava dragando il letto del torrente. I lavori sono necessari per garantire un fusso regolare e sicuro delle acque, che nei temporali estivi possono raggiungere improvvisamente portate molto importanti, ma questo signifca che per alcune settimane l’airone, il martin pescatore, il merlo acquaiolo e molti altri si ritirano nei boschi circostanti, accedendo all’acqua solo molto raramente. Pazienza, sarà per un’altra volta. Cambio di programma dunque…e riprendo un progetto al quale sto lavorando da tempo, certamente più diffcile in termini fotografci, ma di grande fascino. Si tratta di fotografare il falco delle paludi, che ho più volte osservato volare sopra il lago di Caldaro, non lontano da Ora in provincia di Bolzano. Nuova sveglia e vecchie scuse per cercare di restare al calduccio sotto le coperte…ma alle 5 mi ritrovo a camminare nel canneto, sperando di riuscire a localizzare il nido della coppia dei bellissimi falchi.

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Fujifilm X-T4 con Fujinon XF 100-400mm F4.5-5.6 R LM OIS WR

So già che non sarà facile avvicinarsi molto e ho portato con me XF100-400mm F4.5-5.6 R LM OIS WR con il teleconverter XF2x TC WR. Questo tele-obiettivo per formato APS-C, abbinato al duplicatore di focale, mi permette di arrivare ad una focale equivalente a ben 1200mm: lo scotto da pagare a questa focale riguarda il diaframma che si riduce di 2-stop ma ha il grande vantaggio di essere una soluzione che permette di avere con sé un ampio ventaglio di opzioni senza per forza riempire lo zaino di ottiche. E quando si fanno escursioni come queste è fondamentale essere leggeri. Torniamo ai falchi. Il sole deve ancora sorgere: mi è indispensabile alzare gli ISO a valori elevatissimi per avere file trattabili in postproduzione. Ma il problema non è questo, X-T4 tiene benissimo anche in questa condizione. La focale non mi permette di fotografare il rapace in volo, l’angolo di campo è talmente stretto che mi risulta impossibile riuscire ad inquadrarlo. Fortunatamente ho con me anche il superluminoso XF200mm F2 R LM OIS WR con il moltiplicatore dedicato 1.4x. È certamente più costoso dello zoom e anche più pesante e ingombrante, ma è l’ottica che qui mi ha permesso, malgrado la proibitiva distanza di circa 200 metri, di portare a casa vari scatti interessanti!

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Falco delle paludi

Ed ecco il falco. È ancora presto e non si sono ancora formate le correnti termiche necessarie a sostenerlo per cui ha un volo irregolare e a bassa quota spesso lo perdo tra i canneti e i cespugli di questa parte di lago. Sono purtroppo molto lontano e so che dovrò croppare l’immagine in postpro-duzione: sarà una bella sfda per questo sensore che sto tirando a 3200 ISO. Poi la sorpresa! Su un albero in riva al lago atterra maestoso un airone rosso, incredibile! L’airone rosso (Ardea purpurea) è una specie migratrice presente nel nord Italia soprattutto in Pianura Padana ed è abbastanza raro da incontrare in Alto Adige. Ama frequentare laghi costeggiati da canneti dove nidifca vicino al suolo. Trova una posizione stabile sui rami sottili e se ne sta lì, immobile. Cambio rapidamente le impostazioni e click: è uno scatto inaspettato!

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Airone Rosso
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Airone rosso – Crop 100%

Nel frattempo ho perso il falco, non lo vedo più: probabilmente tra i canneti ha catturato una rana e si è ritirato nel nido con la sua preda. Sono le 9.00 e questa sessione può dirsi terminata quindi decido di rientrare. Non senza fatica però…muoversi tra i canneti sprofondando a tratti fno al ginocchio nell’acqua gelida non è proprio il massimo. Fortunatamente mi devo preoccupare solo delle ginocchia poiché tutto il materiale che ho con me è marchiato WR, il che vuol dire che è “a prova di natura” in quasi ogni condizione. Sono ansioso di vedere le immagini a monitor: sul display della fotocamera, si sa, sembra sempre tutto buono. Rientrato in studio, ho verifcato con sorpresa che il file risulta lavorabilissimo in Adobe Camera Raw: nonostante i 3200 ISO ai quali ho spinto X-T4, il rumore era incredibilmente contenuto. Il dettaglio poi davvero ottimo, come si può apprezzare soprattutto nel piumaggio dell’airone e nel minuscolo occhio che il sensore di questa X-T4 è riuscito a leggere con una nitidezza che mi ha davvero meravigliato. Il file che restituisce questo XF200mm f/2 è caratterizzato da uno sfuocato bellissimo, molto pastoso, mentre l’aberrazione cromatica è praticamente assente anche in abbinamento al moltiplicatore 1.4x. Malgrado la distanza di circa 200 metri dal soggetto ed il crop di circa il 50% in postproduzione, il livello di dettaglio è notevole ed ha permesso di fissare perfettamente sul sensore il caratteristico ciuffo nero sul capo e le penne allungate alla base del collo e sulle scapolari che ne contraddistinguono il piumaggio nel periodo degli amori tra aprile e maggio. Una gran bella accoppiata di sensore e processore che anche in condizioni di luce molto diffcili hanno lavorato egregiamente.

Un’altra avventura fotografca, alla ricerca dei cervi

Prima di restituire, a malincuore, questo corredo per la fotografa naturalistica a Fujiflm decido di dedicare una giornata ai cervi. Fotografare i cervi è questione tutta diversa. I volatili sanno di poter spiccare il volo in caso di pericolo, una via di fuga sempre possibile; i cervi invece devono essere molto cauti: si muovono spesso sul limitare del bosco dove le grandi corna, dette palchi, costituiscono un indubbio ostacolo alla fuga: sono animali che arrivano a pesare 200 Kg. Sono quindi molto guardinghi e al minimo rumore si allontanano velocemente. Conosco però un pascolo che i cervi frequentano volentieri al mattino prestissimo; ovviamente dovrò mimetizzarmi al meglio tra gli alberi sul lato opposto della radura. Il mio capanno è costituito da una semplicissima semi-tenda da spiaggia con dei teli mimetici e una preziosa seggiolina per rendere più comoda l’attesa. Mimetizzarsi è importante nella fotografa naturalistica e altrettanto mantenere il massimo silenzio: basta il rumore dello specchio di una refex per far scappare un animale. Sotto questo aspetto quindi la mia mirrorless X-T4 costituisce un vantaggio: come per gli aironi e i falchi setto le impostazioni su scatto silenzioso e mi affdo alla raffica da 20 fps così da essere sicuro di non perdere nemmeno un fotogramma. Molto utile poi il sensore APS-C, la prima scelta per fotografidi natura: rispetto al pieno formato infatti il fattore di crop consente di moltiplicare per una volta e mezza circa la focale delle ottiche, il tutto senza perdita di luminosità. Per utilizzare i lunghi tele, che possono arrivare a pesare anche diversi kg, nella fotografa naturalistica si utilizzano teste fuide dedicate: il mio treppiede è in carbonio con una testa fuida video di Manfrotto, pesante da trasportare ma svolge egregiamente il suo lavoro.

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Il binocolo Fujifilm Hyper-Clarity HC 8×42
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Nella fotografia naturalistica è importante curare il mimetismo

Come dicevo, è importante curare il mimetismo e per questo suggerisco di attrezzarsi con i teli mimetici per cacciatori, costano poco e fanno egregiamente il loro lavoro: consentono di nascondere anche il treppiede, nonché corpi e obiettivi che altrimenti verrebbero immediatamente riconosciuti dagli animali come elementi estranei al bosco, e dunque possibili fonti di pericolo.

Me ne sto quindi ben nascosto e aspetto che i cervi vengano a fare colazione nel loro pascolo preferito…e la mia pazienza è premiata. L’otturatore comincia a frullare a pieno regime. Scatto con XF100-400mm duplicato perché i cervi sono ancora abbastanza lontani e ho bisogno della massima focale disponibile. So che dovrò lavorare i file per via del rumore che a f/11 certamente sarà visibile, ma so anche che non avrò grandi problemi a farlo dato che il sensore di X-T4 lavora bene anche a ISO altissimi. Per ora il piccolo branco si mantiene timoroso sul limitare del pascolo, protetto dalla penombra del bosco. Solo il maschio adulto avanza quale è ancora ben visibile il vello che protegge da urti e infezioni le migliaia di capillari che lo irrorano durante la crescita. Ogni anno, tra aprile e maggio, il rito si ripete: i maschi perdono il vecchio palco che in circa tre mesi viene sostituito da uno nuovo. Molti pensano che dalle sue ramifcazioni si possa determinare l’età del cervo, ma non è così, la si scopre dall’analisi della dentatura. Ogni ramificazione ha un suo nome ben preciso: oculare, ago, mediano, forca e corna. Con l’avvicinarsi della primavera i cervi cambiano anche il pelo, sostituendo quello caldo invernale con uno più leggero, adatto all’estate.

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Cervo

Passa una mezzora e il branco si fa più coraggioso e, brucando, si avvicina sempre di più. Posso cambiare ottica e monto XF200mm F2 che con la sua luminosità mi regala un bellissimo sfuocato: gli animali sono splendidi, quale grazia, quale possanza! Cambio di nuovo ottica e riprendo XF100-400mm, due femmine si accovacciano all’ingresso del bosco e mi regalano la foto più bella. Mentre inquadravo queste due femmine di cervo nella speranza che dirigessero lo sguardo verso di me, pensavo: “a f/11 quello sfondo così scuro mi darà problemi di rumore…” Ed invece, nonostante non sia un’ottica superluminosa e avessi montato il duplicatore di focale che abbatte la luminosità di due stop, il rumore è stato gestito con facilità in postproduzione pur mantenendo un dettaglio ed una pulizia del file che non avrei immaginato. Alla fne questo è forse lo scatto che mi ha dato più soddisfazione!

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Una delle femmine di cervo

Sono contento, ho scattato diverse buone immagini ma, soprattutto, ho vissuto due ore di contatto vero, autentico con la natura che sono, forse, le emozioni che il fotografo naturalistico ricorda con più intensità una volta tornato a casa.

Il sistema Fujiflm: un bilancio

La raffica di 20 fps è impressionante, non meno quella da 15 fps con otturatore meccanico. Per sicurezza, ho impostato i due slot SD in funzione backup in modo da avere già in macchina una prima copia di sicurezza dei file salvati sulla scheda principale. Vista la velocità della raffica, consiglio di montare due schede SD da almeno 64 GB. Ottima la durata della batteria che in ogni sessione non ho mai avuto necessità di sostituire. Anche se il consiglio è di averne comunque sempre almeno una di scorta, soprattutto in inverno dove l’effcienza di qualsiasi batteria cala notevolmente. Il corpo di X-T4 sia piccolo e leggero, la disposizione dei pulsanti e ovviamente la presenza delle ghiere fsiche ISO – Otturatore – Diaframma consente di variare velocemente e senza tentennamenti le impostazioni di scatto anche senza togliere lo sguardo dal mirino, cosa che è di fondamentale importanza fotografando con ottiche così lunghe per evitare di perdere il soggetto dal campo inquadrato. Il display orientabile, e non semplicemente basculabile, è particolarmente utile anche in altri contesti fotografci, come nella macrofotografa ad esempio, dove il fotografo spesso deve assumere posizioni particolarmente scomode. XF200mm F2 è sicuramente lo stato dell’arte della tecnologia Fujiflm in quanto a fssi superluminosi ma XF100-400mm F4.5 – 5.6 permette di avvicinarsi alla fotografa naturalistica con un impegno di spesa contenuto ma senza comunque rinunciare alla qualità. In abbinamento ad un moltiplicatore di focale permette di approcciare anche animali particolarmente timidi che necessariamente devono essere fotografati da grandi distanze. La sua leggerezza e compattezza, in abbinamento ad X-T4, permette di affrontare escursioni abbastanza lunghe aumentando quindi di molto la possibilità di incontrare animali selvatici.

Il sistema Fujiflm: conclusioni

Sono onesto, inizialmente ero un po’ scettico: mi intrigava tornare a fotografare con una ghiera fsica dei tempi di otturazione e la ghiera dei diaframmi sull’obiettivo, proprio come facevo da ragazzo con la mia vecchia Pentax ME-Super, ma pensavo che nella pratica si sarebbe rivelata una conformazione troppo lenta. E invece fin da subito, X-T4 mi ha restituito sensazioni incredibilmente positive: si avverte la grande robustezza in un corpo tuttavia snello e leggero, dall’ergonomia molto ben studiata e da un design retrò che ti rapisce. I menù si navigano con facilità e sono intuitivi per il fotografo che utilizza spesso impostazioni complesse. Anche la raffca da 20 fps abbinata ad un buffer generoso è molto importante, non solo in natura: con una tale velocità è certamente possibile affrontare con disinvoltura anche scatti molto diffcili come il tuffo in acqua del Martin Pescatore o sport ad altissima dinamicità come il ciclismo su pista. E poi due cose su tutte: il tracking che non perde un colpo, merito dei 425 punti di cui è dotato il sistema AF, e l’ottima gestione di rumore e nitidezza anche ad ISO molto elevati. Per cui utilizzare un lungo zoom come XF100-400mm con moltiplicatore di focale non diventa mai un problema anche se si deve affrontare la penombra di un bosco, dove la luce non riesce a fltrare tra le fronde degli alberi. Insomma, grazie Fujiflm per la bella esperienza concessami. E complimenti ai progettisti per esser riusciti a coniugare un design dal sapore d’altri tempi con le più avanzate soluzioni tecnologiche, realizzando un corpo dalle prestazioni d’eccellenza e dalla reattività eccezionale.

Quindi non ci sono più scuse.
Su forza, in piedi. Suona la sveglia!

Luca Mich
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