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Oppo Find X9 Pro con Teleconverter Kit

Oppo Find X9 Pro..in che senso non è un Ultra?

Due settimane con il nuovo Find X9 Pro in kit con il teleconverter Hasselblad: un’accoppiata che ricorda più una macchina fotografica che uno smartphone.

Francesco Carlini | 17 Novembre 2025

Barcellona è stata la città europea prescelta per il lancio globale della nuova famiglia Find X9 con un evento veloce ma estremamente piacevole, molto in stile Mobile World Congress. I nuovi modelli sono effettivamente un concentrato di innovazione su tutti i fronti a partire dalla AI, dalla fotocamera alle funzioni generali, senza però far passare in secondo piano il lavoro fatto sull’hardware che presenta tantissime novità non solo lato design.

Fari puntati anche sul neosiglato rinnovo biennale della partnership con Hasselblad, comunicataci a luglio scorso durante una trasferta in terra svedese per provare Find X8 Ultra. In quell’occasione però non ci era stato preannunciato nulla sui termini di questa collaborazione e di come si sarebbe sviluppata in futuro; ora però, con un Find X9 Pro tra le mani, tutto sembra molto chiaro. Hasselblad esce dalle retrovie nelle quali era rimasta per così tanti anni per balzare in prima linea: questi modelli sono infatti i primi con un obiettivo tele coingegnerizzato sull’asse Svezia/Cina, in linea con quanto fanno Leica con Xiaomi e Zeiss con Vivo. Un aspetto questo molto importante perché dà un senso ulteriore a questo progetto ma soprattutto una garanzia circa il risultato fotografico che ne consegue. Si alza quindi l’asticella delle aspettative..ma già vi anticipo che sono tutte ampiamente rispettate.

Ma c’è di più. Ad accompagnarlo anche un Photography Kit che tanto ricorda i progetti embrionali mostrati nelle ultime edizioni di Photokina: un teleconverter 2.8x equivalente ad un 230mm che altro non è che una vera e propria ottica intercambiabile da montare sullo smartphone. Un prodotto vincente? Questo non saprei dirlo, vista anche la poca fortuna di simili dispositivi entrati in commercio in passato come ad esempio i Sony QX. Un esercizio di stile? Può essere. Resta il fatto che la cura con cui è assemblato e la struttura interna di lenti di cui è dotato sono una garanzia di estrema qualità. Insomma, il divertimento, che è un po’ la condizione necessaria che non dovrebbe mai mancare, è assicurato.

Infine è bene sottolineare come Oppo, ancora una volta, punti ad innovare: è a loro che dobbiamo le strutture periscopiche che troviamo su ogni smartphone ad ora in commercio, è a loro che dobbiamo un sensore spettrale di nuova concezione (che ha fatto il suo debutto sullo scorso Ultra e che troviamo anche su questo Pro) ed è a loro che da oggi dobbiamo anche lo sviluppo più consapevole di un accessorio che solitamente non consideriamo mai abbastanza nonostante la sua utilità: il flash. Insomma, c’è tanto di cui parlare.

Oppo Find X9 Pro: design e software

Partiamo dall’hardware perché è impossibile non notare lo stacco con il passato..perlomeno con il passato prossimo. Find X8 Pro era più sinuoso, sottile e leggero nonostante avesse una fotocamera in più; anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, questo sembra un’evoluzione moderna di Find X5 Pro. Il ritorno ai tre sensori posteriori è stato probabilmente obbligatorio per due ragioni. La prima è una questione di spazio: il sensore dietro al medio tele da 70mm è più grande e la batteria da 7500 mAh è più capacitiva. La seconda, forse, è a causa dell’ottimizzazione di questo smartphone che sembra vertere principalmente a valorizzare il ritratto per i vari aspetti che vi dirò in seguito. Ciò che rimane è un device che misura 161.26 x 76.46 x 8.25mm e pesa circa 224 grammi, con un telaio in alluminio opaco con bordi piatti e una scocca minimalista che al tatto ricorda la seta e non trattiene le impronte. Una lavorazione molto sobria e che incontrerà maggiormente i gusti europei anche se la versione Pearl White dello scorso anno sembrava molto più ricercata dato che i pannelli di vetro erano tagliati casualmente e presentavano venature differenti, rendendo ogni dispositivo diverso dall’altro. Personalmente sono molto combattuto: trovo Find X9 Pro molto più comodo e piacevole al tatto ma ho amato l’unicità che emanava di Find X8 Pro. Stesso discorso per l’alloggiamento fotocamera: il Cosmos Ring, ma non solo quello di Oppo bensì tutti gli “oblò” che ci sono sui cameraphone, non mi hanno mai aggradato pienamente. Qui il bump fotocamera è uno scalino importante, ingentilito da una smussatura alla base e rinforzato alla sua estremità, ma decisamente più semplice ed essenziale perché posizionato a lato. Apprezzo molto che in questo caso non si sia scelta la solita forma circolare con l’inserimento di “un’ottica muta” (finta, posizionata solo per bilanciare) come invece ho visto su altri modelli.

Sul fronte un display Amoled LTPO da 6.78″ (2772 × 1272 pixel) che copre il 100% della gamma DCI-P3 con profondità colore 10 bit, 450 ppi, refresh rate variabile fino a 120 Hz e una luminosità di picco di 3600 nits. È, finalmente, completamente piatto senza smussature ai bordi con una cornice perfettamente simmetrica di soli 1.5mm su tutti e quattro i lati. Sulla destra il bilanciere del volume, il tasto ON/OFF e il sempre presente slider Quick Button che con un doppio tocco permette di avviare la fotocamera in soli 0.4 secondi: con una singola pressione si può scattare una foto, con una prolungata pressione fa partire una raffica continua e sfiorandolo verso destra o sinistra (ha una sensibilità ai micro movimenti di 0.3mm) da accesso allo zoom.

A sinistra compare la Snap Key a cui destinare diverse funzioni e scorciatoie, come cambiare la modalità audio, azionare la fotocamera, attivare la torcia, scattare uno screenshot, attivare il traduttore o aggiungere memo clip all’assistente virtuale. Questo, che su Find X8 Ultra si chiamava Breeno e non era disponibile fuori dalla Cina, prende ora il nome di AI Mind Space, un vero e proprio assistente personale intelligente.

Qui occorre una parentesi. Mind Space permette di organizzare una serie di azioni che svolgiamo quotidianamente in un unico posto, dagli articoli che leggiamo alle foto che scattiamo agli appuntamenti nel calendario. Questo assistente li racchiude in un unico posto, li cataloga per noi, ce li ricorda. Ad esempio è in grado di riconoscere attraverso la fotocamera particolari dettagli come date e orari e salvarli direttamente nel calendario senza bisogno di scattare una foto. Sorprendente anche la compatibilità con Gemini, la prima in assoluto: si può infatti chiedere alla AI di Google di darci risposte in base ai contenuti salvati in Mind Space, in modo da ottenere risultati molto più personali. Tutto fa parte del pacchetto AI della nuova ColorOS 16 che va a rinnovarsi non solo nell’interfaccia ma anche nelle interazioni a display con nuove dinamiche, nuove icone e nuove transizioni.

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AI Mind Space

A muovere tutto il nuovo chip MediaTek Dimensity 9500 con una CPU che si compone di un core ARM C1-Ultra da 4.21 GHz, tre core ARM C1-Premium da 3.5 GHz e quattro core ARM C1-Pro da 2.7 GHz e una GPU Arm G1-Ultra MC12. In soldoni: miglioramenti fino al 32% nelle operazioni single-core, del 17% in quelle multi-core, 33% in più in prestazioni grafiche e 55% in meno in consumo di energia anche grazie al Trinity Engine sviluppato in collaborazione con Oppo per rendere Find X9 Pro ancora più fluido. In supporto una batteria incredibile da ben 7500 mAh al silicio carbonio garantita all’80% per ben 5 anni anche grazie al rinnovato sistema di dissipazione del calore: una camera di vapore (Vapor Chamber) con una superficie più estesa per coprire anche i componenti critici. Questo device non si scalda praticamente mai, neanche con un intenso utilizzo.

Oppo Find X9 Pro: fotocamera e software

Arriviamo a ciò che ci interessa davvero, la fotocamera..anzi, le fotocamere. Oppo fa marcia indietro rispetto a Find X8 Pro che ne aveva quattro e su questo modello si ferma a tre, andando a rinunciare a quella tele in senso stretto. Troviamo quindi un sensore Sony Lyt-828 da 1/1.28″ e 50 Mpxl con obiettivo composto da 7 microlenti equivalente ad un 23mm F1.5 e stabilizzato OIS, un sensore Samsung Isocell JN5 da 1/2.75″ e 50 Mpxl con obiettivo composto da 6 microlenti equivalente ad un 15mm F2 ed infine un sensore Samsung Isocell HP5 da 1/1.56″ e 200 Mpxl con obiettivo periscopico composto da 7 microlenti equivalente ad un 70mm F2.1 stabilizzato OIS. Il focus qui è sulle due fotocamere più utilizzate. La principale si chiama Ultra XDR ed è in grado di catturare il 30% circa di luce in più rispetto a quella del modello precedente ma soprattutto incorpora una nuova tecnologia chiamata Real Time Triple Exposure: per ogni scatto, il sensore fa un’analisi in tempo reale di tre esposizioni e poi fai il merge per ottenere lo scatto finale cercando di preservare luci, ombre e mezzi toni. Questo procedimento equivale ad uno scatto con ben 17 stop di gamma dinamica, addirittura 3 stop in più di quelli registrati su Find X8 Ultra che ha una superficie sensibile di 1″. La secondaria, quella da 200 Mpxl, si chiama invece Hasselblad Telephoto; qui l’azienda svedese va a fare una doppia certificazione: una, per la prima volta, sulla struttura dell’ottica e l’altra sulla calibrazione a livello di pixel della superficie sensibile.

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Le fotocamere su Oppo Find X9 Pro

Se è vero che con Find X8 Pro non ha nulla a che fare, con Find X8 Ultra condivide due caratteristiche. Come su quel modello la color del file Jpeg è infatti studiata sulle risultanze del file di una Hasselblad X2D per colori, morbidezza e nitidezza della riproduzione dei soggetti. Ciò è massimizzato grazie al True Chroma, il sensore spettrale a 9 canali (da 2 Mpxl con obiettivo equivalente a 23mm) che divide la scena in una griglia 6×8, un totale di 48 zone in cui la temperatura colore viene analizzata singolarmente.

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Il funzionamento della True Chroma Camera

Se è vero che manca la possibilità di scelta di forma e simulazione dello sfocato digitale tipica dell’Ultra, qui il bokeh è studiato sulle risultanze di un XCD 30mm F3.5. Cosa sorprendente è che questo modello cattura le immagini di default in high res: Find X9 Pro scatta alla risoluzione nativa del sensore, quindi sempre a 50 Mpxl o a 200 Mpxl. Ma attenzione, qui entra in gioco la AI. In condizioni di luce difficile o scarsa, o quando la NPU rileva che lo scatto non rispetta alcuni standard di nitidezza e dettaglio, allora (e solo allora) si affida al binning e fonde le informazioni da più pixel per ricampionare il file a 25 Mpxl o 12 Mpxl. Si può dire che questo è il primo smartphone ad utilizzare il pixel binning “alla bisogna”, solo se necessario, in post elaborazione. Un esempio lo potete leggere poco sotto, nelle misurazioni del lab test.

Tutto ciò è reso possibile dal nuovo LUMO Imaging Engine, un motore che, attraverso il parallel computing, va a ottimizzare la pipeline di analisi del file facendo lavorare sullo stesso binario, e non più sequenzialmente, ISP, NPU, GPU e CPU per velocizzarne il processo e dimezzare i consumi della CPU rispetto al passato. Migliora la nitidezza, abbatte il rumore e preserva i toni grazie a tecnologie proprietarie come AI Denoise & AI Demosaic che utilizza algoritmi per abbattere il rumore e aumentare il dettaglio, HyperTone Image Engine che utilizza algoritmi per renderizzare luci e ombre e Lightning Snap Engine che consente di scattare raffiche fino a 10 fps.

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Il LUMO Engine su Find X9 Pro

C’è anche una chicca che mi ha fatto sobbalzare: l’ottimizzazione del flash, lato hardware e lato software, solitamente un aspetto a cui nessuno bada molto. Nonostante sia un Led e non un vero e proprio flash come su ogni smartphone, questo è Dual ovvero spara due lampi consecutivi alla sua attivazione. Secondariamente si possono attivare due modalità, una “luce calda” e l’altra “luce fredda”; in senso stretto sono filtri però la resa del file è studiata per replicare il risultato di una piccola macchina compatta di venti anni fa con sensore CCD. Una piccolezza se vogliamo, ma molto in linea con i gusti odierni.

Infine, una grande pecca. Siamo alle solite, Oppo non permette la doppia acquisizione in Raw + Jpeg in modalità manuale. Tutto ciò mi sembra assurdo sinceramente, è un aspetto questo importantissimo in fase di scatto e potrebbe essere corretto con un semplicissimo aggiornamento. Essere obbligati a scattare con una o l’altra estensione è a volte davvero frustrante.

Oppo Find X9 Pro: lab test

Com’è già successo con Xiaomi, anche Oppo rimane con Sony come fornitore unicamente per la fotocamera principale andando ad abbracciare Samsung per quelle secondarie. La prima è composta da un Sony Lyt-828 da 1/1.28″ e 50 Mpxl con obiettivo composto da 7 microlenti equivalente ad un 23mm F1.5 e stabilizzato OIS. Nonostante sia lo stesso che si può trovare su X200 Pro, si comporta in maniera differente per merito della costruzione ottica complessa. La risoluzione è altissima a qualunque valore ISO ma ciò che realmente stupisce sono i valori del rumore: al massimo di 3200 ISO presenta lo stesso livello di grana che altri top di gamma della stessa fascia hanno al valore di 100 ISO. Un record mai registrato prima.

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Sony Lyt-828 da 1/1.28″ e 50 Mpxl, obiettivo equivalente ad un 23mm F1.5

A dividere equamente l’interesse è la seconda fotocamera, dotata di un sensore Samsung Isocell HP5 da 1/1.56″ e 200 Mpxl con obiettivo periscopico composto da 7 microlenti equivalente ad un 70mm F2.1 stabilizzato OIS. Di poco più piccolo di quello che si può trovare su Find X8 Ultra e su Xiaomi 15 Ultra, anche lui ha un comportamento molto differente. Il valore nominale della risoluzione è quasi il doppio più elevato ai minimi valori ISO; il crollo non deve essere visto come un male, è indice che fino a 400 ISO questo modello a 70mm genera un file di gran lunga superiore alla concorrenza di modelli di fascia più alta. Anche in questo caso però, il valore del rumore segna il punto più basso mai registrato su una focale tele a tutti gli incrementi ISO.

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Samsung Isocell HP5 da 1/1.56″ e 200 Mpxl, obiettivo periscopico equivalente ad un 70mm F2.1

Questi grafici dimostrano quanto detto poco sopra. Il pixel binning adattivo, quando entra in gioco, può regalare un file dalle due alle quattro volte più grande: ciò significa fornire al processore di elaborazione dell’immagine il doppio o il quadruplo delle informazioni in condizioni di luce ottimale. Ad esempio, alcuni file hanno una dimensione di 4096 x 3072 pixel (12 Mpxl), altri da 5440 x 4096 pixel (22 Mpxl) altri da 8192 x 6144 pixel (50 Mpxl). Una soluzione questa che davvero può abbattere i limiti fisici di sensori così piccoli.

Oppo Find X9 Pro: Photography Kit

Il kit realizzato per Find X9 Pro non fa parte di un bundle ma dovrà essere acquistato separatamente. All’interno della scatola ci sono una cover dedicata con un magnete compatibile Mag Safe, un teleconverter marchiato Hasselblad, una piastra su cui montarlo e una staffa con la base filettata. Il montaggio è semplice. Una volta messa la cover, bisogna posizionare la piastra sopra il comparto fotocamera e innestare il teleconverter alla filettatura. La piastra va a coprire le ottiche che non si utilizzano, quindi la 0.6x e la 1x, lasciando libera solo la 70mm: è questa che infatti andrà a sfruttare la moltiplicazione di 3.28x per arrivare ad un 230mm equivalenti. Per poterlo utlizzare correttamente basterà abilitare la modalità Hasselblad Teleconverter nel cassetto della fotocamera, altrimenti l’immagine risulterà capovolta.

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Il Teleconverter Kit marchiato Hasselblad

Per chi se lo stesse chiedendo, sì questo kit è molto simile a quello che vivo ha prodotto per X300 Pro. Dato che ho avuto modo di provare (per pochissimo, giusto un paio di ore) anche quello, sottolineo qualche differenza sostanziale. La prima è costruttiva: la cover kit di X300 Pro e l’innesto filettato su cui si posiziona il teleconverter non danno l’idea di solidità che invece traspare con il kit di Find X9 Pro, dove tutto sembra costruito in maniera certosina. La seconda invece è software: il kit di vivo comunica con lo smartphone in maniera completa, permettendo ad esempio di sfruttare tutte le modalità di scatto come Ritratto o Pro (quindi avere accesso al file Raw), il kit di Oppo invece si può utilizzare solo in automatico (quindi solo in Jpeg). In questo caso però il problema potrebbe essere risolvibile con un mero aggiornamento software, sperando che arrivi.

Oppo Find X9 Pro: considerazioni

Partiamo dalla domanda che probabilmente tutti si stanno ponendo: è meglio avere tre o quattro fotocamere? La partita hardware tra Find X8 Pro a Find X9 Pro si gioca molto su questo campo. Personalmente, anche rivalutando l’esperienza fatta in Norvegia mesi fa con il modello precedente, non ne ho sentito molto la mancanza. Il perché è semplice: il sensore è più grande quindi a 6x (in crop) su X9 la qualità è comunque molto elevata rispetto alla focale dedicata che c’era su X8. Se si va ad analizzare il file qualche difetto può sicuramente notarsi ma ad occhio nudo differenze macroscopiche non ce ne sono e credo che sia questo l’aspetto più importante anche guardando il target di pubblico a cui si rivolge. Credo poi che da ora in poi le quattro fotocamere saranno appannaggio solo dei modelli Ultra, per Oppo come per vivo come per Xiaomi..ma ovviamente è solo una mia opinione personale, sarà il tempo a darmi ragione o a smentirmi.

Di contro però, anche se opzionale, ora c’è un kit con un teleconverter che è un vero valore aggiunto. Non entro nel merito se valga o meno la pena acquistarlo, il software dello smartphone è eccellente e con la AI generativa oltre i 30x di crop fa veri e propri miracoli per cui sarà sufficiente per il 90% degli utilizzatori. Però, da nerd e appassionato quale sono, è indubbio che sia un valore aggiunto incredibile in determinate situazioni, ad esempio per ritrarre soggetti vicini o per la fotografia di strada. Lo sfocato è ottico, e ciò si può capire dalla resa tendenzialmente mai circolare ma piuttosto squadrata, però è morbido e piacevolissimo in combinato con la resa cromatica. Inoltre, cosa ancora più importante, permette di capire il valore aggiunto di un “vero obiettivo” tele: lo schiacciamento dei piani, un aspetto questo che con le fotocamere del dispositivo non si può certo ottenere..d’altronde basta guardare la lunghezza del barilotto per capirlo.

Lo ammetto, mi sono ritrovato ad utilizzare il teleconverter tantissime volte. Nonostante andare in giro con un “siluro” simile desti non poca attenzione è estremamente divertente. Il file poi è davvero di altissimo livello. Ci si può spingere dai 230mm fino ai 1000mm equivalenti ma sconsiglio di arrivare a tanto poiché andando ad ingrandire si noteranno le prime problematiche di demosaicizzazione del file. Sia ben chiaro, è una cosa del tutto normale anzi è abbastanza incredibile anche solo pensare che si possano coprire distanze simili con uno smartphone! Due cose non mi sono piaciute. La prima è che la piastra, andando a coprire le altre due fotocamere, ti obblighi a smontare il kit per poterle utilizzare; ma questa è una scelta di hardware per cui bisogna accettarla. La seconda invece è l’impossibilità di utilizzare altre modalità che non siano la Hasselblad Teleconverter, sarebbe stato meraviglioso poterlo utilizzare sfruttando la modalità Ritratto o quella Pro per avere a disposizione anche il Raw; però qui si può migliorare, basterebbe un banalissimo aggiornamento software.

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Dati di scatto: 1/100s – F2.1 – ISO 100 – 450mm

Rispetto a Find X8 Pro non è cambiato solo il design ma anche la qualità fotografica, molto più vicina a quella di Find X8 Ultra se devo essere sincero. Grazie all’ereditato sensore spettrale il file è di gran lunga più bilanciato per tonalità, che rispetto al modello precedente sono molto meno fredde, e a beneficiarne sono tutte le modalità non solo quella Ritratto. Anche la color correction Hasselblad si può qui apprezzare appieno: proprio come su Ultra la risultanza del file Jpeg è sviluppata tramite AI per ricordare il file di una X2D 100C quindi, ovviamente con le dovute proporzioni, è praticamente perfetto e non abbisogna di alcun ritocco in postproduzione. L’unica differenza in questo caso è la lievissima presenza di un leggero rumore cromatico, che si mostra ai bordi del soggetto nelle trame molto fitte, ma è una cosa totalmente normale ed accettabile considerando che il sensore non è da 1″.

Stesso discorso per il Raw DNG: è un file estremamente lavorabile in post con un’incredibile gamma dinamica. Il dettaglio si può ritrovare sia nelle trame fitte che sotto le ombre una volta aperte anche in maniera aggressiva. Rispetto al modello Ultra è “meno grezzo”, molto simile a quello che di default possiamo trovare sui dispositivi Xiaomi. Ma la cosa che più fa gridale al miracolo credo sia il pixel binning che entra in gioco solo quando necessario: in situazioni ottimali ci si ritrova con un file davvero enorme e pesante tra le mani, senza in minimo di rumore visibile e tantissime informazioni lavorabili. Credo che questa sia una di quelle innovazioni che molti altri produttori, anche e soprattutto quelli di fotocamere, dovrebbero prendere in considerazione : se riesce a fare veri e propri miracoli su un sensore così piccolo chissà cosa potrebbe fare su un sensore Full Frame o APS-C.

Menzione doverosa poi al flash. Sembra una banalità ma vi siete mai chiesti come mai le compatte di tanti anni fa sono così ricercate al giorno d’oggi? La risposta la sappiamo tutti. Ma se il file “vintage” o “cinematografico” è così apprezzato è solo grazie alla riscoperta del mai abbastanza compianto sensore CCD che, rispetto ai moderni CMOS, ha una diversa resa per colori, rumore e sbavature dovute al metodo di lettura dei pixel (verticale sul CCD, orizzontale sul CMOS).

Qui Oppo va a fare una bella mossa: intercettare un pubblico non solo appassionato di smartphone ma anche di compatte vintage. Un pubblico che solitamente le cerca, le compra e le utilizza quasi unicamente per fotografare con il flash i propri amici alle feste o durante le serate.

Oppo Find X9 Pro: conclusioni

Eccellente è l’aggettivo più calzante. Oppo ha creato un dispositivo completamente rinnovato non solo rispetto al precedente ma anche guardando al panorama dell’offerta odierna: per batteria e sistema operativo credo sia avanti anni luce e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, soprattutto guardando all’integrazione di Mind Space con Gemini, è ciò che fa di un semplice smartphone un vero e proprio assistente personale..che in fin dei conti è proprio quello che ci si aspetta dalla AI. Lato fotocamere importantissime qui le innovazioni portate, dai 17 stop di gamma dinamica al sensore spettrale al teleconverter kit che ne amplia esponenzialmente l’esperienza di scatto. Più che un Pro sembra davvero un Ultra, l’unico aspetto a sconfessarlo è il sensore che non arriva ad 1″ altrimenti non si noterebbero gran differenze.


In questa gallery tutte le immagini scattate con Oppo Find X9 Pro


Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
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