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Parte dello staff di Discorsi Fotografici nel 2012 al Nettuno Photo Festival. Da a sinistra Silvio Villa (vicedirettore), Federico Emmi (direttore), Franco Fontana, Manuela Olivieri e Cristiano Testa (collaboratori) - © Archivio Discorsi Fotografici

Perché dovresti ascoltare Discorsi Fotografici

180 episodi, 560k ascolti e 578 articoli pubblicati con Interviste, riflessioni, recensioni, cronache e resoconti dai festival di fotografia: ecco Discorsi Fotografici.

Enzo Dal Verme | 10 Marzo 2023

C’è un podcast di fotografia che è nato prima degli altri, ha un taglio unico e non ha paura di andare controcorrente. Le sue interviste sono lunghe, approfondite, evitano l’argomento tecnica e fanno raccontare ai fotografi stessi le proprie immagini. Ecco a voi gli autori di Discorsi Fotografici.


Una fotografia vale più di mille parole. Giusto? 

“No”, dice Federico Emmi, “le parole sono importantissime e di fotografia occorre parlare molto!” Federico è il direttore di Discorsi Fotografici, il primo podcast di fotografia ad aprire in Italia. Ad oggi, 180 episodi, la bellezza di 560k ascolti e 578 articoli pubblicati con Interviste, riflessioni, recensioni, cronache e resoconti dai festival di fotografia.   

“Tutto è cominciato nei primi giorni di settembre del 2010”, racconta Federico, “quando Silvio Villa (ora vice-direttore) ed io abbiamo avuto l’idea di creare un podcast di fotografia tutto in italiano. In quegli anni era piuttosto difficile trovare discussioni davvero stimolanti, al massimo c’era chi si incontrava sui forum a litigare se fosse meglio usare Canon o Nikon. Noi, per sentire parlare di fotografia in termini diversi, curiosavamo sul web e avevamo trovato le ispirazioni che cercavamo in alcuni podcast americani, primo fra tutti quello di Scott Bourne: This Week in Photo. 

L’entusiasmo era tanto, decidemmo di creare un sito web e cominciammo a pubblicare le prime recensioni, notizie, storie dello scatto e le prime interviste ai grandi nomi della fotografia. Incominciammo, naturalmente, da Scott Bourne, poi Michael Freeman e Michael Yamashita, solo per citarne alcuni. All’inizio pubblicavamo anche articoli di tecnica e attrezzatura e, a poco a poco, ci siamo sempre di più orientati verso la cultura fotografica.”

Perché cultura fotografica?

“Perché c’è molto da dire e, paradossalmente, è l’area meno esplorata. Ascoltare le storie dietro uno scatto o i motivi che spingono un autore ad avere un determinato approccio è di grande ispirazione. Già all’inizio avevamo chiesto ad alcuni fotografi italiani di raccontarsi e avevamo scoperto che c’è molto desiderio di potere condividere la propria visione fotografica. Semplicemente mancava uno spazio che lo permettesse e noi abbiamo creato quello spazio.”

Quale è stata la prima intervista e come è stata l’esperienza?

“Giovanna Griffo, un nome già noto nell’ambito della fotografia e della nascente post-produzione. Cominciare a registrare fu per noi una cosa divertente. Anzi, elettrizzante! Parlare in un microfono e risentire la propria voce era una nuova esperienza e faceva un certo effetto. Non c’era ancora molta tecnologia disponibile e la qualità audio inizialmente risultava al di sotto degli standard. Era, però, compensata dalle interviste e dalle chiacchierate stimolanti. Per molti anni ogni episodio si apriva col Fotobar – una rubrica nella quale parliamo di mostre, novità, notizie – poi si passava all’intervista. Dal 2020 abbiamo separato le due cose e in un episodio c’è o una cosa o l’altra”.

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Discorsi Fotografici nel 2022 a Cortona On The Move. Da sinistra Valeria Valli (redattrice), Mirko Bonfanti, Silvio Villa, Federico Emmi – © Archivio Discorsi Fotografici

Negli anni le interviste sono diventate tantissime e ai microfoni di Discorsi Fotografici si sono alternati fotografi meno conosciuti e nomi come Franco Fontana, Ferdinando Scianna, Michael Freeman, Maurizio Galimberti, Simon Norfolk, Oliviero Toscani.

“Sicuramente”, interviene Silvio Villa, “il podcast ha avuto e continua ad avere successo soprattutto grazie all’ampia risposta dei fotografi intervistati che si raccontano e condividono episodi e curiosità che difficilmente il pubblico ha occasione di conoscere. Sono argomenti, questi, che interessano molto a noi personalmente e i nostri ascoltatori dimostrano di apprezzare. L’ approccio scelto fin dall’inizio si era rivelato vincente e il primo grande riconoscimento arrivò proprio dagli utenti con le loro recensioni: all’inizio erano un poco penalizzate per la qualità audio, fortunatamente mai per i contenuti. Successivamente, dopo circa 4 mesi di produzione, il nostro nome continuava a salire nella classifica dei podcast più ascoltati di iTunes, nella sezione arte. Un bel giorno ricevemmo una e-mail di Ben Cave, oggi Global Head di Apple Podcasts, che ci chiedeva il nostro logo più grande perché voleva inserirlo nel top banner dello store Apple. Fu così che il nostro podcast per molti mesi fu tra i più ascoltati e seguiti, insieme a quelli noti di grandi editori come Rai, Sole 24 Ore, RadioDJ. La cosa incredibile è che erano passati appena pochi mesi dal lancio. Era il 2011 e ci eravamo già guadagnati la prima pagina assoluta su iTunes!”

A distanza di 12 anni, Discorsi Fotografici continua a sfornare episodi interessanti con una media di oltre 7000 ascolti l’uno. Nel frattempo le cose si sono evolute, Silvio e Federico hanno deciso di formarsi per potere affrontare con maggiore professionalità la loro passione e sono diventati giornalisti. Nel 2017 è stata fondata e riconosciuta ufficialmente a livello nazionale la testata Discorsi Fotografici Magazine. Si è anche aggiunto un terzo giornalista, Mirko Bonfanti, caporedattore. 

Mirko è stato uno dei primi ascoltatori del podcast e il primo a mandare una donazione per sostenere l’importante lavoro di Silvio e Federico. Intanto, Discorsi Fotografici continuava ad acquistare importanza: “Ho voluto studiare e dare l’esame da giornalista”, racconta Mirko, “proprio per rispetto di tutte quelle realtà importanti che avevano cominciato ad invitarci. Per esempio Cortona OnThe Move, che è nata nel 2010 come noi. La democrazia della fotografia negli ultimi anni ha dato parola a chiunque e i social rendono molto facile la pubblicazione di articoli. È un bene che si possa parlare tutti di fotografia però, in questo mondo fluido, ci vuole anche qualcuno che sia un po’ autorevole. Io ho deciso di dare molta importanza alla mia formazione proprio per potere parlare di cultura visiva con cognizione di causa. E poi, naturalmente, perché per me si tratta di una grande passione e aiuta anche il mio percorso di fotografo.”

Mirko, infatti, non si occupa solo di scrivere di fotografia, ma ha una produzione artistica di tutto rispetto. Si è diplomato all’Istituto Italiano Di Fotografia di Milano e ha poi seguito dei master di fotografia analogica, di curatela ed editing, di storia della fotografia e di fotografia contemporanea. Capito il tipo? È anche stato mio studente partecipando a diversi workshop.

Nelle foto che scatta non sembra volere rappresentare la realtà, piuttosto esprimere il suo mondo interiore. “La fotografia”, dice, “non potrà mai dire il vero, ma soltanto certificare che al momento dello scatto il soggetto si trovava di fronte alla macchina fotografica. Il resto è nella testa del fotografo”. Questa precisazione, per lui, è molto importante e ritiene che dovrebbe essere studiata a scuola, però “in Italia non c’è investimento sulla cultura visuale, non si studia. Tutti i giorni ci troviamo di fronte a una moltitudine di immagini e se non riconosciamo che la fotografia non è la verità ma viene utilizzata per dire qualcosa, per veicolare un messaggio commerciale o per rafforzare il un pensiero, non andiamo molto lontano.”

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Mirko Bonfanti – Intimate Diptych

Mirko è così persuaso che la fotografia si dovrebbe studiare a scuola che ha contattato, insieme a Discorsi Fotografici, diversi presidi per proporre degli incontri con i ragazzi: “sono convinto che bisogna lavorare dal basso. Ad esempio, quando abbiamo portato nelle scuole “La terra di Sotto” di Luca Rinaldi e Luca Quagliato – un libro fotografico che indaga l’inquinamento della metropoli padana – i docenti non immaginavano nemmeno che la fotografia potesse avere un tale potere comunicativo. Questo ci ricorda che, se i ragazzi devono essere bagnati come delle piante per crescere rigogliosi, anche i docenti hanno bisogno di acquisire più consapevolezza di ciò che la fotografia può fare. È importante prendere per mano le persone e dare loro degli strumenti per migliorare non solo il rapporto con la fotografia, ma anche la propria visione del mondo. La fotografia non aumenta necessariamente la sensibilità delle persone rispetto alla guerra o ai grandi problemi irrisolvibili del mondo, a volte suggerisce semplicemente un punto di vista diverso su una cosa più banale o più semplice. Si tratta di piccoli passi, quei piccoli passi che mi hanno fatto innamorare della fotografia. Osservare le cose da altri punti di vista può cambiare il mio, oppure può farmi nascere delle domande e dei dubbi. E con tutte le sicurezze e l’arroganza che tendiamo ad avere, dubbi e domande mi sembrano molto sani perché non ti rendono una persona scontata.”

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Mirko Bonfanti – Intimate Diptych

Da quando esiste, Discorsi Fotografici ha divulgato cultura fotografica con grande accuratezza, ha tempestato di domande i grandi fotografi e dato visibilità anche a dei fotografi con una attività giovane in modo da sostenerli. Si tratta di un lavoro molto corposo e costituisce una documentazione importante a cui fare riferimento.

La scelta della cultura fotografica rispetto agli aspetti tecnici è stata vincente e la conferma arriva continuamente dalla quantità di persone che chiedono questo tipo di contenuti.

“In un mondo come il nostro”, dice Federico, “nel quale l’informazione deve essere breve e in qualche modo raccontare quello che ci interessa con poche parole per poi passare ad un altro contenuto e continuare ad accumulare altre conoscenze, noi ci comportiamo in modo diametralmente opposto. Proponiamo di cambiare registro ed ascoltare delle interviste di un’ora. Siamo convinti che sia questo il modo migliore per accedere al mondo della cultura fotografica. Molto spesso, nei video che parlano di fotografia ci sono i dettagli di una macchina fotografica, le caratteristiche di un obiettivo, le spiegazioni di una certa tecnica, però manca la parte più importante: che cosa hai da dire utilizzando tecnica e attrezzatura?”

Federico, Silvio e Mirko hanno un entusiasmo contagioso e mi dicono che, per loro, realizzare Discorsi Fotografici significa avere modo di stare a stretto contatto con il mondo della fotografia italiana ed internazionale, imparare dai grandi maestri e diffondere quanto più possibile il messaggio che a loro sta a cuore: della fotografia si può, e si deve, parlare.

Consiglio a tutti l’esperienza di sintonizzarsi sul loro podcast e lasciarsi arricchire da interessanti, ricchi e stimolanti discorsi fotografici.


Discorsi Fotografici


Enzo Dal Verme
Workshop Ritratto

Enzo Dal Verme
Enzo Dal Verme è un fotografo conosciuto per avere ritratto celebrità come Donatella Versace, Laetitia Casta, Marina Abramovic, Bianca Jagger, Wim Wenders. Le sue immagini sono state pubblicate da Vanity Fair, l'Uomo Vogue, The Times, Marie Claire, GQ e tante altre riviste. I reportage scattati da lui sono spesso legati ad iniziative sociali, come la serie di ritratti di Eroi Urbani realizzati in Asia, Europa, America, Africa e Medio Oriente. Prima di dedicarsi a tempo pieno alla fotografia ha diretto la sua agenzia di comunicazione. Ha poi insegnato comunicazione all’Istituto Marangoni di Milano e Londra, allo IED di Milano, all’Ateneo Impresa di Roma e al Sole 24 Business School di Milano. Dal 2011 insegna i suoi fortunati workshop di ritratto nel corso dei quali gli studenti allenano la propria sensibilità ed esplorano il rapporto tra fotografo e soggetto. Collabora con la società olandese Science Of The Times per le ricerche sulle evoluzioni delle mentalità finalizzate all’innovazione nella comunicazione. Alla sua attività di fotografo commerciale, affianca una programmazione di mostre con i suoi lavori più personali. Enzo ha esposto in diverse gallerie in Italia e all’estero e in alcuni festival tra cui Alrles. Ha pubblicato negli Stati Uniti il libro Storytelling For Photojournalists e in Italia Marketing Per Fotografi. Pubblica regolarmente su Tutti Fotografi degli articoli di approfondimento sulla professione del fotografo. Ama il tofu ?
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