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Fotografia.it

Come mettere a fuoco l’azione con il Back Button Focus

Luca Mich (www.lucamich.com) ci guida in direzione di tecniche avanzate di messa a fuoco per la fotografia dinamica… e non solo.

Luca Mich | 26 Febbraio 2021
Tutorial-Back-Button-Focus-Techniques-Avifauna-Sport-Luca-Mich

Le cince sono frenetiche e molto più timorose dei pettirossi e spesso con ottiche superiori ai 300mm la vera difficoltà sta nel riuscirle ad inquadrare in un angolo di campo ridottissimo. Ci vuole un po’ di allenamento. f/5 1/640s ISO 2000

In alcuni generi fotografici, in primis nella fotografia naturalistica e di sport, una corretta tecnica di messa a fuoco può fare davvero la differenza. Nei miei workshop noto tuttavia spesso che sul tema “messa a fuoco” regna una generale confusione.

Oggi dunque dedichiamo un piccolo approfondimento alla cosiddetta tecnica del “Back Button Focus” la quale, assieme alle tecniche di focus-tracking, sono il pane quotidiano dei fotografi naturalistici e sportivi, e che, come vedremo, sono utilissime anche in altri contesti fotografici.

[ 1 ] Gli scatti sono stati effettuati in una giornata di brutto tempo dove a tratti nevicava e la luminosità era particolarmente bassa, il che ha comportato di scattare quasi sempre a ISO 2000. f/5 1/500s ISO 2000.
[ 2 ] Il pettirosso è decisamente più coraggioso delle cince e si riesce ad avvicinare con più facilità. f/4.8 1/500s ISO 2000.

Vi siete mai chiesti a cosa serve e come si utilizza il pulsante che, spesso denominato “AF-ON”, si trova posteriormente al corpo, vicino alla ghiera e in una posizione dove il pollice quasi spontaneamente va ad appoggiarsi? Ebbene, oggi proprio questo pulsante sarà il nostro protagonista. Partiamo allora dal problema, per scoprire la soluzione…

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Il pulsante Af-On, non a caso posizionato vicino al pollice nella presa, con cui è possibile sperimentare la tecnica del back button focus.

Innanzitutto: ogni fotografo che non sia proprio alle prime armi sa che il pulsante di scatto ha, lungo la sua corsa, come un piccolo scalino, una sorta di primo intervallo di funzionamento. Sa pure che, premendolo con delicatezza, come si dovrebbe sempre fare, in questa corrispondenza la macchina attiva l’autofocus. Una volta calcolato il fuoco corretto possiamo scattare. Il fotografo più esperto sa poi che se permaniamo nel tenere premuto il pulsante di scatto in questa posizione, la distanza di messa a fuoco resterà memorizzata e ciò ci permetterà di ricomporre l’inquadratura collocando magari il soggetto protagonista, su cui abbiamo focheggiato, sul classico terzo compositivo. O altrove.

Ed ora veniamo al problema. Il fotografo che si appresta ai primi scatti di fotografia d’azione, sport ad alta velocità, fotografia naturalistica o la più complessa avifauna si comporta generalmente così: cerca di calcolare in anticipo dove verrà a posarsi (ad esempio) il pettirosso, mette a fuoco su quella posizione premendo fino a metà il pulsante di scatto e attende. Attende, attende, attende… E poi dopo 30 secondi si stufa o il braccio non è più in grado di sostenere il peso del teleobiettivo e si arrende! La fotocamera si abbassa lungo il fianco e, giusto in quel momento il pettirosso “zac” si va a posare beffardo proprio su quel ramo. Alzi la mano chi non ha mai vissuto questa frustrazione!

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Le cince sono frenetiche e molto più timorose dei pettirossi e spesso con ottiche superiori ai 300mm la vera difficoltà sta nel riuscirle ad inquadrare in un angolo di campo ridottissimo. Ci vuole un po’ di allenamento. f/4.8 1/1000s ISO 2000

O, ancor peggio in termini fotografici, il pettirosso arriva sì sul luogo atteso e riusciamo anche a fare clic al momento giusto, per poi scoprire solo a casa, su un monitor e non sul display della fotocamera, che il fuoco non è preciso e lo scatto è da buttare. Già, perché con i lunghi tele, dove necessariamente dobbiamo utilizzare tempi di scatto velocissimi e dunque diaframmi molto aperti, la profondità di campo è ridottissima e bastano dieci centimetri di errore sul punto di atterraggio previsto per avere il pettirosso sfuocato. No, così non va bene.

[ 1 ] Il monopiede è una soluzione economica e abbastanza pratica per utilizzare ottiche pesanti. Tuttavia la libertà di movimento è abbastanza ridotta soprattutto sull’asse verticale e bisogna avere una certa pratica nella gestione della frizione della testa che se lasciata libera può causare repentine violente oscillazioni dell’ottica verso il basso dove rotture o dolorose schiacciamenti delle dita non sono infrequenti.
[ 2 ] Pazienza, conoscenza delle abitudini degli animali e fortuna sono gli ingredienti fondamentali per la fotografia naturalistica.
[ 3 ] A mano libera ovviamente si ha la massima velocità di puntamento. Per me, che però sono molto allenato, questa è la massima configurazione che riesco a gestire a mano libera anche per shooting prolungati. Dal 400mm in su il monopiede o meglio una testa fluida sono quasi obbligatori.

Nella seconda uscita, il nostro fotografo penserà allora di perfezionare la sua tecnica. Nessuna preregolazione della messa a fuoco e snervante attesa del pettirosso, magari aiutato però da un monopiede: sì, così ce la farà! E infatti: il pettirosso arriva e solo quando si è posato sul ramo, velocemente il fotografo attiva la messa a fuoco. Purtroppo però, alzi la mano chi non si riconosce in questa situazione, il pettirosso è di schiena, o semicoperto da un ramo. Facciamo allora un mezzo passo indietro o a destra ed ovviamente ciò ci obbliga a premere nuovamente il pulsante di scatto per focheggiare. Mezzo secondo fatale, perché il pettirosso già non c’è più. Seguono in genere colorite imprecazioni.

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Il pettirosso è decisamente più coraggioso delle cince e si riesce ad avvicinare con più facilità. f/5.6 1/400s ISO 2000

A volte, ma non sempre, può essere programmata una terza uscita dove il fotografo si affida al celeberrimo motto “Fortuna audax juvat”. Sì. perché i fotografi, quelli bravi, sono costanti e testardi e sanno che insistendo, insistendo, ed insistendo ancora un buon scatto, prima o poi, arriverà. Per forza! Mhhhh, difficile. I più fortunati, chiacchierando al bar (No, non si può più, è vietato! Oggi ci sono gli aperitivi online!), vengono a sapere che esiste un sistema per mantenere il fuoco sul soggetto anche se questo si sposta velocemente. Eureka, ecco come fanno quelli bravi!

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Se non si dispone di una tesa fluida per fotografia naturalistica, si può utilizzare una testa a sfera inclinata di lato con serraggio e rotazione completamente aperti. La testa però deve essere davvero robusta perché i carichi che deve sostenere possono essere davvero pesanti e la leva importante. Con teste di piccole dimensioni una rottura potrebbe rovinare la giornata ed alleggerire il portafoglio.

Sì, è vero, si tratta delle tecniche di focus-tracking, di cui riparleremo, le quali sono davvero miracolose. Addirittura nelle fotocamere più recenti riescono addirittura a trovare da sole l’occhio dell’animale (o dell’uomo) e a tenerlo costantemente a fuoco. L’Eye-AF ormai lo conoscete un po’ tutti. Si presenta tuttavia un ulteriore problema. Se attivato con il pulsante di scatto premuto fino a metà corsa, il sistema in effetti funziona perfettamente ma, una volta scattata una singola foto o una raffica, occorrerà sollevare il dito dal pulsante di scatto e premerlo nuovamente per attivare un nuovo tracking. E nessun apparecchio fotografico è così veloce da riagganciare immediatamente il soggetto. Pochi decimi di secondo di ritardo possono essere fatali e farci perdere la sequenza perfetta.

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Benché questa cincia fosse quasi perpendicolare all’asse di ripresa, la profondità di campo è così ridotta che la testa è purtroppo sfuocata ed il file va scartato. Come nel ritratto, anche per gli animali la porzione del corpo/viso che deve essere sempre assolutamente a fuoco sono gli occhi. f/4 1/320s ISO 2000

Il nostro fotografo ha ormai una certa esperienza e probabilmente anche qualche scatto buono in archivio ma si domanda: “ci sarà mai il modo di svincolare la messa a fuoco dal pulsante di scatto?”. Ma certo, basta affidarsi al pulsante AF-ON! In effetti ora il nostro fotografo è decisamente facilitato rispetto a prima. Immaginiamo che fotografi una volpe nascosto dietro a delle pietre. Potrà inquadrare la volpe fin da lontano, metterla a fuoco e far calcolare alla macchina fotografica come muovere l’elicoide della messa a fuoco. Sicuro del fuoco perfetto, magari sull’occhio della volpe fin che terrà premuto il pulsante AF-ON, ora potrà attendere il momento perfetto per una o più raffiche da dedicare all’inquadratura più convincente e solo a queste dedicare l’intero spazio del proprio buffer.

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Se vi trovate in un bosco, per una passeggiata, fermatevi e restate ad osservare. Dopo poco comincerete a vedere e sentire che i boschi sono abitati da tante specie interessantissime che spesso sono stanziali ed amano trascorrere gran parte della giornata nei dintorni di qualche decina di alberi. Se tornerete con un teleobiettivo quasi certamente porterete a casa qualche scatto interessante. f/4.8 1/1000s ISO 2000

Il nostro fotografo è diventato ora davvero efficace, ha tra l’altro compreso che il monopiede da solo o con testa tradizionale ad assi fissi non è così efficace nella fotografia d’azione molto dinamica e ha comprato una testa a bilanciere. O utilizza una testa a sfera, entrambi strumenti che aumentano il raggio d’azione della sua attività.

Per questi scatti ho utilizzato un corpo Nikon D810 con il 300mm f/2.8 e moltiplicatore di focale 1,7x.

Tuttavia ha un rimpianto. In certe occasioni, dove assolutamente non c’è tempo per attivare il focus-tracking, sarebbe più comodo, e sicuro, affidarsi alla messa a fuoco tradizionale, attendendo che il soggetto appaia e solo allora attivare la messa a fuoco classica che è fulminea e fare clic. Tuttavia, non appena preme e tiene premuto fino a metà corsa il pulsante di messa a fuoco, si attiva ovviamente il focus-tracking mentre invece vorrebbe una messa a fuoco singola sul punto prescelto.

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Dopo un’attenta osservazione, spesso si riescono ad individuare i rami sui quali pettirossi e cince amano posarsi nel loro frenetico spostarsi da un punto all’altro. Dunque si inizia con la messa a fuoco su un ponto fisso e poi si attiva il tracking. f/4.8 1/1000s ISO 1000

Ed ecco la soluzione: disattivare totalmente (e per sempre) la messa a fuoco dal pulsante di scatto (si può fare facilmente dal menù Autofocus (invero su alcuni modelli dovrete spulciare il manuale di istruzioni in pdf per trovare la dicitura corretta, soprattutto se tradotta in italiano!). Ora quindi il pulsante AF-On funzionerà così:

  • Se premuto brevemente una sola volta attiverà la messa a fuoco sul crocino selezionato e non appena rilasciato la messa a fuoco resterà memorizzata permettendo la ricomposizione;
  • Se tenuto premuto, attiverà il focus-tracking nella modalità selezionata permettendo di gestire la raffica con inseguimento automatica del soggetto in movimento.

[ 1 ] Benché questa cincia fosse quasi perpendicolare all’asse di ripresa, la profondità di campo è così ridotta che la testa è purtroppo sfuocata ed il file va scartato. Come nel ritratto, anche per gli animali la porzione del corpo/viso che deve essere sempre assolutamente a fuoco sono gli occhi. f/4 1/1000s ISO 2500
[ 2 ] Dopo un’attenta osservazione, spesso si riescono ad individuare i rami sui quali pettirossi e cince amano posarsi nel loro frenetico spostarsi da un punto all’altro. Dunque si inizia con la messa a fuoco su un ponto fisso e poi si attiva il tracking. f/4.8 1/800s ISO 800

Io ho impostato tutti i miei corpi così, e consiglio a tutti di farlo. In fondo è solo questione di abitudine e vedrete che, una volta regolata ed impostata la fotocamera in questo modo, sarete agevolmente in grado di affrontare la messa a fuoco in ogni situazione fotografica, dal ritratto allo still-life, dalla fotografia sportiva all’avifauna, dal paesaggio alla streetphotography!

Provare per credere, parola di Luca Mich.

Luca Mich
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