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Fotografia.it

Ferrania P30 – Alpha version

Eugenio Tursi | 20 Marzo 2020

La nascita di una nuova pellicola oggi sorprende, ma è un progetto molto interessante perché interpreta lo stile neo-realista del cinema italiano del dopoguerra. Abbiamo sperimentato a fondo la Ferrania P30 e vi proponiamo la tecnica di sviluppo che meglio valorizza i pregi di questa pellicola. A qualcuno il nome Ferrania potrebbe non dire molto, ma è un nome importante nella storia della fotografia. Ferrania era il produttore dei materiali sensibili usati dai celebri studi cinematografici italiani degli anni Cinquanta e Sessanta, quelli dove sono nati i capolavori di registi come Pasolini, Rossellini, Visconti, De Sica e Fellini. Facendo un passo indietro, durante il Ventennio fascista il regime imponeva il prodotto nazionale e questo favorì un’imponente produzione filmica e lo sviluppo di prodotti all’avanguardia. E facendo un ulteriore passo indietro scopriamo che durante la prima guerra mondiale Ferrania produceva esplosivi e che solo al temine del conflitto si trasformò in produttrice di laminati sensibili per l’impiego cinematografico. L’azienda prese il nome di Fabbrica Italiana Laminati Milano, da cui l’acronimo FILM che da solo basta a rendere la portata di ciò di cui stiamo parlando. E se ve lo chiedete, sì, anche il termine anglosassone trova proprio qui la sua origine. Negli anni tra le due guerre mondiali si diffusero gli apparecchi a telemetro (Leica e simili) che usavano la pellicola di piccolo formato derivata dalle bobine ad uso cinematografico e Ferrania approfittò di questo nuovo mercato. In pratica il nome Ferrania divenne sinonimo di fotografia e cinema. Ancora oggi il marchio è conosciuto a livello internazionale e questo ha consentito all’azienda di riproporre i propri prodotti, a cominciare dalla Ferrania P30, la pellicola che abbiamo sottoposto a prova.

Eugenio Tursi
Nato a Firenze nel 1974, ho fatto tutto al contrario. Dia prima, camera oscura dopo. Prima dell'Hasselblad avevo già la digitale. Ho imparato da Alpino, frequentando ed insegnando poi in scuole di fotografia milanesi. Scrivo dal 1999, mi laureo in Informatica e ricollego il tutto alla fotografia digitale. Faccio anche il fotografo freelance oltre a coordinare Progresso Fotografico che conobbi nel 1995. Mi hanno insegnato 'qualcosa’ Leonardo Brogioni, Roberto Signorini, Gerardo Bonomo.
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