
La Fahey/Klein Gallery presenta la personale di Julia Fullerton-Batten “Tableaux” con due importanti serie, “Old Father Thames” e “Frida – A Singular Vision of Beauty and Pain”.
Nota a livello internazionale per i suoi tableaux, Fullerton-Batten costruisce scene meticolosamente illuminate che oscillano tra storia e immaginazione. Attingendo al linguaggio visivo del cinema e della pittura, le sue fotografie meditano su momenti di tempo e luogo, resi in una narrazione visiva teatrale.

Nata a Brema nel 1970, è una delle fotografe d’arte contemporanea più rilevanti a livello internazionale, celebre per il suo stile iper-realista e le sue opere fondono realtà e finzione per esplorare temi sociali e psicologici profondi.
Cresciuta tra la Germania e gli Stati Uniti, Julia si è trasferita nel Regno Unito a 16 anni; dopo aver studiato fotografia al Berkshire College of Art and Design, ha lavorato per cinque anni come assistente, avviando poi una carriera di successo nel settore commerciale.
La sua svolta nel mondo della fine-art è avvenuta nel 2005 con la serie “Teenage Stories”. Da allora, il suo stile si è consolidato attorno all’uso di un’illuminazione sofisticata per la quale utilizza luci da set cinematografico con cui crea atmosfere oniriche. Ogni suo scatto racconta una storia densa di simbolismi, spesso ispirata a fatti storici o esperienze personali.
Molti dei suoi lavori iniziali, tra cui Mothers and Daughters, nascono da traumi personali come il divorzio dei genitori e il senso di perdita provato quando la madre si trasferì in Austria mentre lei restava in Inghilterra.

Le Serie famose
Teenage Stories (2005)
È il progetto che l’ha fatta conoscere; ritrae ragazze adolescenti “giganti” in mondi in miniatura (villaggi modello o set ricostruiti). Julia ha inteso rappresentare la vulnerabilità e lo spaesamento del passaggio dall’infanzia all’età adulta, quando il mondo circostante sembra non essere più della “misura giusta”.
Feral Children
Una serie potente che ricrea le storie di bambini cresciuti isolati o con gli animali per la quale si è ispirata alla lettura del libro The Girl with No Name di Marina Chapman.
Julia è rimasta così colpita dal fatto che per anni nessuno avesse creduto alla storia della donna sopravvissuta nella giungla con le scimmie da decidere di dare una voce visiva a queste esistenze ai margini della civiltà.

Old Father Thames
In questa serie presentata alla Fahey/Klein Gallery Julia ha puntato il suo obiettivo sul leggendario Tamigi che ha plasmato il carattere e la prosperità di Londra per oltre due millenni. “Vivo molto vicino alle rive del Tamigi, nella zona ovest di Londra – scrive – e mi sono interessata alle storie storiche che legano il fiume a Londra. Il suo aspetto in costante cambiamento con la marea e le stagioni così come le attività che animano il fiume sono fonte di continua ispirazione. Sono soprattutto le storie del Tamigi che mi affascinano: eventi stravaganti e tragici, compongono la storia di uno dei fiumi più importanti del mondo”.
Dai battesimi e alle storie di morte, suicidio e bambini che rovistano tra i rifiuti, Julia ricrea le storie del fiume con il suo caratteristico mix di ricerca storica e immaginazione cinematografica. Ogni immagine ricostruisce un episodio del passato del fiume, trasformando la storia in un vivido arazzo di costumi, luci e gesti.
Durante le riprese di Old Father Thames, Julia ha dovuto affrontare la complessità delle maree del fiume, richiedendo permessi speciali alle autorità portuali di Londra e combinando scatti reali con scenografie ricostruite in studio e a computer

“Frida – A Singular Vision of Beauty & Pain” (2024)
Questa serie è un progetto profondamente narrativo che mescola ricostruzione storica e immaginazione cinematografica.
Dalla sua morte nel 1954, l’artista Frida Kahlo è diventata un simbolo duraturo di resilienza creativa; per Fullerton-Batten, l’eredità di Kahlo, la sua “espressione di sé senza paura” e il suo profondo amore per il Messico, sono diventate il catalizzatore di un corpus di opere che onorano lo spirito e la patria dell’artista. “La sua eredità come artista ci ricorda di abbracciare la nostra unicità, affrontare le sfide a testa alta e trovare la bellezza nei luoghi più inaspettati – racconta Fullerton-Batten. – I suoi dipinti testimoniano il potere duraturo dell’arte di guarire, ispirare e stimolare il cambiamento. Attraverso i suoi dipinti, Kahlo ci offre una prospettiva unica sulla cultura messicana, l’identità e la condizione umana, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte nazionale e mondiale”.

La storia di questa serie. Dopo la sua retrospettiva del 2022 a Città del Messico, Julia si è innamorata “dei colori, della gente e del ritmo della vita”. Collaborando con un costumista cinematografico locale, ha reperito autentici abiti Tehuana fatti a mano provenienti da Oaxaca, gli stessi indumenti che Kahlo indossava per esprimere il suo orgoglio nazionale e culturale.
Julia infatti non voleva semplici riproduzioni e ha preteso abiti Tehuana originali di Oaxaca, fatti a mano. Questi abiti permettevano a Frida di nascondere i danni fisici della poliomielite e di un grave incidente che le causò fratture alla colonna vertebrale, al bacino e alle gambe, ma anche per rivendicare la sua identità messicana. Nella serie, questi tessuti vibranti contrastano violentemente con le scene di dolore fisico.

Come location Julia ha scelto luoghi straordinari, tra cui una villa abbandonata nel cuore di Città del Messico, una residenza di Luis Barragán, haciendas secolari e la mistica “isola delle bambole” di Xochimilco.
Julia ha dichiarato in diverse interviste che, come artista donna, sente un legame speciale con la capacità di Frida di “riflettere apertamente sugli aspetti più vulnerabili della propria esistenza mantenendo dignità e forza”. Questo progetto è quindi anche un’espressione di solidarietà femminile attraverso i decenni.

La mostra
Julia Fullerton-Batten, Tableaux
Fahey Klein Gallery. Los Angeles
Fino al 17 gennaio
www.faheykleingallery.com