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Fotografia.it

I libri di William Klein: 4+1

A partire dagli anni Cinquanta William Klein lavora prevalentemente nel settore della moda e nel cinema, e pubblica quattro libri fondamentali dedicati a quattro diverse città, New York, Roma, Mosca e Tokyo, rivoluzionando il linguaggio della fotografia.

Danilo Cecchi | 13 Settembre 2022

Vi sono dei fotografi che lavorano sullo stesso tema per molto tempo, raccogliendo il materiale da pubblicare nel corso degli anni, maturando lentamente il proprio stile e consolidando continuamente il proprio lavoro fino a farne delle pietre miliari.

Altri invece lavorano in fretta, lasciando tuttavia segni indelebili nella storia della fotografia e influenzando profondamente le generazioni successive. William Klein appartiene a questa seconda categoria di fotografi.

A partire dagli anni Cinquanta William lavora prevalentemente nel settore della moda e nel cinema, ma compie rapide e significative incursioni nel mondo fotografico pubblicando nell’arco di otto anni, fra il 1956 ed il 1964, quattro libri fondamentali dedicati a quattro diverse città, New York, Roma, Mosca e Tokyo, e rivoluzionando il linguaggio della fotografia.

Le dieci regole di William Klein
1. Non avere paura di fotografare da vicino
2. Tenere un diario fotografico
3. Non seguire la moda, infrangere i tabù
4. Dare il senso del luogo
5. Costanza ed energia nei progetti
6. Divertirsi
7. Interagire con i propri soggetti
8. Non preoccuparsi della fotocamera
9. Non preoccuparsi della tecnica
10. Essere se stessi

NewYork, Rome, Mosca, Tokyo e Paris+Klein

Le origini

William Klein nasce nel 1928 a New York da una famiglia ebrea di origini ungheresi e giovanissimo viene arruolato nell’esercito USA e inviato in Europa, nel settore americano della Germania ed in Francia.

Alla fine del servizio militare, nel 1948, si rifiuta di tornare negli Stati Uniti e si stabilisce a Parigi, dove studia pittura con Fernand Legér e dove comincia a lavorare come fotografo per la rivista di moda Vogue. Fra il 1954 e il 1955 si reca per lavoro a New York, una città che non ha mai amato e che gli sembra ancora meno attraente di quando la ha lasciata.

Fotografa quegli aspetti della città e dei suoi abitanti che maggiormente lo colpiscono e lo fa in maniera impietosa, diretta: immagini che danno vita al suo primo libro, “New York”, impaginato da lui stesso.

Dal libro “NewYork” a Fellini

Rifiutato e deriso dagli editori americani, Klein pubblica il suo libro a Londra nel 1956, con il titolo completo: “Life is Good and Good for You in NEW YORK – William Klein Trance Witness Revels”.

Il libro “NewYork” di William Klein

Il libro, nonostante una tiepida accoglienza da parte della critica, ottiene subito un notevole successo fra i fotografi e nello stesso anno 1956 viene pubblicato in Italia da Feltrinelli.

“New York” segna un punto di non ritorno nel suo modo di fotografare: il linguaggio è diretto e violento, le immagini sono scure e contrastate, mosse e sgranate, fuori piombo e sghembe, perfino accostate e impaginate in maniera asimmetrica.

Il volto della città appare distorto in una visione pessimista, l’esatto contrario di quello, scintillante di luci e di opulenza, con cui la città vorrebbe essere rappresentata, quale simbolo del mito americano.

Il libro “NewYork” di William Klein
Il libro “NewYork” di William Klein
Il libro “NewYork” di William Klein

Dopo questo esordio editoriale William Klein continua a lavorare nel settore della moda, rivoluzionando anche qui la maniera di fotografare gli abiti e le indossatrici, ma soprattutto lavora nel cinema, ed è proprio lavorando nel cinema che nel 1956 si trova a Roma per fare da assistente a Fellini sul set del film “Le notti di Cabiria”.

Il libro “Rome”

La lavorazione del film subisce un certo ritardo e Klein ne approfitta per conoscere più da vicino la città, facendosi accompagnare da personaggi come lo stesso Fellini, Pasolini, Moravia o Flaiano. Da queste passeggiate romane esce un nuovo corpus di fotografie, che nel 1959 diventano il libro “Rome”, o più esattamente “Rome: The City and its People”, che viene pubblicato a Parigi dalle edizioni de Seuil, a New York dalla Viking Press e in Italia ancora da Feltrinelli.


Il libro “Roma” di William Klein

Verso Roma Klein non ha lo stesso atteggiamento negativo che mostra per New York, ma il suo sguardo è ugualmente critico, non convenzionale, ironico e a tratti cinico. Della città eterna non mostra l’aspetto iconico e tradizionale, ma cerca angoli nascosti, personaggi insoliti, periferie allucinanti, accostamenti irriverenti, sempre con la libertà di osservazione e di costruzione dell’immagine che lo distingue, sempre con una libertà visiva che lo pone al di fuori di ogni regola e convenzione; anche l’impaginazione è originale, con il libero impiego di lunghe didascalie.

Quello di Klein non è un libro sull’immagine di Roma, è un libro sullo spirito romano, a tratti perfino romanesco, che pervade vicoli e strade, negozi e botteghe, gente comune di cui mette a nudo una sorta di eccezionalità.
Del suo libro Fellini ha detto: “Roma è un film, e William Klein lo ha fatto”.

De Sica e Fellini. Dal libro “Roma” di William Klein
Il libro “Roma” di William Klein
Il libro “Roma” di William Klein

Nel 1959 Klein si reca a Mosca, e anche qui raccoglie immagini della città, della gente, dei luoghi dove si svolge la vita ufficiale e di quelli da cui passa la vita la gente comune. Nel 1961 viene invitato a Tokyo con lo scopo preciso di  realizzare un libro sulla città, anche in previsione delle Olimpiadi del 1964.

I libri dedicati a Mosca e Tokyo

Nel 1964 vengono pubblicati, quasi simultaneamente, a New York dall’editore Crown ed a Tokyo dall’editore Zokeisha, i due libri su Mosca (MOCKBA) e su TOKYO, ambedue pubblicati nello stesso anno in Italia dalla Silvana Editoriale d’Arte.

Il libro “Mosca” di William Klein
Il libro “Mosca” di William Klein
Il libro “Mosca” di William Klein
Il libro “Mosca” di William Klein

I due libri si somigliano molto, nelle grandi dimensioni, nella grafica raffinata e nell’impaginazione insolita, dove si susseguono immagini a pagina intera o a doppia pagina, con serie più piccole distribuite sulla stessa pagina, mischiando immagini di formato diverso, dal quasi quadrato al rettangolare, fino al fotogramma ritagliato in maniera decisa, orizzontalmente o verticalmente.

L’impaginazione segue un ritmo variabile che corrisponde al preciso disegno del fotografo, il quale alterna sapientemente l’impiego del grandangolare spinto e al forte teleobiettivo.

Ambedue i libri mostrano aspetti insoliti delle due città, non tipici, decisamente personali: Klein  esalta i contrasti, il movimento, la vitalità urbana. Più caotica quella di Tokyo, più fluida quella di Mosca, ma con la stessa attenzione agli individui, alle emozioni, agli sguardi e ai mutamenti in corso. 

Il libro “Tokyo” di William Klein

Grazie alle numerose esperienze maturate nel cinema, Klein tratta le sue fotografie come materiale grezzo, che in fase di montaggio maltratta, ingrandisce e taglia, esaltandone il contrasto e la grana; accetta senza problemi una messa a fuoco approssimativa e il mosso per costruire quello che è il suo progetto finale, un libro assemblato con grande libertà creativa e compositiva, rovesciando tutti i canoni tradizionali e aprendo nuove possibilità interpretative.

Il libro “Tokyo” di William Klein
Il libro “Tokyo” di William Klein
Il libro “Tokyo” di William Klein

Se il libro è l’obiettivo finale del suo lavoro, ogni immagine singola, ogni tassello della costruzione, vive di una sua logica interna, ha il suo proprio respiro, il suo ritmo e la sua potenzialità espressiva. Le sue immagini sono palpitanti, non rappresentano un momento di quiete nel caos della esistenza, ma sono il frutto di un disordine organizzato, perfetta sintesi della realtà urbana.

La fase del cinema

Dopo Mosca e Tokyo, dopo avere rivoluzionato il modo di raccontare le città, la vita e il mondo, Klein sembra avere chiuso il ciclo della fotografia “urbana” e sembra disinteressarsi della fotografia per dedicarsi al cinema: collabora a numerosi film e ne realizza alcuni in proprio.

Seguono vent’anni di intervallo, di silenzio e di disinteresse pubblico, ma a partire dalla fine degli anni Settanta in Europa gli vengono dedicate alcune esposizioni, si pubblicano cataloghi, dossier e libri sulla sua opera e inizia la ripubblicazione dei suoi libri: è il caso di “New York”, che viene rieditato in versione integrale nel 1995, dopo quarant’anni, con il titolo “New York 1954-55”.

“Paris+Klein”: il quinto libro

Inaspettatamente, nel 2002 Klein pubblica un nuovo libro, sulla quinta città, quella a lui più vicina, la città dove ha scelto di vivere, Parigi. Il titolo è emblematico: “Paris+Klein”.

Il libro “Paris+Klein”

Questa volta non si tratta di raccontare una città attraverso un breve soggiorno, come nella quadrilogia precedente, Parigi viene raccontata in un lungo arco di tempo a partire dai primi anni Sessanta e attraverso la vita che scorre nelle sue strade, attraverso i volti e le persone che le animano. Vediamo la folla muta ai funerali di Maurice Thorez nel 1964 e di quelli di Tino Rossi nel 1983, l’eccitazione del maggio 1968 e le rivendicazioni dei diritti di gay e femministe, eventi osservati sempre con uno sguardo attento, con l’impiego sapiente del grandangolare, del bianconero e poi del colore.

Klein si affida sempre al suo intuito e alla sua innata capacità di sintesi, di partecipazione, di coinvolgimento, sempre senza prendersi troppo sul serio, sempre ironico, critico, disincantato. Sempre un poco più avanti rispetto agli altri.

Il libro “Paris+Klein”
Il libro “Paris+Klein”
Il libro “Paris+Klein”

Nuovi successi

Nel nuovo millennio Klein incontra un nuovo successo editoriale e nuovi riconoscimenti. Nel 2001 viene realizzata, in un esemplare unico e con finiture speciali, una Leica M6 TTL “William Klein”, che viene battuta da Christie’s a favore di Reporters sans Frontiéres.

Negli anni che seguono continuano le pubblicazioni e le ripubblicazioni dei suoi libri. Nel 2009, a cinquant’anni di distanza dalla prima edizione, viene ripubblicato in edizione limitata “Roma” (Roma+Klein) in due volumi.

E’ del 2014 il libro a colori su Brooklyn (Brooklyn+Klein), con immagini a colori che si discostano dallo stile iniziale, quasi a inaugurare, all’età di 85 anni, una nuova stagione e un nuovo sguardo su di un lato dell’America che appare forse meno fosco e drammatico della New York di mezzo secolo prima, ma altrettanto vacuo, frivolo ed inconsistente. 

Nel 2021, a sessant’anni di distanza dall’epoca delle riprese, viene ripubblicato in versione integrale, dall’editore Akio Nagasawa, il libro su Tokyo, un nuovo doveroso omaggio ad uno degli autentici geni della fotografia del Novecento.  

Danilo Cecchi
Danilo Cecchi è architetto di professione, ma grande appassionato di fotografia a cui si è avvicinato nel 1970. Collabora con il gruppo editoriale Rodolfo Namias Editore dal 1985 ed è Technical Editor di “Classic Camera”, rivista per la quale realizza articoli approfonditi sia sulle marche più note che su quelle meno conosciute ma storicamente significative. E’ anche autore di articoli e libri sulla storia della fotografia. Cura una rubrica settimanale di fotografia sulla rivista on-line “Cultura Commestibile”.
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