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Fotografia.it
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L’esperto risponde – Piaceri analogici

E se ci fossero fotocamere digitali con quel “sapore analogico” non sarebbe meglio?

Redazione fotografia.it | 24 Settembre 2022

Mi sono allontanato dalla fotografia digitale e ho ripreso a fotografare con la mia vecchia ma fidata reflex analogica, riprovando piaceri e soddisfazioni perdute nel tempo. Tenere fra le mani una fotocamera assemblata con componenti di robusto metallo e operare velocemente con i pochi ed essenziali comandi concentrandomi sul soggetto, mi ha donato un appagamento che cresce ulteriormente quando vado a ritirare le foto stampate, constatando i più che soddisfacenti risultati ottenuti. Dopo mesi di utilizzo della reflex analogica, ho ripreso la reflex digitale ma ho avuto una sensazione sgradevole, per la quantità dei comandi. Credo che se i costruttori facessero una considerevole e intelligente scrematura dei tanti comandi e delle funzioni le fotocamere sarebbero più semplici da gestire, ma ugualmente valide, a vantaggio della sanità mentale degli utilizzatori.
– Bartolo

Naturalmente, ciascuno di noi attribuisce una propria importanza e una maggiore o minore priorità ai vantaggi che si possono avere dal digitale. Chi fotografa per lavoro è ben difficile che possa rinunciarvi, a meno che non riesca a caratterizzarsi proprio per la scelta dell’analogico; lo stesso vale per chi snobba la reflex a favore della Polaroid o per le toy camera, facendo della scarsa qualità la propria bandiera in funzione creativa. Il settore professionale è invece al 99% digitale. Il fotoamatore invece ha il vantaggio di non avere incarichi da portare a termine entro certi tempi e con certi standard qualitativi, per cui può davvero fare quello che gli pare e quando gli pare.

In quest’ottica, concordo pienamente con lei che le soddisfazioni (già a livello estetico e tattile, prima ancora di scattare) che possono dare una fotocamera classica sono tutt’altra cosa rispetto alla tipica digitale. Lo stesso vale per la semplicità operativa: lavorare solo su tempi e diaframmi basta e avanza per assaporare l’essenza della fotografia, senza tutte quelle funzioni e sovrastrutture tecniche che tendono a distrarre il fotografo e ad appesantire l’uso dell’apparecchio più che a facilitarlo.

Abbiamo ritrovato questo tipo di piacere estetico e operativo anche con alcune digitali, in particolare le Fujifilm della serie X-T/x-Pro. In queste macchine, una volta decisa una configurazione di base conforme ai propri gusti e al proprio genere fotografico, davvero si lavora solo su tempi e diaframmi come una volta, tramite ghiere come una volta.
Questo tornare alle basi della fotografia fa sì che non cambi niente se anche ci si mette tre secondi in più solo per decidere che diaframma usare con quel soggetto, con quella focale e in quella luce; di contro si risparmiano tutte le perdite di tempo del cercare una certa cosa nel menu, tutto il nervosismo del non capire perché la macchina faccia una certa cosa al posto di un’altra, perché ieri faceva così e oggi fa cosà… Questo ritorno all’essenziale restituisce quella fotografia “rilassata e rilassante” in cui si pensa un po’ di più e si scatta un po’ di meno.

Non sappiamo quale marca di macchine digitali lei usi, né vogliamo convincerla a passare a Fujifilm. Vogliamo solo dire che fra i costruttori c’è chi ha fatto le sue stesse considerazioni e ha cercato di dare una risposta concreta in tal senso.


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