
L’annuncio è stato dato dalla sua fondazione, la Martin Parr Foundation, e da Magnum Photos. Martin Parr era noto per il suo stile documentario irriverente, immagini spesso dai colori saturi e l’ approccio ironico e critico alla società contemporanea.
Uno stile inconfondibile
E’ stato uno dei fotografi più influenti e riconoscibili della sua generazione; il suo stile si è evoluto dagli esordi in bianconero a un colore carico, che è diventato la sua cifra stilistica.
La sua tecnica si basava su colori molto saturi, grazie anche all’impiego del flash, e obiettivi grandangolari finalizzata a ottenere immagini quasi kitsch di una realtà quasi grottesca.
Martin Parr utilizzava spesso anche inquadrature molto ravvicinate, focalizzandosi sui dettagli e sulle espressioni dei suoi soggetti.
Il suo era un approccio ironico-documentaristico: le sue foto sono un reportage della vita reale, in particolare della classe media britannica e del turismo di massa.

I temi principali della sua ricerca
Martin Parr è stato definito un “fotografo-antropologo” perché i suoi soggetti preferiti erano i riti sociali della vita quotidiana
Consumismo e kitsch: documentarista della società dei consumi, Martin Parr fotografava ossessivamente il cibo confezionato, gli oggetti kitsch, gli abiti di cattivo gusto e in generale la “fiera delle vanità” della classe media.
Tempo libero e vacanze: molte delle sue serie più celebri, come The Last Resort, si concentrano sulle persone durante il loro tempo libero, in particolare nei luoghi di villeggiatura, spiagge e attrazioni turistiche, e rivela l’assurdità e le contraddizioni del turismo di massa.
Identità britannica: Martin Parr ha esplorato a lungo la cultura popolare inglese ritraendo le abitudini, le manie, e i “tic” della sua nazione con una satira non priva di una certa tenerezza.
Il paradosso dell’ordinario: Martin Parr cercava di raccontare ciò che è comune e banale, trasformando l’ordinario in qualcosa di sorprendente e, a volte, di grottesco, portando l’osservatore a riflettere sulla propria vita quotidiana.

Il progetto “Short & Sweet”
Lo scorso anno Martin Parr l’ha presentato personalmente al Mudec di Milano e a Bologna; è un progetto che possiamo considerare come espressione della sua intera carriera
“Short & Sweet” è diviso in sezioni che mostrano l’evoluzione del suo stile; i suoi inizi sono stati in bianconero e la mostra presentava le prime opere degli anni Settanta, con immagini della vita tradizionale nelle campagne dello Yorkshire, caratterizzate da uno sguardo dolce e rispettoso.
Poi la “svolta a colori” e la nascita dei colori saturi e dello sguardo ironico sulla classe media e bassa in vacanza.
Tema chiave di “Short & Sweet” è il turismo di massa: Martin Parr ci mostra quanto siamo ridicoli quando facciamo i turisti: “reggiamo” la Torre di Pisa, facciamo code infinite per vedere un monumento, ci immergiamo nella natura artificiale dei villaggi turistici.
Una serie molto divertente è Dance, che documenta persone che ballano in tutto il mondo, mostrando come durante il tempo libero ci muoviamo in modo goffo o disinibito.
Cuore pulsante di “Short & Sweet” è l’installazione dedicata a Common Sense, un bombardamento visivo con centinaia di stampine che mostrano dettagli volgari e kitsch del consumismo: unghie finte, cibo spazzatura, dolci dai colori chimici, oggetti di plastica, gadget inutili.
E’ il trionfo del cattivo gusto che unisce tutto il mondo occidentale e Parr ce lo sbatte in faccia
Riportiamo qui l’articolo che abbiamo pubblicato lo scorso anno