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Fotografia.it

Mohammed Salem vince il World Press Photo 2024

Redazione fotografia.it | 18 Aprile 2024

La foto dell’anno mostra Inas Abu Maamar (36 anni) mentre culla il corpo di sua nipote Saly (5 anni), uccisa insieme ad altri quattro membri della famiglia quando un missile israeliano ha colpito la loro casa.

WPP 2024
La palestinese Inas Abu Maamar, 36 anni, abbraccia il corpo di sua nipote Saly, di 5 anni,

Molte delle vittime dei bombardamenti erano famiglie che avevano lasciato Gaza City. Secondo l’OHCHR, alla fine del 2023 le donne e i bambini palestinesi rappresentavano più di due terzi del numero di morti a Gaza. Il fotografo così descrive la foto: “momento potente e triste che riassume il senso di ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza”.
Khan Younis, Gaza, 17 ottobre 2023
Mohammed Salem per Reuters

Dada Paul e sua nipote Odliatemix si preparano per andare in chiesa. Dada Paul convive con la demenza da 11 anni e a lungo la sua famiglia ha pensato che fosse impazzito o alcolizzato; solo sua figlia Fara ha pensato a qualcosa di diverso e ha continuato a prendersi cura di lui. Antananarivo, Madagascar, 12 marzo 2023 Lee-Ann Olwage per GEO
WPP 2024
Fara guarda Dada Paul intento a pulire un pesce, come fa ogni domenica pomeriggio. Le sue dita tremano per la tensione, ma riesce comunque a portare a termine il compito, un impegno che lo aiuta a distrarsi. Antananarivo, Madagascar, 12 marzo 2023 Lee-Ann Olwage per GEO
Africa_Stories_Lee-Ann-Olwage
Joeline (Fara) Rafaraniriana (41) and her daughter, Odliatemix Rafaraniriana (5), lie together on the bed they share with Dada Paul Rakotazandriny (91) in their home in Mandrosoa Ivato, Antananarivo, Madagascar. Fara is the sole provider for the family of three and struggles to balance her time between caring for her father, work and spending time with her daughter. 12 March 2023

Il premio La storia dell’anno è stato assegnato a Lee-Ann Olwage, South Africa, per il servizio pubblicato su Geo sul tema della perdita di memoria delle persone con i sintomi di demenza senile.
Lee-Ann racconta come il novantenne Dada Paul sia assistito figlia Fara secondo la tradizione del “valim-babena” per cui è dovere dei figli adulti aiutare i propri genitori; con il suo approccio intimo e dignitoso, in fondo questo progetto si rivolge alle famiglie di tutto il mondo e allo stesso tempo sfida lo stereotipo per cui l’Africa si identifica con i conflitti.

Il venezuelano Alejandro Cegarra ha vinto il Long Term Project award con il reportage The Two Walls.
Una volta il Messico era un paese accogliente versi i migranti e i richiedenti asilo, ma dal 2019 le cose cono cambiate a causa delle politiche migratorie attuate dalle diverse amministrazioni statunitensi, dei protocolli COVID-19 e delle tensioni politiche ed economiche dell’America centro-meridionale centrale. Come conseguenza  le famiglie dei migranti sono esposte alla violenza e alle condizioni precarie delle città di confine.
Il fotografo Alejandro Cegarra, che ha vissuto personalmente l’esperienza di dover migrare dal Venezuela al Messico nel 2017, ha avviato questo progetto nel 2018 per documentare la situazione di queste vulnerabili comunità di migranti.

North-and-Central-America_Long-Term-Projects_Alejandro-Cegarra
Un migrante cammina in cima al vagone del treno noto come “La Bestia”. I migranti che non possono pagare un contrabbandiere ricorrono spesso ai treni merci per raggiungere il confine con gli Stati Uniti. E’ un viaggio molto pericoloso; nel corso degli anni centinaia di persone sono cadute sui binari e sono rimaste uccise o mutilate. Piedras Negras, Messico, 8 ottobre 2023. Alejandro Cegarra per The New York Times / Bloomberg
Alejandro Cegarra per The New York Times
Migranti usano una scala fatta in casa per scalare il muro di confine con l’aiuto di un contrabbandiere. Ciudad Juárez, Messico, 1 aprile 2021. Alejandro Cegarra per The New York Times / Bloomberg
Alejandro Cegarra per The New York Times
Richiedenti asilo ai cancelli della Commissione messicana per l’aiuto ai rifugiati (COMAR): aspettano l’udienza che concederà loro un visto umanitario per rimanere in Messico, o attraversare il paese per raggiungere gli Stati Uniti. La COMAR è spesso accusata di corruzione e di ritardare l’approvazione dei visti umanitari. Tapachula, Messico, 18 giugno 2019. Alejandro Cegarra per The New York Times / Bloomberg

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