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Fotografia.it

“After Storm” di Davide Agostoni: l’Intelligenza artificiale diventa arte

L’intelligenza artificiale apre nuove possibilità alla ricerca artistica

Redazione fotografia.it | 22 Luglio 2025
Davide Agostoni

Davide Agostoni

Davide Agostoni è un art director che utilizza l’intelligenza artificiale come strumento principale per la sua espressione artistica. Citando sue stesse parole, ha scoperto nella IA “lo strumento ideale per infondere vita agli universi della fantasia, per materializzare le emozioni, e per aprire un varco illimitato alla creatività e all’immaginazione.” Le sue opere fondono realismo e fantasia e hanno lo scopo di promuovere la riflessione su temi importanti, come il futuro delle nuove generazioni o il rapporto con la natura. È un convinto sostenitore, in questo nuovo contesto artistico, che il ruolo dell’artista non sia solo quello di un creatore, ma anche di un esploratore e di un critico delle potenzialità dell’IA, ribadendo l’importanza dell’intento umano nel processo creativo.

Davide Agostoni
Davide Agostoni

Innanzitutto parlaci della tua esperienza lavorativa e creativa nell´ambito dell´immagine.

Con circa 35 anni di esperienza come Art Director, mi sono specializzato nel settore della grafica e della comunicazione. Ho avuto il piacere di lavorare in contesti estremamente diversi, dal lusso alla grande distribuzione, dalla pubblicità classica alla comunicazione digitale. Lavorare con le immagini è, per me, un esercizio e una passione quotidiana.

Da quanto tempo ti dedichi all’immagine prodotta con la IA e cosa ti ha spinto a praticarla?

Circa tre anni fa, ho avuto modo di vedere alcuni lavori realizzati da un amico, un product designer, che mi hanno lasciato a bocca aperta. Aveva creato un concept di comunicazione per una sua linea di prodotti usando Midjourney, e sono rimasto così sbalordito dalla sua capacità di “creare mondi” immaginari che ho subito deciso di approfondire la conoscenza di quella piattaforma. È stato l’inizio di un viaggio affascinante, un vero e proprio “sprofondare nella tana del bianconiglio” nel mondo dell’intelligenza artificiale generativa.

Cosa si prova nel passare dalla fotografia all´immagine generata con l´IA?

E’ un’esperienza ricca di contrasti e scoperte. Sebbene siano due mondi che possono dialogare e interagire proficuamente, il loro approccio è profondamente diverso. Con la IA ho dovuto mettere da parte la mia ossessione per il controllo; ho imparato a lasciare molto più spazio alla casualità, pur mantenendo una direzione. Ho compreso che non è possibile controllare il risultato finale in modo assoluto, e questo dipende anche dallo strumento specifico che si utilizza. Il divario tra ciò che si immagina e ciò che si ottiene può talvolta essere deludente o frustrante.

Tuttavia, è proprio in quel gap che risiede la magia: quando il risultato finale supera ogni aspettativa, quando la IA produce qualcosa che va oltre la tua immaginazione, è allora che si prova una vera e propria “vertigine creativa”. È un’emozione potente, un misto di sorpresa e ammirazione, una sensazione di espansione delle proprie capacità creative come se si fosse aperta una nuova dimensione espressiva.

Davide Agostoni
Davide Agostoni

Parlaci del tuo attuale lavoro “After the Storm”.

“After The Storm” è il mio personale tributo a Storm Thorgerson, una delle figure che considero un vero e proprio mentore. È innegabile che l’influenza delle sue opere abbia giocato un ruolo fondamentale nel definire la mia professione e il mio attuale percorso creativo. Mi sono spesso interrogato su cosa avrebbe creato Storm Thorgerson, un artista che operava in un mondo completamente analogico, specialmente nel periodo dei suoi lavori più iconici. Come avrebbe interagito con l’intelligenza artificiale? Quale direzione avrebbe preso la sua arte? Quali nuovi universi visivi avrebbe svelato?

Per esplorare queste domande ho distillato la sua inconfondibile cifra stilistica e l’ho fornita alla IA: lasciando ampi margini di libertà creativa, ho poi affinato e selezionato i risultati, scoprendo immagini e concept che trovo sinceramente sorprendenti. È stato un modo per dialogare idealmente con il suo genio, immaginando come avrebbe potuto spingere i confini dell’espressione visiva nell’era digitale.

Le tue rappresentazioni di umani con al guinzaglio animali “inusuali” le trovo forti in quanto stranianti. Qual e´ il loro significato?

Hai colto perfettamente l’intento! L’obiettivo era proprio di generare immagini stranianti, in qualche modo disturbanti, capaci di alterare l’asse della percezione comune. Mi interessa creare situazioni impossibili: donne che passeggiano con coccodrilli al guinzaglio, o nonnine non vedenti accompagnate da iene come cani guida. È una forma di provocazione visiva che, a mio avviso, riflette l’approccio di alcune delle campagne pubblicitarie più innovative e memorabili.

Penso ad esempio alla capacità di Guy Bourdin di creare atmosfere enigmatiche e perturbanti nella moda, o alle iconiche e spesso surreali composizioni di Jean-Paul Goude, come la celebre pubblicità Chanel con Vanessa Paradis.

E per rimanere nel tema della provocazione e dell’impatto visivo, impossibile non citare il lavoro della Pirelli: memorabili sono le campagne che hanno immortalato atleti come Carl Lewis in pose scultoree e metaforiche, trascendendo il semplice prodotto per diventare pura arte e stimolo visivo.

Davide Agostoni
Davide Agostoni

Trovi che sia la rappresentazione surrealistica la prima scelta estetica e stilistica di chi sperimenta l´intelligenza artificiale per scopi artistici?

Non direi che il surrealismo sia la motivazione di chi sperimenta con la IA in ambito artistico. Al contrario, ritengo che la direzione stilistica sia profondamente influenzata dal gusto individuale, dalle specifiche intenzioni creative e dalla personale cultura visiva di ogni artista.

Per quanto mi riguarda, e in questo contesto progettuale, l’intelligenza artificiale si è rivelata lo strumento o, per meglio dire, l’alleato ideale per concretizzare la mia visione surrealistica. Chi si dedica alla sperimentazione con la IA propone un’incredibile varietà di stili, ciascuno portando con sé un distinto repertorio di conoscenze e riferimenti personali da cui attingere.

E´ molto complesso riuscire a creare un´immagine con la IA, o anche uno “negato” per il computer può riuscirci? Che tipo di preparazione deve avere un IA Artist?

Bisogna capire cosa si intende per “complesso”. Credo che la vera complessità risieda nell’avere idee chiare da cui partire, e questo prescinde dal mezzo che poi si decide di utilizzare. Certamente, è fondamentale lavorarci molto e capire come interfacciarsi con strumenti in continua e velocissima evoluzione.

Per rispondere alla tua domanda, direi che anche chi privo di esperienza con il computer può creare cose sorprendenti. Ma, e lo ripeto, alla base di tutto sono le idee. Se hai grandi strumenti ma idee deboli, non otterrai risultati interessanti e, cosa più rischiosa, rischi di essere in balia della IA senza avere controllo dei risultati, “accontentandoti” di ciò che ti propone senza senso critico.

Davide Agostoni
Davide Agostoni

Trovo che la IA sia uno strumento che potenzialmente offra una smisurata libertà espressiva. Quali sono i pro e i contro di questa libertà?

I pro sono tantissimi e, personalmente, continuo a vedere il confine delle possibilità spostarsi sempre più in là, giorno dopo giorno. I contro, a mio avviso, risiedono nella natura umana stessa: pensiamo alla creazione di contenuti “fake” per manipolare l’opinione pubblica, o al copiare senza aggiungere nulla di personale, e così via.

Diciamo che la IA è un mezzo, proprio come potrebbe essere un’automobile: meravigliosa se la usiamo per fare un bel viaggio con amici, ma devastante se la si lancia a tutta velocità contro una folla di persone!

In buona sostanza, anche nella IA prevarrà la capacità di pensiero?

Assolutamente sì, con la IA saranno sempre le idee a fare la differenza. L’approccio creativo sta già cambiando radicalmente, portandoci verso un modello di co-creazione e un vero e proprio dialogo tra uomo e macchina.

La mia speranza è che questa evoluzione ci guidi verso un significativo progresso, liberandoci da compiti ripetitivi e noiosi. Questo ci permetterebbe di concentrare le nostre energie e il nostro pensiero su progetti di maggiore qualità e impatto. Mi piace credere che questa sia la direzione verso cui ci stiamo muovendo, e desidero fortemente che diventi la nostra realtà.

Davide Agostoni
Davide Agostoni

Il principale autore è l´operatore, o la macchina?

Credo fermamente in un approccio “umanocentrico”, secondo il quale la IA agisce come un prezioso alleato, e non come il principale autore. Vedo l’intelligenza artificiale come un collega infaticabile, capace di suggerire innumerevoli perimetri creativi da esplorare, rendendo visibili possibilità che da soli forse non avremmo mai concepito.

È affascinante poter disporre di un vero e proprio “booster” per le proprie idee: la capacità di vedere il “seme” del proprio pensiero germogliare e crescere velocemente, di esplorare nuove strade e sperimentare con una rapidità e una scala impensabile prima d’ora. Questo ciclo virtuoso, in cui l’intenzione umana guida e la macchina accelera il processo esplorativo, non può che giovare enormemente alla creatività. Permette all’operatore di superare blocchi, di valutare concetti in pochi istanti e di affinare la propria visione, trovando sempre la direzione migliore con un’efficienza inedita. La IA, in questo senso, diventa un catalizzatore che amplifica l’ingegno umano, non lo sostituisce.

Davide Agostoni
Davide Agostoni

Ma secondo te ha senso definire una qualsivoglia intelligenza con l’aggettivo “artificiale”?

È una domanda che tocca un punto cruciale e credo che sia prevalentemente una questione semantica. Al momento, l’aggettivo “artificiale” è probabilmente necessario perché, come esseri umani, abbiamo un bisogno intrinseco di definire, catalogare ed etichettare ciò che incontriamo. È parte della nostra natura comprendere il mondo attraverso queste distinzioni.

Tuttavia, credo fermamente che in futuro, man mano che l’intelligenza delle macchine diventerà sempre più sofisticata e indistinguibile dalle nostre capacità cognitive, il concetto stesso di “artificiale” potrebbe diventare così sfumato da perdere di significato. Forse arriveremo a un punto in cui parleremo semplicemente di “intelligenza”, riconoscendone la manifestazione a prescindere dalla sua origine biologica o sintetica. È un’evoluzione affascinante da osservare.

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Hai dei progetti in cantiere?

Ne ho davvero molti, uno fra tutti si chiama “Opera Blasfema”, un progetto che esplora il mutevole confine tra il sacro e il profano nell’era contemporanea, interrogandosi sul significato della sacralità in una società orientata al consumo.

Tramite la reinterpretazione di simboli religiosi con linguaggi attuali l’opera mira a una riflessione critica sul loro valore, stimolando dialogo e nuove interpretazioni. È un’esplorazione delle contraddizioni umane che celebra il confronto tra opposti per trovare nuovi significati.

E ora fammi tu una domanda.
Come sta reagendo il mondo della fotografia “tradizionale” all’intelligenza artificiale? Osserva ancora con sospetto e timore, o sta iniziando ad adottare e integrare questi nuovi strumenti nel proprio processo creativo?

Sicuramente, da che mondo è mondo, le novità tecniche sono viste con sospetto e talvolta con timore. Questo succede in ogni ambito. Fa parte della naturale difesa conservativa dell´acquisito culturale, e non solo. Ovviamente la specie umana è espressione di progresso tecnico e quindi, passati i timori iniziali, incominciamo a “coseggiare” le novità e a metabolizzarle, come ogni cosa creata dall´intelligenza. Diciamo che per ora siamo un po´ tutti nella fase del “coseggiare”, ma c´e´ chi come te (ancora pochi) ha  approfondito la sperimentazione.

Giuseppe Ferraina

https://www.davideagostoni.com/

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