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Intelligenza Artificiale e fotografia #4: fotograferemo ancora?

Un’esplorazione a puntate per approfondire e riuscire ad orientarsi nella rapida evoluzione delle nuove possibilità offerte dall’AI. – Parte #4

Enzo Dal Verme | 18 Gennaio 2023

Nell’articolo precedente abbiamo esplorato gli aspetti più pratici della generazione di immagini. Prima ancora, avevamo parlato di copyright, aspetti etici e possibili scenari futuri. In questo articolo approfondiamo la relazione tra fotografia e Intelligenza artificiale per chiederci: smetteremo di fotografare?

Abbiamo capito che l’Intelligenza Artificiale considera rilevante uno stile solo se ne trova abbondantemente in rete, perché – generalmente – viene educata con immagini trovate online. Dunque i Manga potrebbero essere considerati più rilevanti di Leonardo da Vinci? L’arte rinascimentale verrà dimenticata?

“Sei fuoristrada”, mi spiega Carlo Diamanti, fondatore del gruppo Facebook AI Art , “è solo una questione di educare il modello. Io potrei prendere un set di disegni di Leonardo Da Vinci, creare un modello personalizzato utilizzando Dreambooth (un software nel quale puoi personalizzare uno stile utilizzando un modello stable diffusion preesistente) e a quel punto potrei ottenere tutti i ritratti a sanguigna che vuoi. Stessa cosa per i Manga o per lo stile di un pittore o di un fotografo.”

Alcune immagini generate con AI da Carlo Diamanti e post-prodotte con AI Art Panel

Vuoi dire che è solo una questione di quale materiale è stato dato in pasto all’Intelligenza Artificiale? 

“Esattamente. Se io alleno un modello con certe immagini, poi saprà utilizzarle. Con Dreambooth si possono allenare tre caratteristiche:

  • lo stile di un autore
  • le sembianze di una persona (e in quel caso fare interpretare al personaggio – vero o inventato – qualsiasi cosa)
  • un oggetto

Bisogna avere un po’ di dimestichezza con la programmazione e si possono creare modelli di ogni tipo. C’è anche un portale – lo conoscono in pochi per il momento – nel quale si possono scaricare gratuitamente dei modelli allenati creati da diversi utenti: dai cartoni animati, al porno agli stili dei grandi pittori… c’è davvero di tutto. Si chiama Civitai.”

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Quattro versioni diverse di Elena Cristiana Tabacelia generate con AI Da Carlo Diamanti.

Carlo è programmatore e fotografo (questo è il suo sito), montatore e videomaker con un archivio di ben 60.000 video di stock… insomma, ha una grande esperienza nella produzione di immagini e anche una profonda conoscenza informatica. Infatti sta ricevendo diverse richieste di consulenza sia da parte di privati che da aziende. Lui ha educato tanti modelli (si chiamano così i file che contengono le caratteristiche dell’allenamento e che vengono caricati nei software per la generazione di immagini) e mi fa vedere l’ultimo che ha istruito con le sembianze di una ragazza a cui ora può fare interpretare le più disparate situazioni. Può essere “fotografata” nella giungla, in cima all’Everest, nel deserto del Gobi o ai piedi di un vulcano senza mai andarci. Ovviamente, anche in un’altra epoca.

E quando hai il modello?

“Lo puoi usare su Automatic1111 o su Invoke in locale o su Google Colab. In ogni caso sul tuo computer devi avere almeno 4 giga di WRAM, meglio 8. Ma attenzione, non confonderla con la RAM, perché la WRAM è la RAM della scheda video e Automatic1111 sfrutta il GPU (il processore della scheda grafica).”

Non mi sembra molto semplice

“In effetti devi sapere smanettare, ma le cose diventeranno più facili. Cambiano giorno per giorno.”

Carlo mi spiega che nel gruppo Facebook che ha fondato ci sono parecchi fotografi. Molti vedono questa novità come un gioco, uno strumento creativo sorprendente, ma anche come una minaccia. Però lui non è preoccupato, mi dice di avere visto svilupparsi il 3D che adesso è diventato molto sofisticato e c’è la possibilità di creare in rendering delle immagini assolutamente foto-realiste. Eppure non si fa se non in rari casi. Secondo lui i fotografi continueranno ad esistere, anche se lavoreranno in modo completamente diverso.

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L’interfaccia di AI Art Panel, ora in beta testing.

E a questo proposito mi racconta del plug-in che permetterà di generare immagini all’interno di Photoshop, un progetto che sta sviluppando insieme al collega Ivano Coltellacci. “Lo abbiamo chiamato AI Art Panel e attualmente è in beta testing. È un plug in gratuito ed occorre installare Invoke sul proprio computer per poterlo utilizzare, dopodiché è semplice come qualsiasi altro strumento. Il vantaggio è che all’interno di Photoshop si può lavorare con i livelli, le maschere, i pennelli… Utilizziamo, tra l’altro, degli algoritmi nati per restaurare le foto d’epoca in modo da riuscire a sistemare perfettamente il viso e i dettagli come gli occhi che per il momento hanno sempre dei problemi.”

Vuoi dire che si potranno ritoccare le immagini generate con grande facilità?

“Non solo, si potranno anche generare dei dettagli da aggiungere ad immagini reali, ricostruire parti mancanti, insomma utilizzare fotografia e generazione di immagini insieme.”

Ma non credi che queste innovazioni tecniche toglieranno ulteriormente del lavoro ai fotografi?

“Qualcuno ha paragonato la rivoluzione tecnologica attuale all’invenzione della macchina a vapore e alla rivoluzione industriale, solo che questa volta sembra che l’impatto sulla nostra società potrebbe essere maggiore. Sicuramente i fotografi ne risentiranno, ma stanno anche nascendo altri mestieri.”

Per esempio?

“L’allenatore di modelli che educa le macchine perché si esprimano con un determinato stile. È un terreno sdrucciolevole perché potrebbero esserci problemi di copyright, ma le aziende presto ne avranno bisogno. E, più in piccolo, il prompt designer, per aiutare chi non ha voglia oppure tempo di fare tante prove”

Cosa pensi del mercato dei prompt?

“Lascia un po’ il tempo che trova perché un prompt creato su una macchina funziona in modo completamente diverso su un’altra. Inoltre, anche se venisse utilizzato sullo stesso modello sul quale è stato sviluppato, fra un mese con l’algoritmo sarà cambiato il prompt non funzionerà più nello stesso modo. I modelli vengono aggiornati spesso e imparano anche da alcune interazioni con i generatori di immagini, per esempio memorizzando tutte le immagini che gli utenti di Midjourney hanno contrassegnato con un cuoricino.”

Ma con i risultati che sai ottenere generando immagini, continuerai a fotografare?

“Assolutamente sì! Forse si fotograferà di meno per lavoro perché alcune cose diventeranno sempre più inutili, ma la soddisfazione che mi dà usare la macchina fotografica in un contesto reale non me la darà mai un’immagine che ottengo scrivendo un prompt.”

Queste fotografie (vere fotografie!), sono state scattate da Carlo Diamanti. Appartengono a diverse serie. La prima è una delle sue immagini preferite ed è stata scattata per una ricerca personale, fa parte di una serie in costruzione.

Fotografie o immagini generate?

A questo punto mi viene in mente una serie di immagini che ho visto parecchie volte sui social media nelle ultime settimane, sono coerenti tra di loro e con uno stile ben preciso e riconoscibile. Chissà chi è l’autore? Lo cerco. Si chiama Jonas Peterson, svedese trapiantato ad Austin, in Texas, ha studiato arte drammatica e recitazione prima di entrare nel mondo della pubblicità negli anni ’90. 

Nel 2008 ha cominciato a scattare i matrimoni di amici e nel 2011 American Photo magazine lo ha inserito nella lista dei 10 migliori fotografi matrimonialisti proprio grazie al suo approccio di storyteller. Come mai si è avvicinato alle immagini generate dall’Intelligenza Artificiale? Decido di chiederglielo:

“È vero, negli ultimi 15 anni sono stato un fotografo di matrimoni, ma prima ero direttore creativo per alcune delle migliori agenzie pubblicitarie del mondo. Collaboravo con fotografi, registi e illustratori per ottenere i risultati che avevo in mente. Quando sono arrivati gli strumenti per le immagini generate dall’AI ho iniziato a usarli come ho sempre fatto: vedo l’AI come un collaboratore che può realizzare le idee che ho in testa. Quindi per me si è trattato solo di fare ciò che ho sempre saputo fare bene, dirigere i collaboratori per realizzare le mie idee. Parto da un’idea, da una storia ed è così che ho affrontato le serie che ho prodotto finora. Non mi aspettavo l’attenzione che ho ottenuto così velocemente e ho deciso di continuare. Il mio lavoro sull’AI è stato condiviso da milioni di persone, sto ricevendo offerte per mostre e altre collaborazioni. È sorprendente e sono molto grato che stia accadendo.”

Alcune immagini della serie “Youth is wasted on the young” e di altre serie generate con AI da Jonas Peterson.

Hai intenzione di offrire ai clienti qualche servizio che includa la tua capacità di creare questi personaggi e come?

“Creo le mie serie principalmente come opere d’arte, non sono interessato a ricevere input da potenziali acquirenti. Ricevo molti commenti su ciò che dovrei fare, persone che vorrebbero vedere altre cose rappresentate, ma credo fermamente che sia importante mantenere la mia integrità e continuare a seguire la mia visione e le mie idee piuttosto che quelle di qualcun altro per mantenere il mio stile personale.”

Come fotografo, come pensi che l’Intelligenza Artificiale influenzerà la fotografia in futuro?

“Immensamente. La fotografia commerciale come la conosciamo noi sarà praticamente morta nel giro di pochi anni. Ciò che resta per la fotografia è la documentazione di persone ed eventi reali, ma la fotografia editoriale, la fotografia pubblicitaria e molti altri generi di fotografia commerciale a mio parere non sopravvivranno a lungo.”

Per coloro che ammirano il tuo lavoro e vorrebbero imparare da te, hai intenzione di offrire qualche tipo di corso?

“È la domanda più frequente che ricevo, ma al momento non ho in programma corsi sulla creazione di AI: se le persone conoscessero il mio processo esatto, parte della magia scomparirebbe.”

Un consiglio per chi vuole cimentarsi con la generazione di immagini con l’AI?

“Ricordare che le idee uniche si distingueranno sempre, solo perché il tempo che intercorre tra l’idea e l’esecuzione è cambiato drasticamente con l’AI non significa che tutto sia buono, distinguersi e trovare il proprio stile non è mai stato così importante. Ritagliatevi la vostra strada.”

Saluto Jonas e rifletto sulle cose che ho imparato scrivendo questi articoli sulla generazione di immagini. Nulla, rispetto a ciò che tutti noi fotografi (e non solo) dovremo imparare nei prossimi anni per tenerci aggiornati e vivere in un mondo che – se Mo Gawdat ha ragione – fra poco sarà “completamente irriconoscibile”.

Che cosa ci aspetta?

Mentre finisco di scrivere, vengo a sapere che alcuni artisti si sono riuniti per una azione legale collettiva.

“I sistemi di generazione di immagini “AI”, come Stable Diffusion, DreamStudio, DreamUp e Midjourney, sono diventati un fenomeno virale su Internet. Sebbene questa nuova tecnologia sia allettante, questi prodotti violano i diritti di migliaia di artisti e creatori. In particolare, gli effetti di questi prodotti si stanno già facendo sentire. Gli artisti hanno già iniziato a sperimentare l’onere finanziario che questi prodotti possono avere sul loro sostentamento. Gli studenti d’arte si chiedono se continuare a perseguire le loro passioni. Benché sia normale che la tecnologia sostituisca l’uomo, in questo caso l’uomo non è stato sostituito: il suo contributo è semplicemente nascosto e non viene ricompensato.”

C’è anche uno strumento che serve per controllare se le proprie immagini sono tra i 5,8 miliardi di immagini utilizzate per allenare l’Intelligenza Artificiale e le istruzioni per togliersi da Stable Diffusion V3.

Che effetto avrà questa azione in un mondo nel quale chiunque abbia le capacità tecniche di allenare un modello dandogli in pasto una serie di immagini può farlo senza troppa difficoltà?

Leggendo il dibattito sui social c’è anche chi paventa la fine del copyright a favore dell’addestramento dell’Intelligenza Artificiale che continuerà a fornirci una quantità infinita e personalizzabile di immagini, testi e musica. La maggior parte del pubblico probabilmente sarebbe d’accordo. Che impatto avrebbe tutto ciò sulla nostra cultura? Sullo sviluppo della nostra civiltà? E se sgomenta pensare a una trasformazione così radicale nel nostro modo di creare e di fruire delle opere creative, pensiamo anche a cosa significherà potere confrontare miliardi di dati in altri campi, per esempio in campo medico e scientifico, in campo bancario o in ambito politico. Le nostre vite miglioreranno o peggioreranno?

Lo scopriremo presto.


Hai appena letto l’articolo #4 di una serie di 4 articoli. 
L’articolo #1: Intelligenza Artificiale e fotografia: un po’ di chiarezza
L’articolo #2: Copyright e sviluppi futuri
L’articolo #3: Parlano i protagonisti


Enzo Dal Verme
Workshop Ritratto

Enzo Dal Verme
Enzo Dal Verme è un fotografo conosciuto per avere ritratto celebrità come Donatella Versace, Laetitia Casta, Marina Abramovic, Bianca Jagger, Wim Wenders. Le sue immagini sono state pubblicate da Vanity Fair, l'Uomo Vogue, The Times, Marie Claire, GQ e tante altre riviste. I reportage scattati da lui sono spesso legati ad iniziative sociali, come la serie di ritratti di Eroi Urbani realizzati in Asia, Europa, America, Africa e Medio Oriente. Prima di dedicarsi a tempo pieno alla fotografia ha diretto la sua agenzia di comunicazione. Ha poi insegnato comunicazione all’Istituto Marangoni di Milano e Londra, allo IED di Milano, all’Ateneo Impresa di Roma e al Sole 24 Business School di Milano. Dal 2011 insegna i suoi fortunati workshop di ritratto nel corso dei quali gli studenti allenano la propria sensibilità ed esplorano il rapporto tra fotografo e soggetto. Collabora con la società olandese Science Of The Times per le ricerche sulle evoluzioni delle mentalità finalizzate all’innovazione nella comunicazione. Alla sua attività di fotografo commerciale, affianca una programmazione di mostre con i suoi lavori più personali. Enzo ha esposto in diverse gallerie in Italia e all’estero e in alcuni festival tra cui Alrles. Ha pubblicato negli Stati Uniti il libro Storytelling For Photojournalists e in Italia Marketing Per Fotografi. Pubblica regolarmente su Tutti Fotografi degli articoli di approfondimento sulla professione del fotografo. Ama il tofu ?
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