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L’esperto risponde – Quanto degrado comporta la correzione di una vignettatura pari a 4/5 stop?

Sensibilità e vignettatura: fino a dove ci si può spingere senza che l’immagine perda qualità?

Redazione fotografia.it | 21 Gennaio 2023

La mia domanda origina dalla lettura del vostro articolo sul nuovo Sony 20-70 F4 e da una videorecensione su DpReview da cui emerge una vignettatura mostruosa, che però non compare nelle immagini poiché corretta dal software. La domanda è questa: quale degrado qualitativo comporta la correzione di una vignettatura pari 4 – 5 stop? È possibile sostenere che, per fare un esempio, un’immagine esposta a 100 ISO con una vignettatura agli angoli di 5 stop ha, agli angoli dove è digitalmente corretta, la qualità di un’immagine esposta a 3200 ISO?
– Massimo

Domanda interessante, che può portare diverse riflessioni. Nel corso delle prove verifichiamo proprio anche questa possibile attitudine dei sensori moderni ad essere sottoesposti e poi spinti alla sensibilità desiderata via software.

In effetti, proprio i sensori Sony (e quelli derivati, come Fuji e Nikon) hanno dimostrato una notevolissima capacità di reggere bene questi strapazzi. Addirittura, nel provare Nikon Z9, si può notare che se si parte dalla sensibilità nativa (64 in questo caso), spingere di 5 EV fino a ISO 2000 porta ad una resa pari se non superiore all’esporre direttamente a ISO 2000, col vantaggio aggiuntivo di salvare le alte luci. Quindi in casi del genere non c’è da preoccuparsi. I problemi possono spuntare più facilmente lavorando a ISO altissimi, dove già la sensibilità di partenza fosse lontana da quella nativa. Nello spingere di 5 EV i bordi di una foto esposta a ISO 32000 è da aspettarsi un certo degrado.

Visto che siamo sull’argomento, anche la correzione della distorsione, oltre certi livelli, può togliere risolvenza nelle zone interessate, oltre che ridurre l‘effettivo angolo di campo. Già si dice che quel 20-70mm sia effettivamente un 18-70mm, dove però si arriva all’angolo del 20mm con la correzione digitale della distorsione.

In sostanza, non siamo davanti a fenomeni nuovi, visto che da anni i progettisti ottici danno meno rilevanza a distorsione e caduta di luce sapendo che queste cose si possono poi correggere facilmente per via digitale. Addirittura, alcune di queste correzioni non si possono comunque escludere da parte del fotografo. Però, indubbiamente, con questo zoom 20-70mm la cosa è stata spinta oltre le normali consuetudini. Il futuro va in questa direzione, con sempre maggiore presenza del software in ogni circostanza. D’altra parte, qualsiasi progetto (quale che sia il livello del prodotto e il suo costo) è sempre un compromesso tra esigenze contrapposte, visto che la fisica è quella. Con le innovazioni tecnologiche e le scelte progettuali più raffinate si possono trovare sempre nuovi modi per aggirare i limiti precedenti. Ma qualcosa bisogna dare, per ogni cosa che si ottiene.


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