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Festival della Fotografia Etica 2021

Festival della Fotografia Etica: This is what we are

This is what we are. Ma, in fin dei conti, sappiamo cosa siamo? E cosa diventeremo?

Francesco Carlini | 11 Ottobre 2021

Come ogni anno, anche durante la pandemia, il Festival della Fotografia Etica veste Lodi ed il suo centro storico con un’ode alla fotografia itinierante. La riscoperta di luoghi solitamete chiusi e allestiti ed aperti per l’occasione, un circuito OFF che ne fa da contorno e, ovviamente, tanti grandi autori nazionali ed internazionali in mostra.

“Abbiamo lavorato per tornare ad una normalità colma di attenzione, per guardare oltre le nostre preoccupazioni quotidiane, per ricordarci che il mondo continua ad avere mille storie da conoscere e mille sfide da vincere.” Queste le parole di Alberto Prina, fondatore dell’Associazione fotografica “Gruppo Fotografico Progetto Immagine” e coordinatore del Festival annuale della Fotografia Etica.

This is wat we are. Ma, in fin dei conti, sappiamo cosa siamo? Siamo quelli che hanno vissuto annni terribili, siamo quelli che hanno dovuto modificare le proprie esistenze per sopravvivere. Abbiamo momentaneamente abbandonato le nostre vite, modificandone i ritmi; il lockdown e le restrizioni non ci hanno solo tolto delle abitudini fisiche, come quelle di poter circolare liberamente, ma soprattutto mentali costringendoci a stare lontano dai nostri affetti, dai nostri cari, dai nostri amici. Mentalmente, oltre che fisicamente, uno sforzo mostruoso. Ma è proprio questo che siamo. Sopravvissuti che cercano di riprendersi i propri spazi e le prioprie necessità ma che non dimenticano ciò che hanno passato; una storia che anche non volendo ha cambiato il nostro modo di vedere la vita, ha cambiato le nostre priorità.

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Alberto Prina, fondatore dell’Associazione fotografica “Gruppo Fotografico Progetto Immagine” e coordinatore del Festival annuale della Fotografia Etica.

Alberto è convinto di cosa siamo. Ed è riuscito a convincere anche Eugene Richards. La sua è la prima mostra che apre il festival all’Ex chiesa dell’Arcangelo dove due anni fa era esposta anche Monika Bulaj. “The day I was born: life in the Arkansas Delta” è la fotografia, cruda e puntuale, di quello che era la segregazione in Arkansas negli anni ’70, i più poveri tra i poveri. Se è vero che l’allora presidente Lyndon Johnson aveva firmato il Civil Rights Acts e il Voting Rights Acts è altrettanto vero che in questo Stato è come se non fossero mai stati applicati.

Nel 2019 Richards tornò in questa regione e a colpirlo fu l’assenza; non c’erano più le baracche, non c’erano più gli uomini e le donne che lavoravano nei campi. Al loro posto l’agricoltura industriale, coloro che abituavano questi luoghi li avevano abbaondonati in cerca di una vita migliore. Il suo reportage è incentrato sulla storia di sei famiglie, sei storie che raccontano povertà, segregazione, abbandono, omofobia, violenza della polizia. Sei storie che bisogna ricordare perché non si ripetano in futuro.

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Festival della Fotografia Etica 2021 – “The day I was born: life in the Arkansas Delta” – Eugene Richards

Ma c’è anche un aneddoto interessante, una storia nella storia che ci riporta alla convinzione iniziale This is what we are. Come racconta lo stesso Alberto Prina, l’immagine di Richards che è stata scelta per la comunicazione del Festival della Fotografia Etica “..non è di certo la più corretta in termini di marketing”. Ma lo è per il suo messaggio. L’uomo che piange è un agricoltore del Delta, una foto scattata negli anni ’70. Inizialmente il fotografo non aveva capito che sarebbe stata l’immagine che avrebbe descritto il festival e non aveva dato il consenso al suo utilizzo. Forse non ne aveva visto l’attualità odierna, non aveva visto quello che aveva visto Alberto.

Ma la disperazione di quell’uomo, le sue lacrime, il suo mirare a qualcosa di migliore, in fondo, non è ciò che siamo noi in questo momento? Non è forse questo il This is what we are? È bastata questa frase per far cambiare idea a Richards e a consegnare a tutti un’immagine del passato potente anche ai giorni nostri.

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© Eugene Richards

Quella di Richards è però solo la prima mostra. Si prosegue al Palazzo della Provincia; nei chiostri monacali ci sono due installazioni altrettanto potenti e attuali realizzate grazie alla collaborazione con Agence France Press. “American Democracy Tested. A Divided Nation” è un reportage sulle divisioni che caratterizzano la politica americana. Dai fucili d’assalto delle milizie anti lockdown ai supporter di Trump che assaltano il Campidoglio alle proteste del movimento Black Lives Matter.

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Festival della Fotografia Etica 2021 – “American Democracy Tested. A Divided Nation” – AFP

E poi la cruda “Syria: Ten Years Of Conflict”: dalla ribellione verso il regime di Bashar Al-Assad all’ascesa dei jihadisti dello Stato Islamico. Qui c’è tutto quello che non si vorrebbe, ma si deve, vedere; uomini che sfidano il fuoco dei cecchini per portare il cibo a casa, i bombardamenti, i bambini, Kobane, Aleppo. Ma questo spaccato di storia non ci è dato solo dai fotografi AFP bensì anche dai comuni cittadini siariani che si sono messi in gioco. Una generazione di giovani fotoreporter che hanno deciso di impugnare una macchina fotografica e non (ma forse meglio dire “oltre che”) un fucile.

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Festival della Fotografia Etica 2021 – “Syria: Ten Years Of Conflict” – AFP

A palazzo Barni va invece in scena il World Report Award con il corposo reportage di 30 immaigini “Exodus” di Nicolò Filippo Rosso, vincitore del Master Award. Ma il fotografo occupa ben due stanze, nella seconda c’è anche “Consumed by Brief”, un corto che ha vinto anche la sezione Short Story Award all’interno dello stesso concorso. La sua è una storia incredibile, la maestria e il taglio che riesce a dare alle sue immagini è stata tale da costringere la giuria a dargli ben due premi.

Nicolò (1985) è un giovane fotografo documentarista che vive in Colombia che ha deciso di raccontare al mondo le migrazioni: da Colombia e Venezuela passando per il Guatemala e il Messico per giungere negli Stati Uniti. Ciò che davvero stupisce dell’autore è la sua pulizia: le sue immagini in bianco e nero sono documentariste, ma il taglio e soprattutto la composizione è eccellente in ogni suo scatto andando a rasentare la perfezione e un possibile inquadramento fine art. Una qualità che spesso si ritrova solo nei fotografi più datati.

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Festival della Fotografia Etica 2021 – “Exodus” – Nicolò Filippo Rosso

“Exodus” racconta il viaggio dei migranti attraverso le storie di persone comuni e vulnerabili, uomini, donne, anziani, adolescenti e bambini che sfuggono alla povertà e alle discriminazioni anelando un futuro migliore. Attrverso terre di confine popolate da gruppi ribelli e sottostanti alla tratta degli esseri umani. Questo lavoro è anche arrivato terzo nella categoria Contemporary Issues al World Press Photo 2020.

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Nicolò Filippo Rosso – Exodus, Colombia

Nella sala adiacente troviamo anche “Consumed by Brief”, un’agghiacciante sottostoria di “Exodus”. Nel marzo scorso i corpi di 13 migranti sono stati ritrovati carbonizzati un bus alla frontiera con il Texas e poi riportati al loro villaggio natio, Comitancillo. Per poter attraversare i Paesi solitamente i migranti pagano un “coyote”, il trafficante che corrompe gli ufficiali ai posti di blocco e le gang criminali aprendo la via ai migranti: il prezzo per ogni persona può arrivare anche tra i $ 10000 e i $ 15000.

Ma qualcosa non ha funzionato. Le gang hanno riunito il gruppo di persone in un bus, li hanno giustiziati e poi gli hanno dato fuoco. Solo i rilevamenti del DNA hanno potuto rendere un corpo alla propria famiglia. Ma il dolore in queste immagini non è solo per la perdita del proprio caro; è anche legato al buco economico che genera. Solitamente queste cifre sono messe insieme collettivamente, di villaggio in villaggio, sperando che “una volta di là”, il famigliare possa trovare un lavoro e aiutare il proprio parse d’origine ad andare avanti. Un investimento a rischio.

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Nicolò Filippo Rosso – Consumed by Grief, Guatemala

Queste sono solo alcune mostre portanti. Ma non sono le uniche. Sempre a Palazzo Barni c’è Daniele Vita con “Bathers” che raccontà la povertà e le esclusioni sociali dei minorenni dei “quatteri”, costretti a crescere in fretta e che basano la loro vita sul rispetto che molto spesso coincide con la cultura mafiosa; Jana Mai con “The Descendant Of The Wolves”, la storia della piccola regione di Gagauzia, una minoranza turca di fede ortodossa che si dica discendere dai lupi; Jedrzei Nowicki con “The Scars”, la narrazione delle sommosse popolari e il pugno di ferro utilizzato da Lukashenko sulla popolazione, fatto di arresti, pestaggi e torture.

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Festival della Fotografia Etica 2021 – “Bathers” – Daniele Vita
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Festival della Fotografia Etica 2021 – “The Scars” – Jedrzei Nowicki

E poi il Premio Voglino, lo spazio Reset e l’area No Profit con un toccante e doveroso omaggio di Giulio Piscitelli alla vita e all’impegno profuso da Gino Strada nei confronti del prossimo, una vita dedicata agli ultimi. “Come tutti, desideriamo intensamente tornare a stupirci, appassionarci, imparare assieme. Lo possiamo fare anche guardando, ascoltando, riflettendo sulle immagini che parlano alle coscienze.”

Questo è il Festival della Fotografia Etica di Lodi. Una cura per sé stessi e per la propria anima. Un ricongiungimento alle cose importanti della vita, un obbligo a notare quello che solitamente non vogliamo vedere.

Festival della Fotografia Etica
25/09 – 24/10/2021
Lodi

Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
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