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VERO

In fuga da Instagram verso VERO

C’è un social fortemente orientato verso la fotografia dove non devi preoccuparti di soddisfare l’algoritmo, non c’è pubblicità e ci sono delle funzioni che piacciono molto ai fotografi. E poi c’è una novità di cui possiamo andare fieri.

Enzo Dal Verme | 28 Novembre 2022

Fino a poco tempo fa, VERO era un’applicazione semi-sconosciuta. Ora, grazie agli utenti delusi dagli ultimi cambiamenti di Instagram, è sulla bocca di tutti e conta circa 6 milioni di utenti. Sono dimensioni ancora lontane da quelle di Instagram (1,4 miliardi di utenti), ma il suo successo è in crescita per molti motivi. Uno è che non c’è pubblicità. Ci sono, invece, una serie di cose che mancano ad Instagram.

VERO è il nuovo social per i fotografi?

Molti dei fotografi che si sentono frustrati dai cambiamenti dei social Meta sono migrati verso VERO o, perlomeno, hanno aperto un account e stanno sperimentando una ambiente completamente diverso. La piattaforma offre molte funzioni che mancano ad Instagram e non ha le limitazioni che stanno causando così tanto scontento. Ecco qualche esempio:

  • Instagram ora ti fa vedere cosa l’algoritmo calcola che ti possa piacere e solo una percentuale dei post di chi segui. Su VERO non è l’algoritmo a comandare, i post appaiono in ordine cronologico (cioè quello che faceva anche Instagram prima che l’algoritmo mettesse tutto in disordine cercando di mantenere gli utenti più a lungo sul social).
  • Nei post su VERO puoi aggiungere dei link che portano fuori dall’applicazione (cosa che non puoi fare in Instagram). Quando clicchi il pulsante per creare un post, salta fuori un piccolo menu con tante opzioni per pubblicare una foto, un link, un video, raccomandazioni di libri, film, programmi televisivi.
  • Instagram ultimamente favorisce i reel, ma se invece tu vuoi pubblicare delle foto sei penalizzato. Su VERO pubblichi quello che ti pare senza doverti preoccupare di soddisfare l’algoritmo.
  • Quando condividi qualcosa, puoi selezionare chi vedrà quello che hai pubblicato: solo gli amici intimi, anche amici, anche i conoscenti, oppure tutti. Questa è una funzione che non c’è su Instagram. Su Facebook, invece, puoi dividere i tuoi contatti in liste e usarne una per volta.
  • Su VERO ci sono gli “introduction post” che puoi usare, per esempio, quando un tuo amico crea un profilo nuovo e non ha ancora contatti. Introducendolo ai tuoi, puoi garantirgli un po’ di attenzione. C’è anche chi propone a profili simili al proprio “io pubblico un introduction post per te, tu ne pubblichi uno per me”, così si cresce più velocemente.
  • Cliccando su una foto su VERO, puoi aprirla a tutto schermo e funziona bene anche sull’iPad e anche in orizzontale. La qualità video è a 720p e nel feed si vede una preview.
  • C’è anche una chat molto simile a Whatsapp e si possono fare videochiamate.
  • Su VERO puoi guadagnare dei soldi. C’è la funzione “Buy Now” grazie alla quale i venditori approvati possono mettere in vendita i loro prodotti direttamente dai post (si riconoscono dal tag “product”). Oppure è possibile pubblicare dei link affiliati di terze parti.
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L’interfaccia di VERO e le sue funzioni

Insomma, se Instagram non è più una applicazione per fotografi come prima ed ha deluso milioni di utilizzatori, VERO sta entusiasmando i fotografi. Oltretutto, in questa fase cercano di fare il possibile per farci sentire a nostro agio e aiutarci a farci conoscere. C’è anche la possibilità di proporre dei propri lavori e vederli pubblicati su VERO Full Frame, un appuntamento settimanale (ogni lunedì) nel quale un fotografo viene presentato alla comunità del social-media.

Gli hashtag di VERO

Per favorire gli incontri tra fotografi, su VERO ogni giorno della settimana corrisponde ad un hashtag specifico:

  • Lunedì #momo (Monochromatic Monday, immagini monocromatiche),
  • Martedì #texturetuesday (trame, strutture, consistenze)
  • Mercoledì #wabstract (immagini astratte),
  • Giovedì #thartsday (velleità artistiche),
  • Venerdì #fcf (feature creature Friday, animaletti vari),
  • Sabato #macrosat (fotografia macro)
  • Domenica #3xsun (albe e tramonti)

Gli hashtag settimanali sono usati un po’ da tutti e aiutano ad esplorare generi specifici. È un modo per incoraggiare il “networking” tra fotografi che hanno gli stessi interessi. Gli hashtags per professionisti (quando rispettati) sono più specifici: #editorial_photography, #commercial_photographer, #photojournalism, eccetera.
E se facendo una ricerca si trovano tanti post interessanti, ma manca il tempo di leggerli, è possibile usare la funzione “bookmark” e salvarli per leggerli successivamente.

Una funzione per prevenire la dipendenza da social media

I social media, lo sappiamo, possono dare dipendenza. Alcune piattaforme in particolare sono progettate apposta per tenere gli utenti incollati allo schermo: più è il tempo passato dagli utilizzatori su Facebook, Instagram o Twitter, più questi possono guadagnare dalle inserzioni.
VERO ha un approccio diverso perché non ha pubblicità e se non utilizzi per un po’ l’applicazione non ti manda subito notifiche push per incuriosirti e farti tornare. Mentre navighi c’è addirittura una funzione che – se vuoi – ti permette di controllare quanti minuti passi ogni giorno sull’applicazione. Per esempio, se temi di perdere troppo tempo e decidi che vuoi passare al massimo 10 minuti al giorno, puoi impostare il timer e sarai avvisato quando complessivamente hai esaurito il tuo tempo della giornata.

Come fa a guadagnare VERO?

Senza pubblicità e senza lucrare sui dati degli utenti, VERO ha trovato il modo di guadagnare diversamente. Sulla piattaforma è possibile pubblicare canzoni dal catalogo di Apple Music e titoli di Apple Books. Se degli utenti acquistano articoli da Apple Books o Apple Music, VERO riceve una commissione di affiliazione.

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VERO

Ma c’è di più. Per il momento l’applicazione è gratuita e promettono che lo sarà sempre per chi crea un profilo adesso. In futuro, però, hanno intenzione di chiedere il pagamento di un abbonamento. Su questo punto si sono scagliati i critici: un social network a pagamento sembra uno scandalo! Eppure altri hanno accolto con grande favore la novità. La piattaforma fornisce un servizio agli utenti e questo servizio va pagato, è una garanzia che non ci siano altre forme di sfruttamento degli utenti. Molto meglio sborsare una piccola somma annuale piuttosto che avere i propri dati utilizzati per essere perseguitati con annunci pubblicitari ed avere la nostra privacy messa a repentaglio. Per i fotografi, VERO sembra essere il nuovo social su cui essere. Sarà proprio…vero?

Le critiche a VERO

VERO esiste dal 2015, ma solo nel 2018 ha conosciuto il successo diventando l’applicazione più scaricata. Con le recenti modifiche di Instagram, negli ultimi mesi c’è stata una nuova ondata di utenti alla ricerca di un social affidabile su cui potere condividere ciò che si vuole senza dovere assecondare le esigenze dell’algoritmo. In tanti lodano l’applicazione, ma su internet si trovano opinioni discordanti e c’è anche chi critica VERO. Perché? Vediamo i motivi:

Su VERO ci sono meno photoeditor, agenzie e direttori marketing rispetto ad Instagram. Giusto, si tratta di un social in crescita e numericamente il paragone non regge. Eppure a cosa serve avere un bacino di potenziali utenti sconfinato se poi l’algoritmo non ti fa trovare? I sostenitori di VERO preferiscono comunque liberarsi dalla schiavitù dell’algoritmo e crescere insieme alla piattaforma. E poi nulla vieta di mantenere il profilo su Instagram.

Ayman Hariri, l’amministratore delegato di VERO, è stato criticato. Nel 2016, un anno dopo il lancio della piattaforma, la Reuters pubblicò un articolo sulla Saudi Oger, una società di costruzioni in cui Ayman Hariri aveva precedentemente lavorato come vice amministratore delegato. L’articolo riportava che la Saudi Oger aveva lasciato i lavoratori bloccati per mesi in dormitori affollati nei campi di lavoro, con pochi soldi e un accesso limitato a cibo, acqua o cure mediche. Ayman Hariri aveva dichiarato che si trattava di informazioni inesatte e che i fatti erano accaduti dopo che lui aveva lasciato la società. Il boicottaggio, però, era già iniziato e la campagna #DeleteVero si fece sentire.

Ayman ha fornito la documentazione che conferma il suo disinvestimento dalla Saudi Oger diversi anni prima delle sfide finanziarie senza precedenti che hanno causato gli eventi del 2016-2017. La documentazione è citata in questo articolo di Mashable. Per i più esigenti, abbiamo recuperato una dichiarazione rilasciata a nome degli azionisti della società che conferma che Ayman ha venduto le sue quote in Saudi Oger ed ha cessato ogni responsabilità manageriale nel 2014.

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La risposta ufficiale di VERO

In ogni caso, in questa intervista Ayman Hariri racconta perché ha voluto creare VERO e qual è la sua etica nella gestione della nuova piattaforma. Ascoltare le sue parole aiuta a capire che cosa considera importante e l’orientamento innovativo che ha dato a VERO.

I termini e condizioni di Vero erano buoni, ma..

Vero raccoglie solo una minima parte di informazioni sugli utenti e assicura di non fornire i dati ad inserzionisti o terze parti. Si tratta di una scelta precisa e sicuramente lodevole, infatti è uno degli aspetti che sottolineano nella loro comunicazione. Ma, analizzando il contratto di VERO per scrivere questo articolo, avevo notato qualcosa mi era sembrato davvero inaccettabile. Infatti agli utenti venivano richiesti i diritti di utilizzo “perpetui e irrevocabili” dei contenuti caricati. Benché fosse specificato chiaramente che non avrebbero venduto i contenuti a terze parti, si trattava comunque di una richiesta impegnativa. Perché la licenza richiesta all’utente non avrebbe potuto terminare con la cancellazione del profilo?

Ho scritto a Vero e mi hanno risposto che sarebbe troppo complesso monitorare: “Questa autorizzazione è perpetua e irrevocabile, in modo da permetterci di visualizzare il contenuto pubblicato dall’utente, senza dover verificare con ogni singolo utente, dopo un determinato periodo di tempo, che ci conceda ancora l’autorizzazione a visualizzare ogni singolo post che ha pubblicato – o commento che ha fatto quando ha un account con noi.”
Non convinto, ho insistito chiedendo se avrebbero potuto riconsiderare i termini del loro contratto. Io, fotografo e potenziale utilizzatore di Vero, non avrei pubblicato le mie foto concedendo i diritti di utilizzo perpetui e irrevocabili. E come me tanti altri.

..adesso sono ancora meglio!

La risposta non è arrivata subito, ma non si erano dimenticati: stavano decidendo come affrontare il problema che avevo sollevato. Poi mi è arrivata una mail nella quale mi ringraziavano per avere fatto notare che qualcosa strideva e mi informavano di avere cambiato il contratto:

“Grazie per i commenti che ci hai mandato. Abbiamo rivisto i nostri Termini d’uso e aggiornato la sezione di concessione della licenza rimuovendo la parola “perpetuo” e chiarendo che la concessione dei diritti è limitata al periodo in cui l’utente ha un account VERO. Come abbiamo sempre specificato nelle nostre Condizioni d’uso, non siamo proprietari di alcun contenuto pubblicato dagli utenti sul servizio, né limitiamo in alcun modo l’utilizzo di tale contenuto al di fuori di VERO, ma siamo sempre felici di aggiornare le nostre Condizioni d’uso quando possiamo rendere le cose più chiare, come in questo caso. Puoi visualizzare le Condizioni d’uso aggiornate qui.”

Insomma VERO è una applicazione che promette davvero bene e hanno anche dimostrato di essere aperti a recepire i commenti degli utilizzatori. Infatti già in passato avevano modificato l’applicazione seguendo i suggerimenti del pubblico. Si tratta di una piattaforma in crescita con continue novità per permettere agli utenti di creare una propria comunità con altri utenti accomunati dagli stessi interessi. Io ho appena creato un profilo vero.co/enzodalverme e intendo esplorare le nuove potenzialità di questo social media senza pubblicità e libero dalla schiavitù dell’algoritmo.

A chi è venuta voglia di creare un profilo?

Enzo Dal Verme
Enzo Dal Verme è un fotografo conosciuto per avere ritratto celebrità come Donatella Versace, Laetitia Casta, Marina Abramovic, Bianca Jagger, Wim Wenders. Le sue immagini sono state pubblicate da Vanity Fair, l'Uomo Vogue, The Times, Marie Claire, GQ e tante altre riviste. I reportage scattati da lui sono spesso legati ad iniziative sociali, come la serie di ritratti di Eroi Urbani realizzati in Asia, Europa, America, Africa e Medio Oriente. Prima di dedicarsi a tempo pieno alla fotografia ha diretto la sua agenzia di comunicazione. Ha poi insegnato comunicazione all’Istituto Marangoni di Milano e Londra, allo IED di Milano, all’Ateneo Impresa di Roma e al Sole 24 Business School di Milano. Dal 2011 insegna i suoi fortunati workshop di ritratto nel corso dei quali gli studenti allenano la propria sensibilità ed esplorano il rapporto tra fotografo e soggetto. Collabora con la società olandese Science Of The Times per le ricerche sulle evoluzioni delle mentalità finalizzate all’innovazione nella comunicazione. Alla sua attività di fotografo commerciale, affianca una programmazione di mostre con i suoi lavori più personali. Enzo ha esposto in diverse gallerie in Italia e all’estero e in alcuni festival tra cui Alrles. Ha pubblicato negli Stati Uniti il libro Storytelling For Photojournalists e in Italia Marketing Per Fotografi. Pubblica regolarmente su Tutti Fotografi degli articoli di approfondimento sulla professione del fotografo. Ama il tofu ?
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