X
Entra
Accedi
Ho dimenticato la password
X
Se il tuo indirizzo è presente nel nostro database riceverai una mail con le istruzioni per recuperare la tua password

Chiudi
Reset password
Inserisci il tuo indirizzo email nella casella sottostante e ti invieremo la procedura per resettare la password
Invia
X
Grazie per esserti registrato!

Accedi ora
Registrati
Registrati
Ho dimenticato la password
Fotografia.it
esperto-risponde-pratica

L’esperto risponde – La calibrazione colore

Come avere tutti gli apparecchi della catena (fino alla macchina di stampa) tarati in modo coerente per mantenere i colori di partenza?

Redazione fotografia.it | 27 Febbraio 2021

Quali sono i passaggi obbligati per avere una foto stampata con i colori uguali a quelli che si vedono sullo schermo del PC? Lo stesso file visto su schermi diversi da risultati anche profondamente differenti cosi come stampato da laboratori diversi.
– Paolo

Una sola domanda, ma tutt’altro che semplice! Non c’è una risposta univoca ed esaustiva, poiché la questione della calibrazione del colore lungo tutta la catena di acquisizione, trattamento e stampa delle immagini coinvolge apparecchi diversi, realizzati da fabbricanti diversi in momenti diversi e con tecnologie in continua evoluzione. Richiede professionalità specifiche. Esistono persone che fanno solo di questa problematica il proprio mestiere, intervenendo dove il problema sia più grave o le esigenze più stringenti.

Il concetto di base pare semplice: avere tutti gli apparecchi della catena (fino alla macchina di stampa) tarati in modo coerente per mantenere i colori di partenza. Salvo che realizzare tutto ciò non è per niente facile e automatico. Già i diversi sensori delle fotocamere digitali hanno risposte diverse, quindi come potrebbero i monitor e le schede grafiche essere allineati già all’origine? Allineati con quale sensore? Oltretutto, i componenti elettronici sono soggetti a derive termiche e variazioni con l’invecchiamento, per cui la loro risposta cambia nel tempo. Ecco perché esistono i “profili” delle varie fotocamere.

Non basta: il colore percepito dipende dal tipo di luce presente nell’ambiente e da eventuali dominanti nelle superfici che la riflettono, per cui una valutazione “a occhio” non è affidabile. Per questo, solo per la calibrazione del monitor si potrebbero fare articoli di molte pagine della rivista.

Le strade percorribili sono tre, di complicazione crescente e quindi da valutare in successione se la precedente non soddisfa.

  • Lasciare tutto in configurazione standard e tutto per sRGB, presumendo che i fabbricanti le abbiano venduto prodotti “mediamente validi”, cioè tarati per le esigenze tipiche delle attuali catene di riproduzione delle immagini e vedere cosa succede. Se così facendo la sua catena di gestione delle immagini è accettabile fino alla stampa, non tocchi niente. Se su altri dispositivi le sue immagini appaiono diverse, non se ne faccia un cruccio. Non esiste un’unica taratura mondiale delle immagini.
  • Se la prima soluzione è insoddisfacente, cercare l’anello della catena responsabile della discrepanza, evitando di scombinare tutto insieme e non trovare mai più un equilibrio. Può essere infatti che uno solo dei dispositivi da lei utilizzati produca la maggiore deviazione. Una volta lavori solo sulla fotocamera, per vedere se non sia questa la principale responsabile. Ad esempio, un errore tipico è quello di impostare la fotocamera su Adobe RGB “perché mi hanno detto che è uno spazio colore più ampio e fedele rispetto a quello sRGB”. Solo che purtroppo tutto il resto della sua catena è regolato su sRGB e questo è incoerente con la fotocamera. Sempre sulla fotocamera (o sulle fotocamere) verifichi anche il tipo di finitura impostato. Personalmente, tengo sempre quella naturale e mai le finiture più “accese”. Queste, se e quando mi interessano, le ricavo in post-produzione visto che si può sempre passare da un file ben bilanciato ad uno particolare e non viceversa. Un’altra volta si occupi del solo monitor, che in genere è l’anello più variabile (e per questo più delicato) di tutta la catena. Ogni volta che ha modificato la taratura di un solo dispositivo lavori un po’ di tempo così per capire se ora le cose vanno meglio e la soddisfano. Se fosse peggio, torni alla calibrazione precedente e provi ad operare su un altro dispositivo della sua catena colore. Per la stampa, provi diversi laboratori fino a trovare quello più confacente per il suo workflow del colore.
  • Se ancora è lontano da risultati soddisfacenti, faccia quello che chiunque altro le avrebbe consigliato di fare fin da subito: esegua una calibrazione accurata di tutta la sua catena colore. Se, come probabile, non è in grado di farlo da lei, si informi, studi e si procuri gli apparecchi idonei, oppure si rivolga ad uno specialista. Ribadisco che questa non è una cosa banale da fare e sono richieste delle professionalità poco comuni. Io ad esempio non sarei in grado di farlo.

Le suggerisco il numero 57 di Progresso Fotografico “Il linguaggio del colore” che tratta molti degli argomenti che le interessano


Hai domande particolari che vorresti rivolgerci? Siamo a tua disposizione! Scrivici una mail a: tuttifotografi@fotografia.it!

Redazione fotografia.it
  • Cerca

  •  

  • Ultime News