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Fotografia.it
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Dati di scatto: 1/250s - F2.8 - ISO 1250

Anteprima: Sony A7 V, è lei quella giusta?

L’attesa è finita. Gli aggiornamenti che molti si attendevano su A7 IV sono ora finalmente arrivati anche su A7 V..con anche qualcosa in più: un sensore parzialmente Stacked da 33 Mpxl.

Francesco Carlini | 2 Dicembre 2025

La nuova A7 V raccoglie il testimone di tutta una serie di modelli vincenti che hanno reso Sony ciò che è ora. Una legacy, perché è così che bisogna intendere questa serie, cominciata nel 2013 con A7, la prima mirrorless Full Frame che introduceva sul mercato incredibili novità per quei tempi. Quella che però ha cambiato le carte in tavola, quella che per anni è stata la fotocamera da battere perché la più venduta in assoluto, è stata la A7 III nel 2018: sensore da 24 Mpxl, 5 stop di stabilizzazione, Real Time Eye AF, video 4K/30p. Quel modello rimase allora saldo nella sua posizione e anche oggi è richiestissimo perché considerato “quello giusto” per un gran numero di appassionati. Ma la successiva Sony A7 IV, nonostante abbia introdotto un nuovo sensore da 33 Mpxl ed il video 4K/60p (in Super35) con S-log3/S-Cinetone, non mi ha invogliato a consigliarla come il modello corretto con cui cambiare la precedente; anzi, mi è sembrata più un complemento perfetto come secondo corpo per A1 II o come primo corpo fotografico per A7S III. In fin dei conti si aveva tra le mani una macchina più professionale ma che non spostava tanto le specifiche né lato AF, permanendo il Real Time Eye AF assieme al Real Time Tracking, né lato raffica, fermandosi ai 10 fps.

Ma con A7 V le cose cambiano: Sony deve difendere una posizione e allargare il mercato. Nel corso degli anni la concorrenza non è stata a guardare e alla fine è riuscita ad insidiare la testa del gruppo, con modelli “tuttofare” come Canon EOS R6 III, Nikon Z6 III e Panasonic Lumix S1 II, che hanno spinto sull’acceleratore delle specifiche. Per questo motivo non si poteva restare a guardare. Non in un mercato, come quello fotografico, dove i tempi di gestazione di una macchina si sono allungati aumentando quindi le aspettative del pubblico. Inoltre, anche guardando internamente, Sony va a “riposizionare” non una bensì due serie, cementando di nuovo il gemellaggio della linea A7C con la linea A7: identiche o quasi per specifiche, con l’unica differenza che la prima è sprovvista di mirino. Si torna alla normalità quindi. Ora però, quello che avevo scritto nei confronti di A7 IV possiamo finalmente accantonarlo: A7 V ha “l’effetto wow” che non aveva la precedente e, se ve lo state chiedendo: sì, chi ancora possiede una A7 III ora avrà tutte le ragioni per fare quel cambio generazionale atteso per così a lungo. Perlomeno se è principalmente un fotografo.

Ho avuto tra le mani questo modello per qualche giorno. Purtroppo, al momento in cui scrivo, le considerazioni si basano unicamente sul file Jpeg non essendo ancora disponibile l’aggiornamento di Camera Raw o di Imaging Edge.

Sony A7 V: specifiche

Pur mantenendo lo stesso pixelaggio di 33 Mpxl ma guadagnando due stop di stabilizzazione (che passa dai 5.5 stop ai 7.5 stop), la più grande novità in assoluto è sicuramente la tecnologia del sensore che ora è parzialmente Stacked. Sony è sempre stata la prima azienda ad innovare nel segmento mirrorless. Uno dei veri punti di svolta è stata la creazione di un sensore Stacked, impilato su più strati: il primo è quello composto dai pixel che catturano la luce, il secondo contiene la circuiteria e ha una memoria integrata (DRAM), il terzo è quello del processore d’immagine. Grazie a questa struttura la velocità di lettura e scrittura dell’immagine viene aumentata di circa venti volte se paragonata a quella di un classico sensore CMOS. Ma ora sul piatto c’è una nuova soluzione “parziale”, in grado di offrire quasi le stesse prestazioni ad un prezzo più contenuto: il Partially Stacked. Qui la circuiteria è integrata in due “bande”, una in alto ed una in basso, che incorniciano lo strato dei pixel lasciando al secondo strato unicamente la memoria. In soldoni: le potenzialità in raffica e velocità massima rimangono le stesse ma, a fronte di un costo di realizzazione minore, si perde qualcosa in calcolo esposimetrico. Una A1 ad esempio, che ha un sensore Fully Stacked, raggiunge i 120 calcoli al secondo mentre A7 V “solamente” 60. La soluzione a questa differenza arriva però dall’Intelligenza Artificiale. A bordo troviamo infatti il nuovo processore Bionz XR2 con algoritmi AI che va a migliorare le performance generali, non solo quelle del sistema AF.




Sony A7 IIISony A7 IVSony A7 V






SensoreCMOSCMOSCMOS Partially Stacked
Risoluzione24 Mpxl33 Mpxl33 Mpxl
ProcessoreBionz X Bionz XRBionz XR2 + AI
ISO100-51200100-51200100-51200
ISO ext50-10240050-102400 50-204800
IBIS5 stop5.5 stop7.5 stop
EVF2.35 Mpxl 3.69 Mpxl3.69 Mpxl
Display3” basculante3” orientabile3.2″ articolato
AF693 punti 759 punti + AI759 punti + AI
Raffica10 fps10 fps30 fps
Video4K/30p 4K/30p4K/60p
MemoriaSD UHS-IIDual SD UHS-II+ CFexpress ADual SD UHS-II + CFexpress A
Dimensioni127 x 96 x 74 mm131 x 96 x 79 mm130 x 96 x 73 mm
Peso 650 g 658 g656 g

Grazie al Deep Learning la misurazione della scena e del bilanciamento del bianco viene svolta in maniera differente e più accurata, andando a riconoscere la luce di rimbalzo sul soggetto regalando una miglior gestione dei colori sia sul primo che sul secondo piano. Una maggior vividezza che si nota già sul file Jpeg. La AI aiuta anche nella gestione del Raw. Oltre al classico Composite Raw Shooting compare anche la funzione Extended Raw Processing: basandosi su un singolo scatto, attraverso Imaging Edge la rete neurale è in grado di generarne un secondo ad altissima risoluzione, pari a quasi 131 Mpxl. Ma ovviamente, quando si affronta questo argomento, non si può non pensare al sistema AF. Nonostante le aspettative, A7 IV uscì con Real Time Eye AF e Real Time Tracking, soluzioni eccellenti per il tracciamento ma che all’epoca erano già state superate dalla Human Pose Estimation già presente su altri modelli lanciati mesi prima e anche mesi dopo, come A7C II. A7 V “corregge” questa mancanza e incorpora il riconoscimento delle persone per la loro intera figura: non solo occhi e volto ma anche testa, busto, spalle e arti. Una soluzione infallibile sia in foto che in video e che funziona sia quando il soggetto è rivolto verso la camera sia quando è voltato sia quando entra o esce dalla scena. Oltre che, ovviamente, animali e uccelli (occhio, muso e corpo), insetti (corpo) e mezzi di trasporto.

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Dati di scatto: 1/80s – F2.8 – ISO 4000

La velocità generale subisce un upgrade. La raffica, sempre tenuta a 10 fps (con otturatore elettronico e meccanico) per scelte “protettive” nei confronti di modelli più blasonati della serie, passa ai 30 fps (con otturatore elettronico, 10 fps con otturatore meccanico); viene anche aggiunto il Pre Capture introdotto inizialmente su A9 III ovvero la possibilità di avviare un buffer da un minimo di 0.03 secondi ad un massimo di 1 secondo alla sola pressione della mezza corsa del pulsante di scatto. Un supporto importante alla raffica che viene ampliata con fino a 30 scatti “preventivi” per non perdere mai neanche un fotogramma dell’azione. Velocità che ritroviamo anche in video grazie allo sblocco del 4K/60p 4:2:2 10 bit con Creative Look, S-Log 3 ed S-Cinetone a pieno sensore (prima solo in Super35) con Auto Framing, modalità permette di stringere sul soggetto principale e tenerlo sempre centrato all’interno del fotogramma (volto o mezzo busto) liberando il videomaker dalla necessità di avere un secondo operatore, e Flexible ISO.

Sony A7 V: design

Corpo e peso non hanno praticamente subito variazioni. Rispetto ad A7 IV è di 1 mm più piccola (130 x 96 x 73 mm contro i 131 x 96 x 79 mm) ed il peso è inferiore di soli 2 grammi (656 gr contro i 658 gr). Al tatto si notano giusto due piccoli cambiamenti: la ghiera anteriore sull’impugnatura è stata leggermente inclinata verso l’alto, per migliorare la comodità quando utilizzata, mentre le altre sulla calotta sembrano avere una miglior frizione, pur rimanendo molto “gommate”. Impossibile invece da non notare l’aggiornamento che amo di più in assoluto: il display posteriore. Ora è da 3.2″ ma soprattutto vary angle ovvero sia basculante verso l’alto e verso il basso sia estraibile ed orientabile. In sostanza, una fusione di quelli utilizzati su A7 III (solo basculante) ed A7 IV (solo orientabile) e, per una macchina che vuole essere come una seconda pelle per fotografi e per videomaker, è l’unica soluzione percorribile che accontenta entrambi. Menzione speciale al mirino, che rimane da 3.69 milioni di punti ma diventa blackout free.

Piccola ma grande novità è racchiusa in uno degli sportellini laterali e riguarda la connettività: le porte USB-C sono infatti diventate due. La prima è una USB 3.2 Gen2 da 10 Gbps dedicata al trasferimento file ad alta velocità ma anche al live streaming; la seconda è una USB 2.0 da 480 Mbps pensata per la ricarica o per il collegamento di dispositivi secondari come ad esempio i gimbal. Vanno quindi a permettere il lavoro sul campo continuativo e senza interruzioni. Menzione speciale anche per il Wi-Fi integrato 2×2 MIMO (Multiple Input, Multiple Output), dove il trasferimento è gestito con due antenne e due distinti flussi che lavorano in contemporanea per la comunicazione dei dati. Una soluzione questa che era stata introdotta addirittura con Sony A1 I. Viene poi supportata la banda frequenza a 6 GHz, il che vuol dire non solo un miglior accoppiamento con un device esterno ma soprattutto la garanzia di trovare la macchina con più facilità anche in luoghi affollati, per esempio nelle grandi sale stampa. Grazie al nuovo processore ad alta efficienza energetica migliora anche la dissipazione del calore alle alte temperature fino a 40° C: a parità di gradi, A7 V consente di registrare ininterrottamente fino a circa 60 minuti in 4k là dove A7 IV si fermava ad un massimo di 10 minuti.

Sony A7 V: prime considerazioni

Come ho detto in apertura, A7 V è tutto quello che mi aspettavo (e forse non sono l’unico) già da A7 IV. Sony ha abbattuto il muro di riverenza e protezione che aveva verso altri modelli e lo ha fatto con una “mossa” semplice ma corretta: cambiando il sensore. È una via di mezzo che permette di fornire ottime prestazioni contenendo i costi, difatti questo modello esce ad un prezzo praticamente identico a quello della precedente pur essendo dotata di tutte le nuove tecnologie. Teniamo sempre a mente che per quanto la velocità sia aumentata le prestazioni di un sensore Stacked rimangono superiori in tema di lettura della superficie sensibile e dei calcoli. Un esempio l’ho menzionato sopra, facendo il paragone con A1 II: 120 calcoli al secondo contro i 60 di A7 V. Ma va bene così perché la sua battaglia è nei confronti del classico BSI CMOS, una sfida che questo sensore parziale vince su tutti i fronti. A lui quindi dobbiamo non solo lo sblocco del Pre Capture in questa gamma di prodotto ma anche il mirino blackout free.

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Dati di scatto: 1/250s – F2.8 – ISO 12800

In ogni caso credo che anche A7 V sia stata un po’ “imbrigliata” come successo in passato con la precedente per una scelta aziendale ben precisa che mira alla conservazione delle top di gamma. Tutto sommato non una grande pecca, si punta a bilanciare il più possibile pro e contro lato foto e lato video. In video non raggiungerà il 6K ma finalmente il 4K/60p è a pieno sensore ed il 4K/120p in Super35; mancano purtroppo l’Open Gate, una soluzione che la concorrenza ha sposato sulle tuttofare ma che Sony continua a non considerare (almeno non ancora), la possibilità di uscire su HD esterno in Raw tramite HDMI, nonostante la presenza di una porta grande tipo A preferendo il 4:2:2 10 bit interno, ed il Full HD/240p. Il perché è da ricercare nei sensori di A7S III ed FX3, che sono ottimizzati principalmente per il video.

Lato foto si potrebbe obiettare che la velocità non si sia sfruttata al massimo riguardo alla raffica (30 fps dove altri si spingono a 60/70 fps) ma non penso che 20/30/40 fps in più avrebbero migliorato la vita del fotografo sportivo anzi forse il contrario. In questo ambito questa struttura non ha perdite evidenti né cromaticamente né in gamma dinamica né lato gestione del rumore. Il file sembra tenere molto bene anche ad altissimi ISO in condizioni di luce mista, cosa non semplice ma che ci si aspetta da un modello che vuole essere professionale o quasi. Sono considerazioni queste che però rimangono superficiali, non avendo potuto lavorare sui file Raw ma essendo costretto a basarmi unicamente sul Jpeg. Di sicuro però il parzialmente Stacked risolve alcuni problemi di rolling shutter dati dal sensore precedente essendo circa 4.5 volte più veloce in readout; di contro, nonostante teoricamente sia possibile, il synchro flash con otturatore elettronico non è supportato mentre con otturatore meccanico si ha il classico 1/250s in Full Frame ed 1/135s in APS-C.

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Dati di scatto: 1/250s – F2.8 – ISO 12800

Sony A7 V: prime conclusioni

La fretta è una cattiva consigliera. Bisognerebbe avere più tempo, e calma, per poter provare A7 V in modo più completo..soprattutto per poter analizzare il Raw, la cosa più importante per poter parlare con più serietà di qualità del file. Il primo impatto è di essere al cospetto di un salto generazionale necessario per la linea A7, un buon mix per il professionista che vuole sapientemente mixare foto e video o che vuole un complemento dalle alte prestazioni nel suo corredo. Se è vero che la nuova tecnologia del sensore permetterebbe di spingere un po’ di più sull’acceleratore delle specifiche, è anche comprensibile che Sony non voglia esagerare avendo una complessa ramificazione di prodotti. Il prezzo poi, che non eccede rispetto al passato fissandosi sui 3000 euro, è sicuramente una delle cose più gradite in assoluto. Lato video credo che il videomaker forse avrebbe voluto qualche compromesso in meno, lato foto difficilmente è un modello al quale si possa chiedere di più.


In questa gallery le immagini scattate con Sony A7 V ed FE 24-70mm F2.8 GM II


Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
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