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Fotografia.it

Fujifilm X-H1: prime impressioni sulla nuova mirrorless stabilizzata

Sono stato a Lisbona in compagnia di Fujifilm Italia e di una selezione dei migliori giornalisti europei (non solo di settore) per provare in anteprima la nuova nata: Fujifilm X-H1.

Francesco Carlini | 20 Febbraio 2018

Ne abbiamo parlato approfonditamente nella news uscita su fotografia.it, la vera novità di questo nuovo prodotto è la stabilizzazione interna (IBIS) a 5 assi che permette l’utilizzo a mano libera della macchina anche con tempi molto lunghi e ne migliora le prestazioni in ambito video..stesso sensore e processore di X-T2 quindi, ma se la cosa ha inizialmente stupito (della serie “Ma allora è solo una X-T2 stabilizzata?”) come vedremo a breve Fujifilm X-H1 non è solo questo, è un modello rivisto quasi completamente nella meccanica interna che non la rende solo più solida ma anche più professionale. Mattatore della giornata Makoto Oishi. Lui, responsabile tecnico dello sviluppo di X-H1, lo avevamo già incontrato anche in Photokina quando l’azienda presentò in anteprima ad un ristretto gruppo di giornalisti (tra i quali chiaramente anche noi) la medio formato..e tutto sommato non stupisce che sia ancora lui a presentare questo nuovo prodotto, che nelle forme ricalca proprio quella GFX50s. Per alzare l’asticella, e per presentare una macchina più versatile di GFX, Fuji ha quindi sacrificato un po’ di portabilità e peso (cavalli di battaglia della serie X) per offrire un prodotto più tecnico.

X-H1: specifiche tecniche

Fujifilm X-H1 ha un corpo completamente rivisto dal punto di vista meccanico: il magnesio utilizzato per il rivestimento è il 25% più sottile (rispetto ad X-T2) ma al suo interno ha degli inserti “a placche” che rivestono la zona intorno al mount per poter reggere il peso (senza deformarsi) di ottiche pesanti – come ad esempio il prossimo obiettivo della line up Fuji, XF 200mm f/2. Proprio il mount è stato poi ridisegnato in modo che disperda maggiormente il calore interno, cosa davvero intelligente se pensiamo che il sistema di stabilizzazione è sempre attivo e che da qualche parte avrà bisogno di “sfiatare” per non compromettere il funzionamento della macchina. Inoltre, pur non essendo tropicalizzata, ha ben 94 giunzioni rinforzate per essere a prova di polvere e umidità, ragione in più per avere una valvola di sfogo per il calore. Rimanendo in zona, anche la shutter unit è stata notevolmente rivisitata, permettendo ora uno scatto più silenzioso e un assorbimento maggiore dello shock. Come abbiamo detto Fujifilm X-H1 è la prima della Serie X ad avere un sistema di stabilizzazione su 5 assi che utilizza tre accelerometri assiali, tre sensori giroscopici assiali e un doppio processore appositamente sviluppato per raggiungere l’elevata velocità di circa 10.000 calcoli al secondo. Durante la presentazione Oishi ha anche spiegato come questo sistema a macchina accesa mantenga il sensore allineato con il piano dell’immagine in modo molto preciso e costante – e qui ci ricolleghiamo a quanto detto prima sulla necessità che la macchina disperda il calore dalla flangia. Tutto questo è possibile grazie a delle innovazioni apportate alla fase di assemblaggio, quali l’utilizzo di dispositivi laser per controllare la planarità e la posizione dei componenti e del sensore, con una precisione nell’ordine del micron, con controllo di ogni singola fotocamera. Questo IBIS è chiaramente molto intelligente e ha un diverso funzionamento a seconda che vengano utilizzate ottiche stabilizzate o meno: in sostanza IBIS si attiva su 5 assi, o compensa il rimanente, con con obiettivi non stabilizzati e stabilizzati fino a 2 e 4 assi.

Nuova funzione è anche quella anti flickering, per far sì che X-H1 sia utilizzabile anche come macchina da fotografia sportiva indoor. Grazie anche al nuovo otturatore, durante la raffica la macchina adatta la cadenza di scatto (rallentandolo) per trovare la corretta esposizione senza il rischio di trovare delle sottoesposizioni nel flusso di lavoro. Fujifilm X-H1 prende quasi tutto da GFX50s, compreso il monitor sulla scocca superiore di fianco al pulsante di scatto: è “alwais on” anche a macchina spenta, ma non consuma troppo in quanto è come un piccolo ereader che è impostato su bianco e nero, ma può essere invertito: funziona sia in modalità foto che in modalità video, ma può essere personalizzato per mostrare più o meno informazioni. Il mirino da 3690000 punti ha un rapporto inferiore a quello di X-T2 (0.75x contro 0.77x), ma questa differenza verrà notata solo da chi, come me, indossa occhiali – la visione ai bordi risulta difficoltosa in certe situazioni. Per il resto la macchina, vuoi per questioni di stabilizzazione vuoi per lo sforzo al quale è portato il processore, consuma notevolmente: in una mezza mattina di scatti e video (circa 400 scatti e pochi minuti di girato) ho bruciato quasi due batterie. Se la si vuole utilizzare per lavoro, il battery grip (che al suo interno cela due batterie aggiuntive) è un pezzo fondamentale. Sulla scocca fa poi la sua comparsa il tasto AF-ON per la messa a fuoco automatica, ma non è molto reattivo e un po’ troppo duro. Cosa invece quasi troppo sensibile è il pulsante di scatto, ma è una scelta voluta di molti produttori ultimamente (vedi Panasonic su Lumix G9). Detto questo, il feeling in mano è immediato. Il display posteriore è luminoso ma purtroppo poco definito (perché non quello di GFX?) e durante la prova ho notato anche un refresh molto lento, che “tornava in essere” solo premendo il pulsante di scatto a metà corsa: piccole imperfezioni che scompariranno con il nuovo firmware (il refresh, la risoluzione sarà identica).

Dati di scatto: 1/125s – f/2.8 – ISO 400

Lato video troviamo il 4K che arriva a 30p, la modalità DCI Cinema che registra in 16:9 e la possibilità di registrare Slowmotion Full HD 1080p a 120 fps. La gamma dinamica è a 12 stop, ma la registrazione Log si ferma a 8 bit.

X-H1: conclusioni

Dopo una giornata di scatti, e con un prodotto che sappiamo riceverà un aggiornamento entro la data di release (e ne affinerà le piccole imperfezioni), si sente che Fuji ha dato un giro di vite ad una macchina come la X-T2, già di per sé molto performante: il feeling in mano (nonostante il peso) e l’aggiunta di opzioni video e simulazioni pellicola più cinematografiche, in accoppiata con un sensore grande, faranno sicuramente contenti tutti coloro che utilizzano una macchina fotografica come videocamera; la compatibilità con le ottiche MKX poi fa il resto. Lato foto impossibile non notare come la semplice aggiunta della stabilizzazione sia fondamentale per svolgere al meglio un certo tipo di fotografia, sia outdoor che indoor, grazie anche al nuovo sistema anti flickering. Sinceramente, dato che il lavoro fatto bene paga sempre, siamo di fronte forse al miglior sistema di stabilizzazione provato recentemente. Alcune pecche ci sono, l’autonomia in primis è troppo risicata: se è vero che il professionista si orienterà di default verso l’acquisto del battery grip, l’amatore “dallo scatto facile” sarà costretto a fare lo stesso se vorrà divertirsi per più di una giornata. X-H1 non è da porre a paragone con Lumix GH5/GH5s: il modello di Fuji non offrirà la stessa vastità di opzioni video di quello Panasonic, ma dalla sua ha una resa fotografica da X-T2/X-Pro2 (quindi ottima) con l’aggiunta della stabilizzazione..e questo farà felici molti fotografi.

Ecco una gallery con le foto scattate con Fujifilm X-H1

Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
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