X
Entra
Accedi
Ho dimenticato la password
X
Se il tuo indirizzo è presente nel nostro database riceverai una mail con le istruzioni per recuperare la tua password

Chiudi
Reset password
Inserisci il tuo indirizzo email nella casella sottostante e ti invieremo la procedura per resettare la password
Invia
X
Grazie per esserti registrato!

Accedi ora
Registrati
Registrati
Ho dimenticato la password
Fotografia.it
fotopuntoit_Raghu-Rai_01

Raghu Rai, Stazione ferroviaria di Churchgate/ Churchgate railway station, 1995 Courtesy Raghu Rai & PHOTOINK

India Oggi: a Trieste una importante mostra sui fotografi indiani

Inaugura l’11 novembre a Trieste la mostra India Oggi, 17 fotografi dall’Indipendenza ai giorni nostri, la prima esposizione che raccoglie e presenta a livello europeo settant’anni di fotografia indiana in un unico grande progetto composto da oltre 500 opere tra fotografie, video e installazioni.

Enzo Dal Verme | 21 Novembre 2023

Il Magazzino Delle Idee di Trieste presenta una grande mostra sui fotografi indiani a cura di Filippo Maggia, prodotta e organizzata da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia. Si tratta di un’occasione unica per potere conoscere degli autori di cui non si parla spesso e che meritano tutta la nostra attenzione. 

Sono 17 fotografi che hanno raccontato l’India con sguardi molto diversi e in anni diversi. Il percorso espositivo segue un ordine cronologico che parte dalla metà del ventesimo secolo per arrivare al nuovo millennio dedicando ampio spazio agli autori contemporanei. Dal passato postcoloniale all’affermazione fra le maggiori economie internazionali, la mostra testimonia la radicale trasformazione di cui è protagonista il subcontinente indiano, forte di uno sviluppo esponenziale che deve fare i conti con profonde contraddizioni e disuguaglianze sociali. Le immagini di ogni autore sono accompagnate da testi che aiutano a contestualizzare le sue immagini. Inoltre, 15 audiovisivi con le interviste agli artisti completano l’esposizione.

Si parte da Kanu Gandhi, nipote del Mahatma, che ha ritratto in pubblico come in privato Mohandas Karamchand Gandhi negli anni in cui professava la disobbedienza civile, viaggiando in treno da una città all’altra e incontrando politici e militanti, raccogliendo emozionanti immagini dell’India impaziente nel volersi affrancare dal dominio britannico, pronta e solerte nel seguire il suo leader e abbracciare l’attivismo nonviolento da lui esercitato.

fotopuntoit_Kanu-Gandhi_01
Khanu Gandhi, Mahatma Gandhi, casa Birla/Birla house, August 1942 Courtesy The Estate of Kanu Gandhi & PHOTOINK

Con Bhupendra Karia, insegnante, teorico, curatore (partecipa alla fondazione dell’International Center of Photography di New York con Cornell Capa) la fotografia assume nuove valenze: nell’esplorazione dell’India rurale post indipendenza, visitando piccole città e villaggi, Karia associa a un’indagine di carattere antropologico e documentaristico riflessioni personali sulle sfide sociali, politiche e ambientali che il subcontinente dovrà ora affrontare.

fotopuntoit_Bupendra-Karia_01
Bhupendra Karia, Vecchie abitazioni di Bombay/ Old Bombay Dwellings da/from Transition and Trajectories, 1970 The Estate of Bhupendra Karia courtesy sepiaEYE

Gli anni Settanta sono gli anni di formazione di Pablo Bartholomew: Outside In è la sua narrazione in prima persona di dieci anni trascorsi tra Delhi, Bombay e Calcutta con l’entusiasmo e l’incoscienza di un giovanissimo espulso da scuola per insubordinazione e intento a fotografare la sua famiglia (intellettuali di sinistra appassionati d’arte), i suoi amici hippie, nonché inchieste in ambiti sociali sovente difficili da fronteggiare (qui l’intervista in esclusiva).

Parsi-beggars-in-Fort-area,-Bombay,-1979-web
Parsi beggars in Fort area, Bombay, 1979

A cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta Ketaki Sheth annota sulla pellicola 35 millimetri la metamorfosi in atto già da qualche anno a Bombay a seguito del boom edilizio e del massiccio arrivo di immigrati da altri stati indiani, attratti dalla forza propulsiva della metropoli del Maharashtra. Le sue immagini fortemente contrastate coniugano tradizione e cambiamento, in un classico esercizio di street-photography dove l’uomo è sempre al centro.

fotopuntoit_Ketaki-Seth_01
Ketaki Sheth, Madre e figlia alla Fiera di Mount Mary /Mother and child, Mt Mary Fair, da Bombay Mix – Street Photogrphs 2002 Courtesy Ketaki Sheth & PHOTOINK

Manifesto esplicito di un primo importante cambiamento nel Paese è il lavoro di Sheba Chhachhi, attivista e cronista del movimento femminista indiano. Particolarmente interessante è la serie Seven Lives and Dreams avviata all’inizio degli anni Novanta, in cui la Chhachhi, con la collaborazione di sette donne, abbandona l’approccio reportagistico per riflettere sulla natura del reale comunemente percepito in un esercizio di stage photography.

fotopuntoit_Sheba-Chhachhi_01
Devikripa, III Incontro dopo il pogrom dei Sikh/Meeting after Sikh pogrom, Delhi 1985 Courtesy Sheba Chhachhi

Raghu Rai, considerato oggi uno dei maestri della fotografia indiana (dal 1977 è membro dell’agenzia Magnum, ove fu introdotto da Henri Cartier-Bresson), riunisce nelle sue fotografie i quattro decenni che intercorrono tra gli anni Sessanta e il Duemila. La sua narrazione per immagini del subcontinente indiano, pur scorrendo secondo un registro documentaristico che annovera non a caso i celebri reportage su Madre Teresa di Calcutta o il disastroso incidente industriale di Bhopal del 1984, presta molta attenzione alla costruzione formale della scena ripresa.

fotopuntoit_Raghu-Rai_01
Raghu Rai, Stazione ferroviaria di Churchgate/ Churchgate railway station, 1995 Courtesy Raghu Rai & PHOTOINK

Nel nuovo millennio la fotografia indiana inizia a circoscrivere il proprio campo d’indagine affrontando temi e questioni urgenti come, ad esempio, i diritti della comunità LGBT. Diari privati, raccolte di immagini e album fotografici pazientemente assemblati negli anni: così si presentano i lavori di Sunil Gupta, Anita Khemka, Serena Chopra e Dileep Prakash, storie individuali che assumono valore universale.

fotopuntoit_Sunil-Gupta_01-
Sunil Gupta, da Country portrait of an indian village, 2011-2023 Images courtesy the artist and Hales Gallery, Matèria Gallery, Stephen Bulger Gallery and Vadehra Art Gallery. © Sunil Gupta. All Rights Reserved, DACS 2023

Anita Khemka ci ricorda che gli Hijra (transessuali) esistono da secoli nella sottocultura del subcontinente indiano, tanto da essere sovente citati nei racconti della tradizione popolare e in letteratura. Sono tollerati e vivono di espedienti, in diversi casi si riuniscono in comunità dirette da un guru. Nepal, Pakistan, Bangladesh e India hanno riconosciuto gli Hijra come appartenenti a un terzo sesso transgender. Per oltre due decenni la fotografa ha seguito l’evoluzione di Laxmi che ha fatto carriera in politica e oggi presenta la sua vita in un’installazione.

fotopuntoit_Anita-Kemna_02
Anita Khemka, da/from Laxmi, 2003-2020, © Anita Khemka

Serena Chopra per otto anni ha frequentato il campo profughi di Majnu ka Tilla, raccogliendo immagini e testimonianze sonore, scritti e disegni realizzati dagli esuli tibetani. Il suo non è solo un diario, ma un contenitore di memorie e un termometro generazionale, utile a misurare quanto la cultura tibetana riesca a sopravvivere e tramandarsi di generazione in generazione pur lontano dal proprio Paese d’origine. 

fotopuntoit_Serena-Chopra_01
Serena Chopra, da I diari di Manju Ka Tilla/ Manju Ka Tilla Diaries, 2009 – 2016 Serena Chopra courtesy sepiaEYE, NYC

Dileep Prakash ha speso oltre due anni viaggiando e visitando diverse comunità, con l’obiettivo di capire quanto il legame fra due differenti culture perduri vivo e autentico. In particolare, ha indagato sulle eredità postcoloniali, le comunità anglo-indiane formatesi nel corso di un secolo di commistioni fra inglesi e indiani. I suoi ritratti, più che riprendere uomini, donne, giovani e anziani, coppie e nuclei familiari, sono frutto di attente osservazioni ambientali e valutazioni collettive.

fotopuntoit_Dileep-Prakash_02
Dileep Prakash, Ezme Hilton, Dehradun, 2005 Courtesy Dileep Prakash & PHOTOINK

Vicky Roy scappò di casa all’età di undici anni vivendo per le strade di New Delhi fino a che un’organizzazione umanitaria lo aiutò e lo sostenne negli studi. Il suo lavoro come fotografo affronta un dramma irrisolto e di costante attualità della società indiana: sono oltre dieci milioni i bambini indiani orfani o abbandonati che vivono per strada mendicando, vittime di abusi e sfruttamento. Le sue fotografie restituiscono un’immagine piena di vita e di speranza di questi adolescenti, vogliono essere un appello per riuscire a dare loro un futuro, soddisfare le loro speranze e sogni.

fotopuntoit_Vicky-Roy_02
Vicky Roy, Mumbai, Maharashta, India, da/from Bachpan, 2018 © Vicky Roy

Amit Madheshiya nelle sue fotografie ritrae i volti perduti, stupiti e rapiti di indigeni che assistono alla proiezione di film sotto tendoni improvvisati di cinema itineranti. Sono in gran parte allevatori di bestiame e agricoltori e rappresentano l’altra faccia dell’India contemporanea, quella che vive nei villaggi e assiste, impotente, alla grande trasformazione in atto nel subcontinente. Di loro trattano anche i lavori di Senthil Kumaran Rajendran, Vinit Gupta, Ishan Tanka e Soumya Sankar Bose.

fotopuntoit_Amit-Madeshyia_03
Amit Madeshiya, da/from Cinema Travellers, 2010-2014 Courtesy Amit Madheshiya & PHOTOINK

Al centro del lavoro di Senthil Kumaran Rajendran c’è la difficile convivenza fra tigri e umani, un conflitto causato da fattori quali l’aumento demografico e i conseguenti nuovi insediamenti (sono circa 56.000 le famiglie che vivono all’interno delle riserve naturali), la deforestazione, il ricollocamento delle 3.000 tigri selvatiche indiane in spazi sempre più contenuti, in condivisione o ai confini con i campi coltivati, i pascoli del bestiame, fiumi e laghi dove si pratica la pesca.

fotopuntoit_Senthil-Kumaran-Raj_01
Senthil Kumaran, da/from Boundaries, 2012-2022 © Senthil Kumaran

L’installazione multimediale di Vinit Gupta è un invito per la costituzione di una coscienza ecologica collettiva capace di opporsi ai crescenti interessi industriali che stanno distruggendo l’ambiente, sconvolgendo identità, memorie e tradizioni di intere comunità fino ad allora vissute in perfetta armonia con la natura. Nel suo lavoro, Vinit Gupta testimonia le lotte condotte dalle popolazioni indigene della città mineraria di Singrauli.

fotopuntoit_Vinit-Gupta_01
Vinit Gupta, da/from If a tree falls in a forest © Vinit Gupta

Ishan Tanka vuole testimoniare le proteste dei jal satyagrahis e degli adivasi: i primi si oppongono alla costruzione di un imponente progetto di sbarramento per la costruzione di dighe e conseguente allagamento di terre e spostamento di centinaia di migliaia di persone, i secondi lottano contro lo sfruttamento delle loro terre ricche di carbone e ferro.

fotopuntoit_Ishan-Thanka_03
Ishan Tankha, da/from Sommersi/Submerged. Abitanti dei villaggi lottano per il diritto alla sopravvivenza nell’India centrale/ Submerged. Villagers fight for their right to survive in the central India © Ishan Tankha

Per non dimenticare, e per ricordare quanto il passato ciclicamente ritorni con le medesime modalità, ragioni e obiettivi, Soumya Sankar Bose ha ricostruito attraverso testimonianze dirette orali e video, ripercorrendo i luoghi e incontrando i superstiti, il cruento e disumano massacro di Marichjhapi, a Sundarban, nel Bengala occidentale, perpetrato dalle forze di polizia contro i rifugiati bengalesi di casta inferiore nel 1979.

fotopuntoit_Soumyia-Sankar-Bose_01
Soumya Sankar Bose, da/from Where the birds never sing, 2017-2020 © Soumya Sankar Bose/Experimentar Gallery

Uzma Mohsin con il suo coraggioso lavoro dall’emblematico titolo Songkeepers analizza i meccanismi che regolano la protesta civile, e soprattutto le conseguenze che questa azione provoca oggi in India. Il fatto che il dissenso sia considerato al pari di “slealtà, antinazionalismo e sedizione” come lei stessa rammenta, è un indice estremamente allarmante per la tenuta democratica di una nazione.

fotopuntoit_Uzma-Moshin_01
Uzma Mohsin, Songkeepers da/from Songkeepers, 2018 © Uzma Mohsin

Il visitatore della mostra India Oggi ha la possibilità di osservare i cambiamenti dell’India dal 1947 ai giorni nostri attraverso le lenti dei fotografi che – con il loro sguardo – hanno contribuito a creare una documentazione importante.


India oggi. 17 fotografi dall’Indipendenza a giorni nostri
Dall’11 novembre 2023 al 18 febbraio 2024
Magazzino delle Idee | Corso Cavour, 2, Trieste
magazzinodelleidee.it
da martedì a domenica 10.00-19.00; lunedì chiuso

Enzo Dal Verme
Enzo Dal Verme è un fotografo conosciuto per avere ritratto celebrità come Donatella Versace, Laetitia Casta, Marina Abramovic, Bianca Jagger, Wim Wenders. Le sue immagini sono state pubblicate da Vanity Fair, l'Uomo Vogue, The Times, Marie Claire, GQ e tante altre riviste. I reportage scattati da lui sono spesso legati ad iniziative sociali, come la serie di ritratti di Eroi Urbani realizzati in Asia, Europa, America, Africa e Medio Oriente. Prima di dedicarsi a tempo pieno alla fotografia ha diretto la sua agenzia di comunicazione. Ha poi insegnato comunicazione all’Istituto Marangoni di Milano e Londra, allo IED di Milano, all’Ateneo Impresa di Roma e al Sole 24 Business School di Milano. Dal 2011 insegna i suoi fortunati workshop di ritratto nel corso dei quali gli studenti allenano la propria sensibilità ed esplorano il rapporto tra fotografo e soggetto. Collabora con la società olandese Science Of The Times per le ricerche sulle evoluzioni delle mentalità finalizzate all’innovazione nella comunicazione. Alla sua attività di fotografo commerciale, affianca una programmazione di mostre con i suoi lavori più personali. Enzo ha esposto in diverse gallerie in Italia e all’estero e in alcuni festival tra cui Alrles. Ha pubblicato negli Stati Uniti il libro Storytelling For Photojournalists e in Italia Marketing Per Fotografi. Pubblica regolarmente su Tutti Fotografi degli articoli di approfondimento sulla professione del fotografo. Ama il tofu ?
  • Cerca

  •  

  • Ultime News