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Polaroid Go

Polaroid Go: recensione di una instant minuscola

Polaroid ha da poco presentato Go, fotocamera Instant minuscola con la quale punta ad aggredire il mercato dei giovani. Design impeccabile, dimensioni contenute e stampe in vero stile retrò, come vuole la tradizione Polaroid.

Francesco Carlini | 31 Maggio 2021

Voglio cominciare questo articolo così, riportando le parole di Walker Evans: “Nessuno dovrebbe toccare una Polaroid prima dei sessant’anni”. E sapete perché? Perché altrimenti l’approccio, la considerazione e le idee che ne deriverebbero sarebbero quasi sempre sbagliate: non si avrebbe la giusta consapevolezza di quello che si ha tra le mani, non si saprebbe da che parte cominciare per poterla utilizzare al meglio. E questo nonostante la Polaroid sia nata negli anni ’40 come “macchina per famiglie”. Questo ragionamento era valido un tempo, quando la fotografia non era proprio appannaggio di tutti..ma oggi? Ha ancora senso questo discorso? Probabilmente sì se consideriamo la classica Polaroid. Ma la fotografia è cambiata, il pubblico è cambiato e lo sono anche i prodotti. Come Polaroid Go che è nata proprio per chi non vuole aspettare i propri sessant’anni per averne una.

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Stampa fatta con Polaroid Go

Mi considero molto calzante come termine di paragone, mi ritrovo appieno in quanto detto da Evans. Pur avendo sempre apprezzato il fascino e la storia di questo tipo di macchine non ne sono mai stato davvero rapito: non essendo un fotografo fine art e neppure un artista, ho sempre guardato a questo tipo di modelli (non solo quelli Polaroid) in maniera molto distaccata. Perché quello che intendeva Evans non è un limite prettamente anagrafico, più che altro è un limite artistico. Arrivati ad una certa maturità professionale è ovvio che si abbia voglia di abbandonare la propria confort zone e sperimentare. Ed è in quel momento che arriva Polaroid. Ma appunto, i tempi sono cambiati. I più giovani guardano a questi modelli con occhi pieni di stupore: la possibilità di una stampa immediata sembra quasi futuristica nonostante nel passato fosse quasi la regola. Un passato che loro non lo hanno mai vissuto, che a malapena conoscono; per loro è tutto nuovo. Ma occorre fare un po’ di cronistoria prima di parlare di Polaroid Go. Per cui, eccoci. Mettetevi comodi.

Polaroid: la storia in breve

La prima Polaroid fu inventata da Edwin Land alla fine degli anni ’40. Inizialmente pensata come un prodotto per famiglie, Land era convinto che avesse delle potenzialità artistiche tutte da sfruttare. Per questo motivo fece leva sulla sua amicizia con Ansel Adams e lo coinvolse in un progetto: dimostrare che la pellicola Polaroid non era solo uno sfizio. Fu proprio Adams che, grazie alle sue prove sul campo, aiutò l’azienda a migliorare le proprie emulsioni e a crearne di nuove; inoltre coinvolse tanti altri grandi artisti nelle sue sperimentazioni, come Dorothea Lange, Margaret Bourke-White, Edward Weston, Imogen Cunningham e William Garnett. Insomma, negli anni ’50 attorno a Polaroid si creò una vera e propria corte..incredibile se pensiamo che era nata con altri presupposti. Agli artisti piaceva soprattutto l’idea che la stampa non fosse in alcun modo riproducibile, potevano creare un’opera davvero unica nel suo genere..e per giunta immediata, senza dover passare attraverso un laboratorio.

Andy Warhol – Autoritratto

Ma in realtà furono gli anni ’70 a consacrare Polaroid al mondo dell’arte. Andy Warhol fotografò se stesso ma anche Muhammad Ali, Dolly Parton, Diana Ross e Giorgio Armani. Robert Mapplethorpe la usava per immortalare amici ed amanti. Jimmy DeSana compose la copertina di More Songs About Buildings and Food dei Talking Heads con un collage di 500 scatti. Helmut Newton la utilizzò per gli scatti di prova prima di quelli definitivi.

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La copertina di More Songs About Buildings and Food dei Talking Heads

E Luigi Ghirri, Giovanni Gastel e Nobuyoshi Araki. Tutto questo grande mondo di artisti, consacrati alla storia come anticipatori e visionari, permise a Polaroid di creare una immensa collezione fatta di migliaia di opere d’arte a cavallo di almeno quattro decenni. Ma purtroppo questa storia non ebbe un lieto fine. Questo grande database analogico venne frammentato con il fallimento dell’azienda per volere dei creditori e battuto all’asta.

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Nobuyoshu Araki – Lady Gaga

Sembrava la fine di una gloriosa epoca, sarebbe servito un miracolo per salvare Polaroid. E il miracolo è arrivato quasi 20 anni dopo per mano di tre dipendenti. Florian Kaps, André Bosman e Marwan Saba decisero di rilevare stabilimenti e macchinari per creare The Impossible Project. Il primo passo verso il grande rientro fu quello di riprodurre le pellicole della serie 600 per permettere a chi ancora era in possesso di una Polaroid 600 di tornare ad utilizzarla con costanza. Poi vennero le Image Spectra, poi le serie SX70. Assieme alle pellicole poco dopo vennero prodotte le nuove versioni della 600, seguite dalla prima fotocamera veramente Impossible: la I-1, con un design completamente diverso da quello che aveva contraddistinto le originali macchine anni ’70. Ma poco dopo qualcosa cambiò, quando nel 2017 l’azionista di maggioranza Wiacezlaw Smolokowski, magnate dell’industria energetica, fu persuaso dal figlio Oskar a rilevare Impossibile e creare Polaroid Originals. Il primo prodotto fu Polaroid OneStep 2 che ricordava la classica originale con un design più moderno e la scomparsa del sistema di chiusura frontale e distribuita con nuove pellicole i-Type, seguita da OneStep +.

Per tre anni la situazione è rimasta immobile. Poi nel 2020 Oskar Smolokowski ha rilevato tutto, abbandonando la dicitura “Originals” e tornando al semplice e unico marchio originario: rinasce Polaroid. Questo rebranding ha portato Polaroid Now: nuove forme arrotondate e nuova gamma cromatica arcobaleno che richiama l’originale logo Polaroid, dotata di un obiettivo che passa automaticamente dal formato panorama a quello del ritratto e di un flash che tiene conto delle condizioni di luce esterne. Una macchina vintage in salsa moderna.

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Stampa fatta con Polaroid Go

Ed eccoci ai giorni nostri, con l’ultima nata: Polaroid Go. Dove eravamo rimasti? Ah sì, a “i tempi sono cambiati”..e lo sono davvero. Oggi, con questo modello, Polaroid vuole cominciare un nuovo capitolo della sua storia partendo dai presupposti del passato: una macchina divertente e per tutti, alcuni dei quali arrivati a maturità (come diceva Evans) faranno uno “switch” mentale e magari si scorpiranno artisti della manipolazione e vorranno una Polaroid Now o cercheranno una vecchia 600. Magari seguendo le orme di Alan Marcheselli. Tutti coloro che non si sono mai avvicinati alla fotografia Instant perché “la Instant è scomoda” ora non avranno più scuse: Polaroid Go è piccola, bella e utilizzabile davvero in tante situazioni differenti.

Polaroid Go: design e costruzione

Rispetto a Polaroid Now, di cui è la copia quasi carbone in formato ridotto, Polaroid Go misura 105 x 84 x 61 mm. Insomma, sta comodamente sul palmo di una mano. Il corpo è in policarbonato ed è completamente bianco con una piccola striscia arcobaleno centrale che richiama i colori originali; quella di non rendere disponibili altri colori è una scelta precisa, almeno non per ora.

Frontalmente c’è il flash, l’obiettivo e il mirino con un vetro quasi a specchio, utile per gli autoscatti; subito sotto l’uscita per le pellicole istantanee. Sulla calotta i primi due pulsanti, quello di scatto e quello del flash che comanda tutte le impostazioni (poche, ma ci sono). Sul retro il mirino, un piccolo display che fa da contatore per gli scatti rimasti e il terzo e ultimo pulsante che comanda accensione e spegnimento. Sul fondo uno sportellino per caricare le pose. Si ricarica tramite porta USB (purtroppo, scelta molto strana, non di tipo C) laterale. Nella confezione, oltre alla macchina e a delle istruzioni davvero intuitive e “visual”, troverete anche un simpatico foglio pieno di sticker che potrete utilizzare per abbellire le pellicole o anche (i puristi mi perdoneranno) personalizzare direttamente la Go.

Polaroid Go: utilizzo e caricamento

Anche il funzionamento ricalca quello di Now. La prima cosa da fare è accendere la macchina dal pulsante posteriore posto vicino al piccolo display che fa da contatore. Una volta accesa bisogna caricare le pose aprendo lo sportellino posto sul fondo: attenzione qui, perché vi darà accesso diretto al grande specchio che serve per impressionare le carte..per cui non è assolutamente da toccare con le dita, altrimenti lo sporco che vi si deposita lo si ritroverà sulle foto. Una volta chiusa ed eseguito il primo scatto “di prova” che serve per espellere la protezione di plastica dal caricatore delle pellicole, Go è pronta per essere usata.

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Polaroid Go – vano caricatore e pellicola

È completamente automatica: focale equivalente ad un 35mm, apertura da f/12 ad f/52, ISO max 640, otturatore da 1/125s a 30 secondi, profondità di campo fino a 40 metri, batteria da 750 mAh. Le possibilità sono solamente tre e vi si ha accesso premendo il pulsante del flash: una volta per escludere il lampo (perché di default il flash è sempre attivo), due volte per la doppia esposizione e premuto a lungo per l’autoscatto. Non c’è altro. Le carte sono disponibili in pacchetti da 8 + 8, e hanno una superficie sensibili di 46 x 46mm (66 x 53 con la cornice). Questo nuovo formato è stata una vera sfida: riprodurre i colori originali tipici e riproporli in formato ridotto. Per questo tipo di pose è stata creata appositamente una nuova linea di produzione dedicata: le immagini che vedete in questo pezzo fanno parte del primo lotto di carte prodotto in Olanda.

Polaroid Go: sul campo

Go è la prima Polaroid davvero portatile, un prodotto che credo sia azzeccatissimo per il pubblico che vuole andare “ad impressionare”: quello dei giovani, quelli di prima, quelli come me che “la Instant è scomoda”. E lo fa in maniera molto intelligente, con un design unico e un formato di pellicole davvero molto interessante. È la prima del suo genere, la prima davvero portatile; tutti coloro che non si sono mai avvicinati ad una Instant per questioni di dimensioni ed ingombri non avranno quindi più scuse. Sembra fatta proprio per loro. Io stesso non mi sono mai avvicinato a questo tipo di prodotto per gli stessi motivi: le istantanee sono grandi ed ingombranti, non sono fatte per essere portate con sé in comodità e soprattutto sono fatte per una fotografia ragionata e non mordi e fuggi. Ma con Go cambia tutto, la si può mettere in uno zaino anche tutti i giorni e la si può portare in vacanza. E poi, e questo è un concetto molto importante che solo con un prodotto simile si può fare, le foto si possono regalare. E non intendo condividere, intendo proprio consegnare fisicamente a chi sta di fronte a te.

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Polaroid Go sta davvero sul palmo di una mano.

Detto questo, parliamo un po’ della fotografia “ragionata” perché è ovvio che con una Polaroid non potrete scattare a casaccio come si fa con uno smartphone. Bisogna trovare la giusta luce, il giusto soggetto e anche la giusta distanza perché sì, si scatta sempre in iperfocale, ma se siete troppo vicini i primi piani li avrete comunque sfocati. Per cui bisogna pensare prima di premere il pulsante di scatto e avere qualche conoscenza di base. Attenzione poi alla composizione; il mirino è molto piccolo e se come me avete gli occhiali rischiate di sbagliare il fotogramma: il mio consiglio è di utilizzare i punti di giuntura che vedete all’interno del mirino e di usarli come metro per composizione e centratura. Molto probabilmente le prime quattro pose del vostro primo pacco di pellicole le sbaglierete, poi è tutto in discesa.

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Tris di stampe con Polaroid Go

Vuole essere una fotocamera che esce dal classico concetto di “matrimonio”. Quante Instant avete visto in queste situazioni? Tantissime. E a ragione, dato che permettono di fare un regalo bello, divertente e sincero attraverso una semplice stampa. Ma fuori da questo contesto, a meno che non le troviate nelle mani di un artista appassionato, ecco che cominciano ad essere rare. Polaroid Go vuole abbandonare questi schemi. È un bell’oggetto, dal design ricercato e talmente piccolo da spingervi anche a fare della street photography (sempre tenendo a mente i consigli letti poco sopra). Ad esempio la urban è un ambito nel quale potreste trovare grandi soddisfazioni: luci e ombre differenti, soggetti occasionali, architetture varie e graffiti.

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Tris di stampe con Polaroid Go

Le nuove pellicole in formato quadrato hanno la stessa gamma cromatica delle classiche i-Type, i puristi del marchio le apprezzeranno particolarmente; ricche di sfumature senza dominanti, colori molto vintage e contrasto lievemente accennato.

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Stampa fatta con Polaroid Go

Anzi, davvero minimo soprattutto se le paragoniamo ai risultati delle pellicole Instax. Di certo, e qui mi rivolgo ai più giovani, avrete tra le mani un vero scatto retrò e non un vintage digitale come quello dei filtri delle varie app come VSCO.

Polaroid Go: conclusioni

Se amate i contrasti eccessivi, non è la macchina che fa per voi. Se amate scattare compulsivamente verso qualunque soggetto, non è la macchina che fa per voi. Ma se volete sperimentare, se volete avere tra le mani la prima instant davvero compatta, se vi affascina il mondo dell’analogico e le possibilità che offre, allora potrebbe essere il modello giusto. Va presa per quello che è: non solo uno sfizio o un divertimento ma una leva artistica. Ma soprattutto vi fermerete a pensare prima di scattare, anche perché ogni scatto costa circa € 1. Polaroid Go è ancora in anteprima a La Rinascente di Milano ma dal 6 giugno sarà disponibile ovunque (anche sul sito Nital) al prezzo di € 119.99. Le pellicole invece avranno un prezzo di € 19.99 e nella confezione troverete due pacchi da 8 pose.

Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
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