E’ conosciuto soprattutto per la celeberrima fotografia V-J Day in Times Square in cui un marinaio bacia un’infermiera in mezzo a una folla festante a New York al termine della Seconda Guerra Mondiale,
Alfred Eisenstaedt è stato uno dei più grandi fotografi e fotoreporter del XX secolo, spesso definito il “padre del fotogiornalismo”; la sua carriera si estende per oltre sessant’anni e ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della fotografia.
Nato nel 1898 a Dirschau, nella Prussia Occidentale (oggi Polonia), Eisenstaedt ha un primo approccio casuale con la fotografia durante l’adolescenza, quando uno zio gli regala una Eastman Kodak Nr.3 che lo accompagnerà durante gli anni di studio. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale lascia la fotografia e la riprende al ritorno dal fronte per iniziare la carriera di fotografo.
Tra gli anni Venti e Trenta racconta in modo ironico il mondo dell’aristocrazia; sono gli anni degli scatti allefamiglie in vacanza a Saint Moritz, ma anche dell’immagine di una tennista, prima fotografia che vende al settimanale Der Weltspiegel, segnando l’inizio della sua carriera.
Poi gli incarichi delle principali riviste tedesche si susseguano e lo portano a viaggiare in tutta Europa come fotoreporter.
Tra reportage e ricerca estetica
Tra i diversi eventi politici che documenta si ricorda in particolare l’ascesa del nazifascismo – è suo un potente ritratto di Joseph Goebbels del 1933 che guarda in macchina con un’espressione truce e inquietante – e il primo storico incontro fra Mussolini e Hitler a Venezia nel 1934.
In questo periodo Eisenstaedt definisce le sue fotografie come candid, ovvero capaci di racchiudere l’essenza spontanea del momento, nonostante la fortecarica espressiva.
Ispirandosi alla luce e alla composizione dei dipinti degli antichi maestri, Eisenstaedt realizza scatti poetici e armoniosi, tra cui anche le sue iconiche fotografie di ballerinedi danza classica, in cui risuona l’eco della pittura di Degas. Il suo sguardo non è però solamente poetico, in molti casi è anche ironico e affine talvolta all’estetica surrealistadei primi del Novecento.
La fuga negli Stati Uniti
Nel 1935, per fuggire alle leggi razziali, Eisenstaedt emigra negli Stati Uniti e nel 1936 inizia a collaborare con la rivista “Life” per la quale firma alcuni dei suoi servizi più conosciuti. Maturato nella grande tradizione giornalistica del vecchio continente, il suo stile muta progressivamente, passando alla documentazione della società americana in evoluzione.
I suoi scatti diventano dinamici, mossi, con dettagli fuori fuoco e con protagonisti provenienti dalle strade di New York. Nell’arco della sua lunga carriera nella redazione di “Life”, Eisenstaedt pubblica più di 2500 servizi e oltre 90 copertine, ma la sua foto più nota rimane quella del V-J Day in Times Square.
Dopo la guerra
Dopo la guerra Eisenstaedt torna spesso in Europa, fotografando in particolare l’Italia e la Francia che aveva già ritratto prima di fuggire negli Stati Uniti. Nel 1947 si reca in Italia e ritrae i profondi cambiamenti avvenuti nel nostro Paese.
Al posto dei monumenti e dei luoghi storici dei primi reportages ora la sua attenzione è attirata dalle pubblicità e dai cartelloni stradali che mostrano una società avviata a una nuova stagione di benessere economico.
Nel 1963 visita nuovamente Parigi ma, invece di ritrarre l’eleganza e l’opulenza dell’aristocrazia, si concentra sui volti della gente comune, cogliendo nei suoi scatti i passanti e i frequentatori dei mercati.
La ricerca degli effetti delle guerre
A differenza di importanti fotografi dell’epoca e punti di riferimento nel mondo della fotografia, tra cui la collega di “Life” Margaret Bourke-White, Eisenstaedt non documenta la guerra, ma ritrae le ragioni e le sue conseguenze sulla società, raccontandone il declino e la rinascita.
Eisenstaedt realizza anche servizi per raccontare le conseguenze dei conflitti in diversi paesi, come l’Etiopia ripresa prima e dopo l’invasione imperialista italiana, il Giappone dove l’imperatore Hirohito in abiti civili osserva le rovine lasciate dallo scoppio delle due bombe atomiche eIsraele fotografato all’indomani della sua nascita.
Il percorso della mostra
Nelle prime sale della mostra sono presentati i lavori realizzati a cavallo fra le due guerre, quando Eisenstaedt racconta la società europea negli anni di massima espansione del potere di Mussolini e Hitler. Seguendo un orizzonte geografico, il percorso continua poi con la fuga negli Stati Uniti e l’ingresso nel 1936 nella redazione della rivista “Life”, per la quale lavora fino al 1972, anno in cui la rivista cessa le pubblicazioni.
Dopo la guerra Eisenstaedt dedica sempre più tempo ai viaggi all’estero lavorando in Giappone, Italia, Corea, Cecoslovacchia, Francia, Gran Bretagna, Kenya, Etiopia, Ghana e Germania, dove torna dopo quarant’anni di assenza solo nel 1979.
Il percorso si conclude con i ritratti di personaggi del cinema, della politica o della ricerca scientifica, come Marilyn Monroe, Sophia Loren, Albert Einstein e J. Robert Oppenheimer. L’ultima immagine che scatta, all’età di 95 anni, immortala Bill Clinton con la moglie Hillary e la figlia Chelsea nella veranda della loro casa di Martha’s Vineyard.
La mostra sottolinea anche l’amore di Eisenstaedt per la natura, alla quale si dedica con passione fin dall’inizio del suo percorso professionale, utilizzando come scenografia espositiva alcune sue fotografie naturalistiche.
La mostra
Fino al 21 settembre
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, 10123, Torino
Biglietti
Intero € 13,00
Ridotto € 10,00
www.camera.to